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DIABETE E SPORT (ULTIMA PARTE)

Benessere / 139

Diabete e sport

(ultima parte)

di Giuseppe Mazzocco

   L’evidente completezza e la scientifica precisione del lavoro in esame si evincono dalla sola lettura dell’indice, con i soli titoli generali dei capitoli, che vale la pena riportare: introduzione; metabolismo e bilancio energetico; modalità di erogazione di energia; metabolismo dei glucidi; il diabete mellito; fisiopatologia del metabolismo energetico nel soggetto normale e nel diabetico insulino-dipendente in rapporto all’esercizio acuto e cronico; alimentazione, diabete e sport; la scelta dell’esercizio nel paziente insulino-dipendente; indicazioni e limiti dell’esercizio fisico nel diabetico insulino-dipendente, anche in rapporto ad iniziali complicanze; considerazioni conclusive.

   Ogni capitolo ha, in media, quattro sotto capitoli, dai titoli indipendenti, ma dalla concettualità collegata.

   Un lavoro “intenso”, con un profondo significato sociale, oltre che con una squisita valenza scientifica ed un prezioso sviluppo tematico, sempre attinente, dettagliato e molto chiaro.

   È il “messaggio sociale”, comunque, che questo scritto vuole amplificare. “… la pratica dell’esercizio fisico o di uno sport è stata avvertita come necessità soprattutto tra i diabetici insulino-dipendenti, divenendo un elemento talora determinante del processo di crescita psicologica, che attraverso la verifica delle proprie capacità fisiche, contribuisce ad acquisire una matura consapevolezza della propria condizione … oggi vengono sottolineati i benefici effetti dell’esercizio fisico sullo stato di benessere, sull’autostima, sul controllo dello stress, sul rendimento nella vita quotidiana … per beneficiare delle attività fisiche si rende indispensabile un’effettiva educazione dei diabetici … in tale processo educativo bisogna passare dall’informazione alla formazione programmata … tutti gli operatori coinvolti nell’assistenza di tali soggetti, potrebbero assumere una valenza educativa …”, fra questi, sicuramente, i Chinesiologi, i Podologi, i Massofisioterapisti ed i Terapisti della riabilitazione, come tutti gli altri professionisti delle tecniche manipolative e delle aree pertinenti.

   Una bibliografia di tutto rispetto chiude l’opera: centocinque testi, in massima parte in lingua inglese, di essenziale importanza sia per i riferimenti tematico-concettuali, sia per il supposto scientifico che una ricerca di questo “spessore” deve avere.

   Il lavoro si conclude, comunque, con il concetto che le relazioni tra attività fisica (da una parte) ed i molti fattori riguardanti il controllo della concentrazione del glucosio nel sangue, in soggetti sani e soggetti diabetici (dall’altra), sebbene investigate estesamente, siano ancora lontane dall’essere chiaramente stabilite.

   Per usare le stessa parole dell’Autore “… allo stato delle conoscenze attuali sono state descritte alcune linee guida che tentano di garantire ai soggetti diabetici una sicura partecipazione in ogni forma d’esercizio fisico … che non viene più indiscriminatamente prescritto come strumento terapeutico … anche se la pratica dell’esercizio fisico o di uno sport è stata avvertita come necessità … che contribuisce a far acquisire una matura consapevolezza della propria condizione”.

   L’Autore riporta, fuori testo e per completezza informativa, delle tabelle sulla classificazione fisiologica delle diverse attività sportive ed il dispendio energetico nell’allenamento, con indicazioni sulle integrazioni alimentari (in occasione di elencate attività fisiche) e la classificazione bioenergetica delle attività sportive.

  Un lavoro che la Commissione Giudicatrice del Premio Nazionale ANATRIPSIS ha voluto “elevare agli onori della vittoria” per il forte messaggio sociale e per la scientificità della trattazione.

   La Commissione, in questo modo, ha messo a conoscenza di tutti i lettori la modernità tematica del binomio “diabete e sport” ed ha voluto evidenziare gli innumerevoli “agganci” professionali che la “terapia” fatta col movimento offre a tutti i professionisti delle attività manipolative e delle aree pertinenti, sia in area sportiva che in quella della quotidianità.

   Il diabete è una malattia sociale che aspetta un vero impegni professionale da parte di chi si occupa, a vario livello, della componente “terapeutica”, definita “sportiva”.

   Il lavoro in esame ha tracciato, scientificamente e con molta chiarezza, una prima strada di approccio al problema e lascia aperta la porta a chi, raccogliendo il messaggio dell’Autore, voglia entrare nel “gruppo” di educazione alla salute per elaborare, in équipe multidisciplinare, una più completa definizione del programma “diabete e sport”.

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