Il Palazzo di Città di Cagliari dal 21 ottobre 2023, accoglie la mostra curata dallo storico e critico dell’arte Giorgio Pellegrini. L’esposizione si snoda attraverso i tre piani dello storico edificio, consentendo una visione dettagliata delle opere di ognuno dei componenti con uno sguardo globale al periodo storico nel quale hanno operato.
La mostra è un affascinante viaggio nel mondo dell’arte e dell’artigianato sardo, nel celebrare la straordinaria eredità dei fratelli Federico, Melkiorre, Pino e la loro sorella Olimpia Melis. Provenienti da una ricca tradizione artistica, ciascuno dei fratelli ha contribuito in modo unico e significativo alla scena artistica sarda, portando la ceramica, la pittura e il filet di Bosa ad alti livelli di maestria e riconoscimento.
Con quasi duecento opere, la mostra abbraccia la variegata produzione artistica della famiglia Melis, i cui talenti si sono distinti nei campi della pittura, della ceramica, della grafica e dei ricami a filet, originari della tradizione artigianale di Bosa, loro città natale, che hanno portato la città all’attenzione nazionale.La famiglia Melis, protagonista della storia dell’arte in Sardegna, ha saputo mescolare i motivi iconografici tradizionali dell’Isola attraverso processi innovativi e precorritori della modernità nel testimoniare la loro capacità di reinterpretare la tradizione in chiave contemporanea col fornire, attraverso la loro operatività, nuove riflessioni sul linguaggio delle arti applicate dove, seppure è ancora riconoscibile qualche influenza dei loro maestri, Francesco Ciusa e Duilio Cambellotti, è la capacità dei Melis di reinterpretare e innovare che emerge con forza. La loro ceramica si presenta come una fusione affascinante di influenze, con Federico che s’ispira ai motivi geometrici e floreali africani, accompagnati da simboli solari vandalici, punici ed egiziani reinterpretati con un occhio moderno. Il tocco distintivo di Melkiorre è evidente nella creazione del motivo folkloristico della “pavoncella sarda”, un omaggio stilizzato ai vasi moreschi dell’Alhambra. L’opera culminante, la “Sposa antica” di Federico Melis, è un’imponente scultura che incarna l’essenza delle tradizioni locali, suscitando ammirazione e invidia alla Quadriennale d’Arte di Roma nel 1931
Nel dipinto e nella grafica, Melkiorre affronta le geometrie liberty di Cambellotti, sfruttandole come una sorta di “gabbia” per catturare pennellate espressioniste che conferiscono dramma e profondità alla rappresentazione. La “Donna del Campidano” del 1956, con il suo volto dalle rimembranze africane, è un esempio eloquente di questa abilità.
Il giovane Pino Melis, anche lui valente ceramista, si immerge uno stile naturalistico quasi onirico, esordisce nel 1919 sul Giornalino della Domenica, e sulla Rivista Sarda inviando racconti e disegni di sua produzione caratterizzati da un disegno ricco di una grazia elegante dove minuzia ed abbondanza di particolari descrittivi, impreziositi da una perizia lenticolare, lo portano ad auto definirsi “miniaturista”. E’ stato anche la memora storica della sua famiglia: nel suo studio romano di via Pietro Giannone conservava oggetti realizzati da Federico a testimonianza dei suoi vari periodi insieme a mattonelle scartate da Melkiorre per via della pessima resa in cottura degli smalti insieme a centinaia di foto, appunti ed altri materiali donati da amici
Olimpia Melis emerge come un’abile imprenditrice e artigiana, specializzata nella produzione del raffinato filet di Bosa. Ereditando l’attività di famiglia, Olimpia ha preservato e valorizzato una tecnica antichissima, portandola a nuove vette di apprezzamento in tutta Europa. La mostra pone in risalto anche il suo contributo nel creare una nuova classe di lavoratrici dedite alla produzione del Filet, contribuendo così a consolidare la reputazione di questo prodotto artigianale.