Editoriale / 141
Se il VAR “svariona” chi gli fischia il rigore? Le Iene? Arriverà un Avatar
di Pierluigi Palmieri
E’ ormai acclarato che il calcio è quello che offre il maggior numero di occasioni ai tifosi per contestare le decisioni arbitrali e ai giornalisti cosiddetti specializzati di inzupparci il pane per tenere alta la tensione polemica per una settimana ( più o meno corta, visti i sempre più frequenti anticipi e posticipi infrasettimanali legati alle “esigenze” televisive e alle Coppe nazionali e internazionali). Non bisogna andare indietro nel tempo per rintracciare titoli di giornali o di servizi televisivi che contengono l’acronimo VAR coniugato sistematicamente con verbi al negativo che vanno dal semplice “non interviene”, al “due pesi e due misure” fino al più pesante e sospettoso “non ha voluto vedere”. Se fino all’avvento (2016) del Video Assistant, il Referee ossia l’arbitro è stato l’unico destinatario delle contestazioni e delle invettive provenienti dagli spalti e successivamente delle critiche da parte della stampa e dei vari “processi del lunedì” , oggi trova due importanti compagni di sventura nell’arbitro di video assistenza (il VAR appunto) e nel suo Assistente (AVAR).
Ho usato il termine sventura perché sono sempre stato convinto che quello dell’arbitro di calcio sia il “mestiere” sportivo tra i più difficili e impegnativi, dato che sulle sue spalle pesa la responsabilità di prendere decisioni obiettive su situazioni complesse e imprevedibili, che si succedono per 90 minuti senza soluzione di continuità. Lo deve fare correndo quanto e forse più dei giocatori in campo, mantenendo la necessaria lucidità e tenendo a mente ogni più piccolo dettaglio del regolamento di gioco. Di questa situazione però lo spettatore che non sia neutrale se ne infischia, dall’arbitro pretende la perfezione. Il tifoso dalle gradinate vede la “sua” realtà ed è quella che l’arbitro deve rispettare. Gli assistenti in campo (guardalinee) sono considerati come complici dell’omino ( ma oggi anche della donnina) in nero (ma oggi anche in giallo o in rosa) per non parlare del quarto uomo posizionato a bordo campo, che, tra l’altro, viene accusato di fare la guardia spietata dell’allenatore della squadra del cuore trascurando quello avversario.
Allora attenzione signori tifosi! Annunciato con numerosi e sonori squilli di tromba l’IFAB (International Football Association Board ) introduce nei regolamenti del calcio l’Arbitro di video assistenza e voi non potrete più avere dubbi, la tecnologia non si discute. Era il 6 marzo 2016. Si discuteva da tempo su questa scelta e quando arrivò sembrava che le tifoserie si fossero messe l’anima in pace. Ma il fuoco covava sotto la cenere e per l’omino in nero & Co. la tregua è durata lo spazio di un mattino. Se le modalità di intervento del Var ed il conseguente ricorso alla tecnologia sono fissate in maniera nitida, la discrezionalità lasciata agli arbitri seduti davanti agli schermi in sala VAR ha dato adito a polemiche e contestazioni pari e superiori a quelle precedenti. In proposito in questi ultimi giorni, commentando la serie A, ma anche la serie B, giornali, anche importanti, gettano benzina sul fuoco. Su La Repubblica si legge il commento al gol di Lautaro in Inter- Fiorentina “Gol spettacolare. Ma al replay si nota come, per liberarsi della marcatura del difensore della Fiorentina, Lautaro si sia aiutato spingendo con la mano destra il giocatore avversario, che poi è finito rovinosamente a terra. Per l’arbitro Aureliano tutto regolare. E, dopo qualche istante di attesa, arriva anche la bollinatura del Var”. In serie B su Cosenza-Pisa, il Quotidiano Nazionale accusa il Var di non aver corretto l’arbitro per ben tre volte nell’arco del secondo tempo, evitando di intervenire, sulla mancata assegnazione di un cartellino rosso, sull’assegnazione di un calcio di rigore e sulla regolarità di un goal. Ma non basta sul ricorso al VAR ci sono stati due servizi delle Iene su Italia 1, durante i quali un arbitro in attività ha denunciato un presunto sistema “preferenziale” attraverso il quale alcune “correnti” interne all’ AIA (Associazione Italiana Arbitri), userebbero il meccanismo della chiamata dell’arbitro per penalizzare i loro competitori nelle elezioni alle massime cariche a livello dirigenziale. Poiché al primo servizio di Filippo Roma che ha visto un solo protagonista anonimo , ne è seguito un altro con dichiarazioni di altri quattro arbitri, lasciamo al lettore le deduzioni mettendo a disposizione i relativi link del sito delle Iene.
