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I bendaggi funzionali nella prevenzione dei traumi alla caviglia nel giocatore di Basket ( terza seconda)

Benessere / 122

I bendaggi funzionali nella prevenzione dei traumi alla caviglia nel giocatore di Basket  ( terza seconda)

di Giuseppe Mazzocco

  L’Autrice riporta più volte, durante la stesura del lavoro, il concetto di base del bendaggio funzionale come per ricordare, nelle varie capitolazioni tematiche, l’essenzialità dello stesso e per rimarcare che è la più logica forma di stabilizzazione specifica mio-articolare, sia in forma preventiva che terapeutica. Ne enuncia, con chiarezza tecnica, i requisiti specifici e le preziosità applicative e ricorda che la “contenzione funzionale” è valida perché è dinamica (si adatta, infatti, sempre e comunque, alle singole esigenze, sia per le modifiche che si possono, comunque, apportare, che per i perfezionamenti successivi) ed è mirata (in quanto l’effetto specifico può essere indirizzato ad una sola struttura anatomica, non coinvolgendo quelle non comprese dal trauma).

   L’Autrice ricorda che il bendaggio funzionale ha la caratteristica peculiarità dell’auto modellamento applicativo, rispettando la funzione motoria articolare, garantendo una contenzione differenziata (a seconda degli assi articolari interessati) e svegliando la sensazione chinestesica propriocettiva. Ha requisiti specifici facilmente intuibili: è confortevole e poco ingombrante; è confezionabile e rinnovabile in qualsiasi momento e luogo; è adattabile all’abbigliamento ed alle scarpe sportive; è personalizzabile, con la possibilità della costante verifica e del controllo, che possono essere fatti durante ed alla fine di ogni gara o allenamento, permettendo, con semplici manovre, di ristabilire la reale efficacia o di modificarlo e migliorarlo. Può avere, inoltre, almeno due indirizzi: uno di scarico mio-tendineo ed un altro di stabilizzazione articolare. Per tutto ciò il “bendaggio funzionale a contenzione dinamica”, evitando l’inattività forzata, assicura all’atleta un’azione compressiva e di sostegno, ripristinando la funzione stabilizzante articolare. Il concetto di bendaggio funzionale è, quindi, uguale al concetto di stabilizzazione specifica analitica.

   L’Autrice riporta come la scuola italiana collochi, come tecnica di contenzione, il bendaggio funzionale anelastico fra il bendaggio elastico costrittivo ed il bendaggio gessato rigido. Ricorda come, il primo, sfrutti essenzialmente la proprietà tenso-elastica della benda, per produrre un effetto compressivo e prevenire ematomi, edemi e versamenti articolari. Annota come, il secondo (bendaggio gessato rigido), preveda la completa e totale immobilizzazione e, quindi, l’“abolizione” forzata di tutti i movimenti. Da questa reale inattività ne conseguono le ipotonie e le ipotrofie muscolari (e non solo nel distretto lesionato, ma anche nei gruppi muscolari a distanza) e l’inibizione della propriocettività, responsabile di squilibri neuromuscolari che favoriscono le ricadute e le recidive traumatiche.

   Il lavoro, secondo le indicazioni della tecnica europea di bendaggio funzionale, individua tre tipi di intervento: il bendaggio preventivo, quello terapeutico e quello di ripresa, annotando, per ognuno di essi, i principi d’azione e la loro indicazione applicativa. Seguendo, quindi, un indice logico, ricorda i principi d’azione, gli effetti (sviluppando soprattutto quelli antalgici ed antiflogistici) e le caratteristiche più importanti: l’azione meccanica, l’azione esterocettiva, l’azione propriocettiva e l’azione psicologica.

   Con questa opera si sviluppa pienamente l’argomento della “contenzione soffice”, offrendo un completo panorama tecnico.

   Oltre alle tematiche già ricordate, appaiono chiarissimi i riferimenti ai principi applicativi, le indicazioni e le controindicazioni realizzative e l’analisi dei materiali con i riferimenti ai tutori semirigidi. Molto evidenti risultano, altresì, le parti specifiche dedicate alla realizzazione di due tipi di intervento: il bendaggio anelastico di prevenzione, per la lesione capsulo-legamentosa dell’articolazione tibio-tarsica, ed il bendaggio anelastico di prevenzione, per la lesione del tendine d’Achille.

   (Continua con la quarta parte).

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