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È sempre la giornata della Terra

Il Limite / 104

È sempre la giornata della Terra 

                                                                                                                              di Raniero Regni 

La questione climatica oramai è questione di ogni giorno, con i suoi allarmi inquietanti, che si chiamano siccità, surriscaldamento globale, innalzamento delle acque e acidificazione dei mari. Questa giornata deve durare tutto l’anno”.  

 Nell’articolo che pubblichiamo qui di seguito R. Regni lancia questo invito perentorio che noi accogliamo con una sottolineatura non solo grafica: la rubrica “Il Limite” esce. ormai da 105 settimane e sin dal numero “zero” l’accademico eugubino, ordinario alla Lumsa, celebra con un suo pezzo “La giornata della Terra” lasciando alla riflessione dei nostri affezionati lettori i sei giorni che intercorrono tra una domenica e l’altra.

(PLP)

 “Ci vogliono i riti”. Ma che cos’è un rito? “È ciò che fa diverso un giorno da tutti gli altri”. Questo è un passo famoso del dialogo tra la volpe e il Piccolo Principe di A. De Saint-Exupery. I riti sono importanti perché noi siamo animali rituali e partecipare ad un rito è qualcosa che finisce addirittura per trasformarci. Il rito è una performance, è un fare che spesso rimanda a qualcosa di sacro. Il rito è un evento collettivo, viene fatto davanti agli altri, assieme ad una comunità, che spesso serve a fondare. Il rito ci ricorda qualcosa di importante e crea un’emozione che fonda un pensiero. I pensieri si radicano nelle emozioni. E quindi i riti sono necessari.

Dedicare il 22 aprile, dedicare una giornata rituale alla Terra, ha quindi la sua importanza. Ci ricorda intanto un fatto. Questa giornata venne istituita l’indomani di un disastro ecologico alla fine degli anni ’60 negli Stati Uniti. Indica la nascita di una coscienza ambientale. L’idea cioè che la Terra è la nostra unica e vera patria, Terra-Patria come suona il titolo di un libro fondamentale di E. Morin.

Partecipare alle manifestazioni indette in tutto il pianeta per questa ricorrenza è importante ma non basta. La giornata dedicata alla salute e al rispetto della Terra non può essere qualcosa che dura un giorno. La questione climatica oramai è questione di ogni giorno, con i suoi allarmi inquietanti, che si chiamano siccità, surriscaldamento globale, innalzamento delle acque e acidificazione dei mari. Questa giornata deve durare tutto l’anno.

Un grande antropologo, studioso di rituali, V. Turner, diceva che ogni rito ha la tendenza a diventare teatro. Qual è la differenza tra rito e teatro? Nel rito tutti i partecipanti sono attori. Nel teatro c’è una distinzione tra l’attore e lo spettorare. Il rito vissuto diventa spettacolo rappresentato. Allora il rito non funziona più.

La ricorrenza rituale dovrebbe, nel caso della giornata della Terra, rafforzare i comportamenti quotidiani, dal modo di alimentarsi a quello di muoversi. Quando partecipiamo ad un rito ci sentiamo più virtuosi. E questa è una delle sue funzioni, quella di generare energia psichica. Questa giornata dovrebbe caricare milioni, se non miliardi di persone, a impegnarsi poi ogni giorno nel contrasto all’inquinamento, con un’economia riparativa e non estrattiva.

Vivere nell’epoca della crisi ecologica non è facile. Mentre ogni giorno si descrivono catastrofi naturali, ogni giorno se ne annunciano di nuove. La natura, il contesto fisico che antichi e moderni avevano dato come eternamente stabile, non lo è più. La storia umana scambia le sue repliche con la geologia, l’azione umana agisce sul pianeta in una maniera che sappiamo essere imprevedibile ma che possiamo aspettarci sarà sgradevole agli umani.

La Terra sta reagendo alle nostre azioni. Gaia, il pianeta che vive e respira, si fa avanti come una nuova sfida sistemica, una nuova idea mitica, scientifica, politica, religiosa ed anche educativa. Le scienze umane e le scienze naturali devono cambiare paradigma. L’ecologia ci fornisce un modo di pensare per connessioni, relazioni e contesti che appare oramai indispensabile per quei cambiamenti di cui abbiamo urgente bisogno, una prospettiva trasversale ad ogni sapere.

La questione ecologica, da una parte fa impazzire, perché se fossimo davvero convinti di essere alle prese con una mutazione radicale, con il crollo di una civiltà, saremmo tutti impegnati a modificare le basi della nostra esistenza da cima a fondo. Dall’altra, è una questione poco romantica, che annoia, perché comporta un impegno quotidiano, prosaico e poco entusiasmante.  Se il rituale ricorda l’aspetto suggestivo e simbolico della sfida ecologica, tutti gli altri giorni dovrebbero rappresentare la prosa dell’impegno nelle azioni concrete a sostegno di una vera transizione ecologica. .

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