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FUTURO, SE CI SEI BATTI UN COLPO (SUI BANCHI DI SCUOLA)

Editoriale 131

 FUTURO, SE CI SEI BATTI UN COLPO  (SUI BANCHI DI SCUOLA)

            di Pierluigi Palmieri

 

Fordismo scolastico

i sistemi educativi non sono stati pensati per far fronte alle sfide a cui ora ci troviamo davanti. Sono stati sviluppati per rispondere alla necessità di un’epoca precedente.

Non basta riformarli: occorre trasformarli

K. Robinson

  A metà settimana sono salito molto volentieri in quel di Treviso per rispondere all’invito di Salvatore Auci, brillante e propositivo sindacalista, amico e collega del tempo della mia militanza nello Snals, sindacato nel quale è Consigliere nazionale e Segretario provinciale. Come tale  ha promosso il Convegno dal titolo enigmatico e allo stesso tempo intrigante “Back to the Future School”, che, pur se stampato in inglese, si  vuole riferire ad una situazione organizzativa della Scuola tutta italiana. “Ritorno alla scuola del futuro” è stato incentrato su una Tavola rotonda  ricca di partecipanti ma molto scorrevole nella successione degli interventi moderati da Paolo Capresi, giornalista di Mediaset.

Alla Scuola degli “uffici” è stata data voce  tramite la dott,ssa Barbara Sardella la dirigente dell’Ufficio Provinciale di Treviso, che ha posto l’accento sull’esigenza di avviare, nell’attuale  “coacervo” normativo e organizzativo, un percorso formativo  che possa restituire agli insegnanti  la necessaria autorevolezza. Propone  di affiancare “lezioni di  stima”.alle doverose sanzioni

Negli interventi in videoconferenza, I responsabili nazionali del sindacato, hanno avallato l’iniziativa confermando la preoccupazione per il delicato momento attraversato dal settore scolastico. Elvira Serafini ha  proclamato la necessità di avviare percorsi si reciproca collaborazione tra genitori e docenti, assicurando la salvaguardia  dei diritti della categoria ai tavoli aperti e da aprirsi con il Ministero. Angelo Margiotta, con argomentazioni realistiche,  lancia l’idea di riconoscere come “usurante” il lavoro degli insegnanti di tutti gli ordini di scuola.

La tavola rotonda in presenza ha registrato una  ”arringa” molto accesa, nei toni e nei contenuti dell’avv. Elisabetta Frezza, esperta in tematiche famigliari, che non ha lesinato critiche al sistema, postulando la catastrofe educativa, causata dalla “riformite” imperante, che, con le sue “formulette”  ha pervaso sia la cosiddetta legge della “buona scuola (2015) e la legge 92/19, che quella del 2021 che ha introdotto “formalmente” l’Educazione Civica nei programmi per contribuire a formare il cittadino globale digitalizzato. L’avvocato, non risparmiando una “frezzatina” anche per Jean Jacque Rousseau, e ha lanciato la formula: istruzione a scuola ed educazione in famiglia. Come madre di cinque figli ne ha ben donde!.

Arrivato il turno di Raniero Regni il provocatorio titolo del convegno  ha vacillato, e l’attenzione dell’uditorio ha subito uno scossone uguale e contrario rispetto all’intervento della Frezza.  

Più futuro che ritorno, “non possiamo tornare a nessun modello precedente” – ha esordito il professore ordinario di Pedagogia sociale alla Lumsa di Roma sostenendo la necessità di un cambiamento paradigmatico.  Questa “gabbia indeformabile” deve operare una metamorfosi. Non può entrare nel nuovo indietreggiando, ma cambiando modi di pensare e di vivere”.  Sul vivere la scuola e sulle “patologie” che caratterizzano la professione docente il dott. Vittorio Lodolo D’Oria,  ha dato un quadro, chiaro, documentato, citando preoccupanti statistiche relative al burnout e perfino sui suicidi. Sulla sua relazione credo di dover tornare molto presto in maniera più approfondita. Per il momento penso che essa funga da supporto all’analisi di Regni  e avalli le urgenze da lui denunciate.   

La scuola è un’istituzione , mentre l’educazione – ha sottolineato Regni- è una “funzione” che  è connaturata all’essere umano, è “eterna”. Tutte le istituzioni nate alla fine dell’800 hanno assorbito la forma di razionalità allora più efficiente, che era quella della catena di montaggio, ovvero della produzione in serie attraverso complesse forme di segmentazione del tempo, dello spazio, dei compiti. Una sorta di imprinting che, sottolinea Regni, ha portato a quello che  K. Robinson ha definito  “fordismo scolastico”, che ha funzionato fino quando ha operato all’interno di una società industriale, ma si è mostrato inefficiente, rispetto ai mezzi usati, e inefficace, rispetto agli scopi programmati, scontentando studenti, insegnanti, e la società nel suo insieme.  Sistemi educativi  sviluppati per rispondere alla necessità di un’epoca precedente. non  pensati per far fronte alle sfide a cui ora ci troviamo davanti. Non basta riformarli: occorre trasformarli” (K. Robinson). Raniero Regni allora, spaziando tra H. Gardner e Robinson, proclama un nuovo modo di guardare l’intelligenza,  non più al singolare come ha fatto e fa ancora l’educazione di massa moderna, ma al plurale . La mente non scolarizzata del bambino è quella di un genio, mentre la scuola  si basa sulla gerarchia di due sole forme di intelligenza e trascura le altre. La mente umana nasce creativa, la sua forza consiste nello scoprire il proprio elemento: cose che amiamo fare e per cui siamo portati, i nostri talenti, le nostre passioni, la vocazione. Sulla scuola di oggi Robinson è drastico: “la creatività viene assassinata”.

Aula magna Istituto Superiore Mazzotti” di Treviso. Docenti e Genitori presenti al convegno “Ritorno alla scuola del Futuro” organizzato da Sbals e Confsalform

Qui di seguito, in estrema sintesi, riporto alcune delle soluzioni proposte dal professor Regni, non senza precisare che, ovviamente, le “idee forza” che hanno caratterizzato il suo applauditissimo intervento   a Treviso, troveranno ancora spazio su questa Rivista, sia nella sezione Scuola e Formazione che nella  rubrica “Il Limite” da lui curata all’interno della sezione Educazione e ambiente.

Nella sua conclusione, di fatto ha dato le linee guida per il necessario cambiamento di paradigma segnalando l’urgenza di educare ai media prima di educare con i media sottolineando che questi minano  l’attenzione che è il più potente strumento della mente- Di qui l’urgenza della lotta alle fake news, come pure la necessità di considerare  l’urgenza climatica, l’urgenza sociale, l’urgenza dell’altro, da comprendere anziché distruggere. L’educazione al “rispetto e alla affettività” è implicita in tutto questo. Allora lancio l’invito al Ministro Valditara, colpevolmente assente all’incontro di Treviso che gli avrebbe aperto la mente , a non fare proclami come quello seguito al ritrovamento del corpo della povera  Giulia Cecchettin,  Non basta dire che è già in programma l’inserimento di una ennesima specifica disciplina.  Nell’azione educativa, in famiglia e a scuola, “Rispetto” e “affetto” sono due postulati ineludibili.

Futuro batti un colpo!.

 

 

 

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