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FRANCO SVIZZERO , UN PORTO SICURO ?

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      FRANCO SVIZZERO , UN PORTO SICURO ?

di Mario Travaglini

In questo ultimo periodo il franco svizzero si è molto rafforzato grazie ad una  politica monetaria della Banca Nazionale che ha posto la sua moneta in una situazione molto diversa da quella di altre banche centrali. In linea di principio, tutte le banche centrali dovrebbero tendere ad avere una moneta forte, come nel caso della Svizzera, in quanto consentirebbe di avere importazioni a basso costo, specie quando si verificano crisi energetiche, come quella scoppiata lo corso anno. E’ interessante vedere come questo paese, nostro confinante, pur in una congiuntura internazionale molto difficile, sia stato capace di proteggere la propria economia attraverso un costante monitoraggio delle relazioni internazionali e dei commerci ad esse legati, con particolare riferimento a quelli intrattenuti con i Paesi dell’unione europea. Con queste basi, dal 2009, a seguito della crisi internazionale dei subprime, la Banca nazionale svizzera (BNS) ha perseguito una politica costante volta a deprezzare il suo tasso di cambio nei confronti dell’Euro applicando tassi di interesse negativi tra dicembre 2014 e settembre 2022 e accumulando massicce riserve valutarie. Il bravo studente di economia sa che che queste operazioni non dovrebbero essere fatte, ma il Paese elvetico per proteggere la sua industria del turismo e le sue esportazioni industriali verso l’Eurozona non ha esitato a manipolare il tasso di cambio della sua moneta che, unitamente agli acquisti di azioni, ha portato il suo bilancio ad esplodere oltre il 114% del PIL (dicembre 2022), superato solo da quello della Banca giapponese. Alla fine di marzo 2023, la BNS era fortemente esposta verso le valute estere, in particolare  verso il dollaro (38%) e verso l’euro (37%), nonché verso le azioni del settore tecnologico ( 25%), essendo anche una importante azionista di Apple). Uno stato che, in sostanza, è diventato il più grande hedge fund  del mondo il cui bilancio reso pubblico in queste ultime settimane ha evidenziato 132 miliardi di franchi di perdite (130 miliardi di Euro). Può sembrare inaudito che la banca per antonomasia, fondata più di un secolo fa sotto forma di società per azioni, con sede a Berna e Zurigo, quotata al SIX Swiss Exchange, con un capitale detenuto per poco meno del 50% dai cantoni e dalle banche cantonali svizzere e da azionisti privati per l’altro 50%, non distribuirà utili ai propri azionisti nel 2023.

Questa negativa performance non deve  sorprendere, anzi è del tutto normale   in un contesto borsistico curvato in prevalenza sul mercato azionario e con tassi d’interesse in calo. E’ da sottolineare, tuttavia, che tale  risultato negativo deriva dalle perdite di valore delle riserve valutarie accumulate dalla BNS per evitare che il Franco svizzero si apprezzasse rispetto alle altre valute utilizzate nel commercio mondiale. In altre parole, giusto per usare una metafora universitaria,  in un’economia aperta, quando le valute gestite dagli studenti  stupidi scendono, anche i bravi studenti vengono puniti! Stando cosi le cose, per logica, questo risultato dovrebbe minare la credibilità e la reputazione della Svizzera e della sua Banca nazionale, costretta ad aumentare a dismisura la sua base monetaria per pagare i debiti contratti e di cui ho riferito poco sopra. Ma è veramente così ? Quei debiti contratti per evitare che il Franco andasse alle stelle non hanno forse permesso alla BNS di accumulare un capitale mostruoso a beneficio dei cittadini svizzeri senza che costasse loro  un solo centesimo?

Chi oggi acquista FS si trova quindi in tasca automaticamente un portafoglio notevolmente forte e diversificato dove trova oro, obbligazioni americane , probabilmente obbligazioni cinesi  e, recentemente, posizioni gigantesche nelle migliori aziende del mondo, in particolare negli USA.  Questa è la realtà.

Se guardiamo allo sviluppo a lungo termine del tasso di cambio tra dollaro e franco svizzero, vediamo che la curva ha all’incirca la stessa forma di quella del tasso di cambio con l’Euro. Nel grafico che segue è possibile constatare il crollo del tasso di cambio del dollaro contro il franco svizzero tra il 1971 e il 16 giugno 2023.

– Andamento del Tasso di cambio Dollaro /Franco Svizzero –

Ora, se il Franco svizzero rimane più che mai un rifugio sicuro contro l’euro e il dollaro, questa politica di lotta contro l’irresistibile ascesa della valuta svizzera ha portato alla riduzione della sua quota nelle riserve valutarie delle banche centrali (0,34% nel 2002 contro lo 0,23% alla fine del 3° trimestre 2022), e l’apprezzamento del prezzo dell’oro denominato in CHF.

Infine, e concludo, secondo i dati statistici , dal 1971 il prezzo dell’oro si è apprezzato in media “appena” del 6,6% annuo nei confronti del Franco svizzero, contro il 9,6% annuo nei confronti dell’Euro e del 10,3% annuo nei confronti del Dollaro . Se si prende poi in considerazione solo il periodo recente, l’andamento annuo del prezzo dell’oro è il più delle volte inferiore a quello del Franco svizzero rispetto all’Euro e al Dollaro. Di conseguenza, se dobbiamo credere alle variazioni del prezzo del metallo giallo, l’affidabilità della BNS è ben più consistente di quella  della FED o della BCE.  Il risparmiatore che nel passato ha comprato franchi svizzeri e ancora li detiene  nel suo portafoglio d’investimento è stato non solo previdente ma farebbe bene ad incrementare la sua posizione, soprattutto alla luce delle odierne incertezze geopolitiche mondiali .

 

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