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INVESTIRE NELL’IA ? SI, MA CON GIUDIZIO

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INVESTIRE NELL’IA ? SI, MA CON GIUDIZIO

di Mario Travaglini

 Diversi amici, dopo aver letto l’articolo della scorsa settimana, sono rimasti delusi. Mi hanno garbatamente fatto notare che il testo pur attualissimo risulterebbe apodittico in quanto nella parte finale non viene data alcuna indicazione pratica in ordine ai titoli su cui puntare. Questa sollecitazione ha confermato che molti  investitori si sono fatti prendere dalla febbre dell’IA e possono a giusto titolo essere paragonati, seppure in un ambito diverso, a quelle aziende che nell’articolo chiamavo “adottanti”, ossia quelle che pur di investire in questo settore sono disposte a perdere il controllo delle proprie azioni (questo termine cade proprio a “fagiolo”). Con riluttanza esaudisco la richiesta ricordando, come d’altra parte ho già fatto in passato, di essere prudenti e di rapportare l’investimento alle proprie condizioni economiche lasciando nel salvadanaio una buona dose di liquidità alla quale attingere nel caso di necessità improvvise. Insomma rispettare sempre la regola secondo la quale occorre vendere solo per scelta e non per una improvvisa emergenza. Ricordo, infine, che le mie considerazioni non sono affatto dogmatiche e non costituisco un incentivo all’acquisto  dei titoli che di seguito andrò ad analizzare. Metto da parte NVIDIA Corporation sulla quale mi sono soffermato la settimana scorsa per tre ordini di motivi : troppo grande, troppo cara e, avendo corso troppo negli ultimi 7 mesi  con un guadagno del 200%,  ha poco spazio per andare al di là del suo target price di 480 dollari (prezzo attuale 474 dollari). Mi soffermerò, invece, su tre small cap che a mio avviso presentano un potenziale di crescita significativo rispetto ad altre società consolidate perché hanno dimostrato di avere dei dati finanziari solidi e sono ben posizionate per  trarre vantaggio dal boom di questo settore. Mi riferisco a Remark Holdings,    BigBearai Holdings e Innodata. Ma andiamo per ordine:

  • Remark Holdings : intelligenza artificiale e blockchain sono i campi esclusivi in cui opera. I prodotti ed i servizi offerti alla propria clientela riguardano le tecnologie per il riconoscimento facciale e degli oggetti, chatbot basati sull’IA, servizi finanziari basati su blockchain e strumenti per l’analisi dei dati. La sua sede è a Las Vegas ma ha anche una succursale in Cina, dove presenta un forte trend di crescita. Ha anche una divisione media digitali, attraverso cui fornisce servizi di marketing esclusivi . In borsa oggi quota 1 dollaro, dopo aver perso lo scorso anno il 73,67% e dopo essere risalito dall’inizio dell’anno del 10% . Le azioni sono da tenere sotto osservazione perché essendo il settore in cui opera la società molto all’avanguardia devono ancora beneficiare pienamente del boom dell’IA.

  • BigBearai Holdings è un’azienda tecnologica specializzata nello sviluppo e integrazione di soluzioni per un corretto uso della intelligenza artificiale (IA) e machine learning (ML) per vari governi e clienti commerciali. La compagnia fornisce strumenti e piattaforme di analisi avanzata che integrano i dati da varie fonti per generare informazioni utili per i clienti. Le soluzioni proposte dalla società vengono usate in aree come quadri situazionali, analisi predittive e supporto decisionale soprattutto nel campo della difesa. La società ha sede in Virginia con 142 milioni di azioni che corrispondono ad una valorizzazione di circa 300  milioni di dollari; il corso borsistico di oggi oscilla intorno ad un valore di 2,15 dollari dopo aver perso il 67% nell’ultimo anno e guadagnato il 210% dall’inizio dell’anno.

Innodata: è una società tech specializzata nel fornire servizi di annotazione ed etichettatura di dati, pulizia ed arricchimento dei dati e digitalizzazione dei documenti. Le soluzioni proposte sfruttano algoritmi all’avanguardia di IA e machine learning per automatizzare processi con dati ripetitivi e dispendiosi in termini di tempo, consentendo ai clienti di focalizzarsi sui loro obiettivi di punta. La compagnia  ha sede in New Jersey, USA con uffici anche in Asia ed Europa. Anche Innodata ha tratto vantaggio dal boom del settore tanto che le sue quotazioni dall’inizio dell’anno ad oggi segnano +271% . La società ha una market cap di 304 milioni di dollari e un flottante di 25,09 milioni di azioni, con 27 milioni di azioni in circolazione. La quotazione attuale oscilla intorno ai 13,5 dollari con un target price a 15,41. Chi intende acquistare è bene che aspetti una significativa flessione ed entrare nel momento in cui il grafico uncina.

Oltre alle tre società che ho appena indicato un titolo che stuzzica molto il mio interesse è una vecchia conoscenza di borsa che è quotata sia a Tokio che negli Stati Uniti  (Isin US 4335785071.) Si tratta di Hitachi, azienda che  molte persone avranno incontrato nella ricerca di soluzioni in un momento della loro vita. Ma Hitachi è oggi cambiata davvero, specie negli ultimi 5-7 anni, razionalizzando  il suo portafoglio commerciale, dismettendo alcune delle attività più obsolete, ovvero quelle che registravano una crescita più lenta e quelle a più alta intensità di risorse, per concentrarsi su due grandi business: la trasformazione verde e la trasformazione digitale. Ed è la trasformazione digitale l’attività a cui bisogna fare attenzione. Hitachi ha una piattaforma che si chiama Lumada, che è la principale piattaforma Internet of Things (IoT) a livello globale, e attraverso una serie di acquisizioni e investimenti che ha effettuato nel corso dell’ultimo decennio l’ha portata a un livello per cui ora non è solo in grado di fornire gli strumenti di intelligenza artificiale per facilitare il mondo dell’IoT, ma ha le basi e le competenze che gli consentono di accompagnare altre società nel mondo dell’intelligenza artificiale. E questo è davvero importante perché la maggior parte delle aziende non ha internamente competenze sufficienti per essere in grado di accedere nel mondo dell’intelligenza artificiale. Chi ricorda la classificazione riportata nel precedente articolo non avrà difficoltà a collocarla  tra le aziende “integratrici”. Questa società è ancora valutata come se fosse un tradizionale conglomerato industriale e penso che questo sia l’errore che sta commettendo il mercato. Tra un paio d’anni essa sarà concepita come un’azienda attiva nel business della trasformazione digitale e della trasformazione verde, i suoi ricavi cresceranno in maniera molto più elevata rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato in precedenza e il margine EBIT salirà dall’attuale 5% al 10%. E quando il mercato sarà disposto a pagare un premio significativamente più elevato sarà troppo tardi per investire.

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