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IL RITORNO DI MISS ITALIA IN RAI E LA SFIDA DELLA PASSERELLA COMPETITIVA ANNO ’60. CON L’ABITO TRADIZIONALE DELLE NONNE

  Amarcord / 110

IL RITORNO DI MISS ITALIA IN RAI E LA SFIDA DELLA PASSERELLA

COMPETITIVA  ANNO ’60. CON L’ABITO TRADIZIONALE DELLE NONNE

di Marcello Martelli

Alla Rai sono in arrivo diverse novità. Ci sarà anche un ‘clamoroso’ ritorno: salvo ripensamenti, sulla tv di Stato farà passerella anche Miss Italia, storico concorso di bellezza curato da Patrizia Mirigliani.

Trattative sono in corso e manca solo la firma.

Negli anni ’60, proprio dall’’Abruzzo e Molise, allora una sola regione, partì un concorso alternativo e in contrapposizione, per una competizione femminile più vestita e che valorizzasse le qualità complessive delle giovani concorrenti. L’iniziativa partì dalle idee di un avvocato di Campobasso e “La più bella e più brava d’Abruzzo e Molise”- così si chiamava il concorso anti-Miss Italia- ebbe subito un grande successo.

Qui arrivarono persino i grandi inviati dei giornali del Nord attirati dalla novità. Ogni anno, la manifestazione si svolgeva in una città abruzzese o molisana diversa, con le più belle e le più brave della regione a sfilare (niente bikini, per carità) indossando quei caratteristici e lunghi costumi tradizionali, che le concorrenti avevano recuperato dai vecchi armadi delle nonne. Fra queste c’era una splendida ragazza bionda, futura mia moglie.

Alla edizione di Campobasso erano presenti anche Egle Monti, nota firma dell’alta moda, e Gigi Romersa, inviato speciale di “Tempo”, prestigioso rotocalco a grande diffusione.

Un pomeriggio andammo insieme a visitare gli scavi di Sepino, avendo come guida privilegiata il sindaco-contadino. Ospitalissimo, alla fine ci invitò nella sua casa con l’aia e il profumo di fieno. Dove le donne di famiglia improvvisarono un’invitante merenda rustica con prosciutto, pane e generoso vino rosso. Tutti facemmo onore in abbondanza a quel fuoriprogramma mangereccio. Anche Egle Monti, unica donna della comitiva. Ma il sindaco-contadino insisteva, insisteva sempre per far gustare ancora le specialità della sua casa, com’era tradizione tra la gente delle nostre campagne. “Magne, signò… magne, signò…”.

E per vincere le resistenze di Egle, il padrone di casa aprì la borsa della giornalista, mettendoci dentro tutto il residuo di pane e affettati. Non il vino, per fortuna. L’ospitalità e il turismo di quei tempi funzionavano anche così, e l’indimenticabile Egle ne scrisse il giorno dopo sulla terza pagina del suo importante giornale.

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