HomeCulturaartiLA MOSTRA “DA ALBRECHT DÜRER A ANDY WARHOL”: AL MASI DI LUGANO UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA GRAFICA E LA STORIA DELL’ARTE

LA MOSTRA “DA ALBRECHT DÜRER A ANDY WARHOL”: AL MASI DI LUGANO UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA GRAFICA E LA STORIA DELL’ARTE

Il percorso espositivo è stato curato con attenzione e si sviluppa in senso cronologico, offrendo un affascinante confronto tra i maestri dell’arte europea del passato e gli artisti contemporanei. Le opere di artisti celebri come Albrecht Dürer, Rembrandt van Rijn, Francisco de Goya, Maria Sibylla Merian, Pablo Picasso ed Edvard Munch si alternano a quelle di artisti contemporanei viventi, tra cui spiccano nomi come John M Armleder, Olivier Mosset, Candida Höfer, Susan Hefuna, Shirana Shahbazi e Christiane Baumgartner.

La mostra mira a far emergere temi comuni che attraversano secoli di produzione artistica, tra cui il processo creativo, il rapporto tra copia e originale, la trasmissione di motivi e iconografie e la collaborazione tra diversi professionisti nel campo dell’arte. Oltre a evidenziare una vasta gamma di tecniche grafiche, dalla xilografia all’incisione a bulino, all’acquaforte e alla serigrafia, l’esposizione comprende anche disegni, fotografie e opere multiple.

La mostra offre ai visitatori l’opportunità di esplorare secoli di storia dell’arte e di osservare come le tecniche di incisione si siano sviluppate nel corso del tempo. Essa racconta anche le diverse metodologie di lavoro degli artisti, evidenziando l’evoluzione delle tecniche e delle tematiche affrontate. Dalla “incisione di traduzione” del XVI secolo, utilizzata per diffondere dipinti e opere d’arte prima dell’invenzione della fotografia, ai metodi contemporanei e alle tematiche iconografiche, la mostra offre un affascinante dialogo tra le epoche.Tra le opere in mostra spiccano la xilografia di Albrecht Dürer “Rhinocerus,” le rappresentazioni della corrida di Francisco de Goya e Pablo Picasso, e le opere di artisti come Edvard Munch, Käthe Kollwitz, Egon Schiele e Ferdinand Hodler. Inoltre, le fotografie di Urs Lüthi e Fischli/Weiss e le opere contemporanee di artisti come Louise Bourgeois e Shirana Shahbazi aggiungono un elemento di modernità e riflessione sulla creazione artistica.

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo in tre diverse edizioni (italiano, inglese e tedesco), che includerà un saggio introduttivo di Linda Schädler e contributi da parte di altri esperti. Questa esposizione rappresenta un’occasione imperdibile per immergersi nella storia dell’arte europea, esplorando tecniche grafiche, stili e concetti che hanno plasmato la cultura visiva del continente attraverso i secoli.

Il percorso espositivo si apre con una grande parete sulla quale, secondo lo “stile Pietroburgo”, vengono appesi autoritratti o ritratti di artiste e artisti. In questa panoramica, che abbraccia epoche diverse, chi visita la mostra si troverà a tu per tu con secoli di storia dell’arte: dallo sguardo intenso dell’acquaforte di Rembrandt nell’autoritratto con la moglie Saskia, a quelli più celebrativi di Antoon van Dyck o Maria Sibylla Merian; dalle fotografie autoritratto in bianco e nero di Urs Lüthi o di Fischli/ Weiss all’autoritratto sintetico, di poche linee, di Max von Moos o, ancora, alla semplice bocca di Meret Oppenheim nell’incisione di Markus Raetz, solo per citarne alcuni.

 

La rassegna prosegue con la presentazione di opere storiche della Collezione dalla fine del XV secolo ai giorni nostri, secondo un ordinamento cronologico. In un momento in cui la fotografia non era ancora stata inventata, dal XVI secolo la cosiddetta “incisione di traduzione”, che riproduceva dipinti e opere d’arte, era un mezzo fondamentale per far conoscere i capolavori a un ampio pubblico. Capolavori che, attraverso la stampa, venivano anche reinterpretati: in mostra, la Caricatura della copia del Laooconte di Niccolò Boldrini è un esempio di come una stampa veneziana del XVI secolo potesse adattare un motivo antico, trasformandolo in un’immagine nuova: le figure antiche sono state infatti sostituite con delle scimmie. La stampa veniva impiegata anche come strumento di rappresentazione scientifica e naturalistica, come testimonia la nota xilografia Rhinocerus di Albrecht Dürer esposta in mostra. Nonostante l’artista non avesse mai visto l’esotico animale, ne fece una raffigurazione che a lungo venne considerata realistica e quindi ristampata in più edizioni.