Questo inquietante aspetto del problema viene comunque superato da una mia antica convinzione che mi vede fautore del VAR fin dalla pubblicazione di La Filosofia dello Sport di Fabrizio Ravaglioli, l’impareggiabile libro di cui ho avuto l’onore di curare la seconda edizione. Lì il filosofo/pedagogista ha scandagliato il mondo del calcio supportando le sue diagnosi con puntuali e corposi riferimenti a principi antropologici e filosofici. La “compensazione sportiva” è uno dei temi enucleati dal pensiero di A. Ghelen. Elias e D. Morris, descrivendo con mirabile nitidezza la genesi di quella particolare “verità” che attecchisce nella mente e nei cuori dei fan subentrando alla circospezione della mentalità moderna, legata alla razionalizzazione: “La razionalizzazione fa delle previsioni e “prepara le circostanze all’evento previsto”. Lo sport salva l’imprevedibilità. Per questo nel “recinto” dello Stadio si può urlare, in diretta concorrenza con l’arbitro: “È rigore!”. Oppure con altrettanta forza “Non lo è!”. Non sono ammesse discussioni. La discussione non interessa.
A mio giudizio, sostenevo allora e confermo, la tecnologia non intacca questa possibilità.
Ecco i miei “perché”?. La tecnologia dimostra la verità di fatto e genera un confronto più serrato con l’arbitro, che, come sottolinea Ravaglioli “rappresenta la minaccia della falsificazione” e deludendo o confermando quella del tutto personale del supertifoso, la mantiene comunque in vita indirizzandola, immediatamente, verso nuove attese “garantite” dalla incertezza del gioco, la sola tollerabile e rispettata dai fan. Se è vero che l’Arbitro tecnologico in qualche circostanza strozza in gola l’urlo della “verità di testa”, è anche vero che spesso da più voce alla “verità di cuore”. L’intervallo tra la sospensione del gioco e la decisione crea nuova suspence ma la forza dell’urlo “È goal!” oppure quella di “Non lo è! non cambia. la tecnologia accentua il valore, che secondo A. Gelhen è “un diritto”, della sensazione e della percezione offerti dalla vicenda atletica, .
Con le immagini “vere”, paradossalmente può aumentare la paura dei tifosi più accaniti di veder smentita la “verità esclusiva” di cui s
i sentono depositari. Il tifoso ci “scommette” una seconda volta. Compensa una seconda volta.
In alternativa il Var e il suo assistente Avar, dovranno essere sostituiti, magari con il contributo di James Cameron da un Avatar ottenuto di volta in volta miscelando i geni degli arbitri con quelli dei tifosi delle due squadre in campo. Ma temo che l’idea sia valutabile solo per l’assonanza tra i termini, Il resto è fantascienza perché il 2154 è ancora tanto lontano.
- P.L. Palmieri,La Filosofia dello Sort di F. Ravaglioli. 2.a Edizione ( A cura di), Armanro, Roma 2013
( Le Iene) Var e “valutazioni politiche”: arbitro denuncia gravi anomalie nel sistema (msn.com)