Nasce dall’attenta osservazione degli insetti del Suriname in Sud America il volume Metamorphosis Insectorum Surinamensium pubblicato nel 1705 da Maria Sibylla Merian. Imprenditrice e insegnante, Merian era considerata tra i maggiori studiosi di insetti del suo tempo e fu anche la prima artista a ritrarre i diversi stadi di sviluppo di un insetto, insieme alle piante che fungevano da suo nutrimento.

È inoltre possibile osservare la trasmissione delle tecniche incisorie nel tempo, ma anche i diversi metodi di lavoro degli artisti. In Rembrandt questo aspetto è evidente nelle due versioni dell’incisione Ecce Homo, da cui emerge come l’artista ritoccasse e perfezionasse le sue opere di continuo. Questo era possibile anche grazie alla tecnica della puntasecca, che consentiva di incidere la lastra con uno strumento d’acciaio a forma di ago appuntito, manovrato liberamente proprio come fosse una matita. Nel tempo, la tecnica puntasecca verrà spesso ripresa e rivisitata, per esempio da un’artista contemporanea come Miriam Cahn, che nella sua serie soldaten, frauen + tiere del 1995 interviene direttamente sulla lastra con guanti ricoperti di carta smerigliata, creando con i movimenti della mano visi, sguardi e fisionomie di grande forza espressiva.

La trasmissione di soggetti iconografici nel corso dei secoli ricorre in tantissimi esempi, e giunge fino alle epoche più recenti, come nelle drammatiche rappresentazioni della corrida del 1816 di Francisco de Goya, tema ripreso nelle figure di Pablo Picasso nella sua acquatinta Salto con la Garrocha (Salto con la picca) dalla serie La tauromachia e in maniera più plastica e stilizzata nella xilografia su tessuto di cotone di Bernhard Luginbühl. Anche la rappresentazione della figura e quindi del corpo è un tema che emerge attraverso tutta la mostra, particolarmente condensato al volgere del XX secolo negli espressionisti, nelle stampe di Edvard Munch e Käthe Kollwitz, e nei disegni in filigrana di Egon Schiele e Ferdinand Hodler.

La relazione tra uomo è donna è presentata intimamente nelle xilografie della serie Intimités (1891) di Félix Vallotton: un esempio dell’evoluzione della diffusione delle stampe d’arte, che vede, alla fine dell’Ottocento, l’introduzione dell’edizione limitata, un modello commerciale di successo. Nel caso della serie di Vallotton, per esempio, dopo aver terminato il processo di stampa, tutte le matrici di legno utilizzate dall’artista vennero tagliate in piccole parti e stampate su un foglio aggiuntivo per dare all’acquirente la certezza che non venissero realizzate ulteriori edizioni. Diversi esempi in mostra testimoniano l’evoluzione della stampa anche come grafica d’autore nel secondo Novecento, come la serie di dittici composti da immagine e testo realizzati nel 1999 dell’artista Louise Bourgeois. Attraverso la domanda What is the shape of this problem?, posta sul frontespizio, l’artista stimola il ragionamento di chi osserva mediante risposte e contro domande possibili, cercando di dare una forma visiva alle emozioni. Nelle risografie Camping The Two, Shirana Shahbazi indaga invece il genere classico della fotografia di viaggio, tralasciando il carattere documentario per catturare momenti passeggeri di situazioni quotidiane.

Anche l’immagine della Campbell’s Soup di Andy Warhol nasceva da un’ispirazione tratta dalla vita quotidiana. Emblema della cultura pop e della pop art, la lattina bianca e rossa della zuppa in lattina più famosa della storia dell’arte è immortalata, in mostra, in una serigrafia dalla nota serie realizzata da Warhol nel 1968.

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