HomeLa RivistaMI SCUSI, LEI PANICA ?

MI SCUSI, LEI PANICA ?

Valore & Valori / 103

MI SCUSI, LEI PANICA ?

di  Mario Travaglini

 Qualche giorno fa, guardando una irriverente trasmissione televisiva, ho assistito ad una intervista realizzata per le vie di Roma volta a capire quale fosse la percezione che la gente comune ha in rapporto alla crisi bancaria in atto, quale grado di pericolosità gli attribuisce e come intende proteggersi.

Alla domanda principale, che ho ripreso nel titolo di questo articolo, quasi tutti gli intervistati sono caduti dal pero meravigliandosi a loro volta che un giornalista fosse preoccupato del fallimento di alcune banche americane e  della vendita del Credit  Suisse, fenomeni che gli intervistati ritenevano talmente lontani per i quali non era il caso di perdere il sonno e cambiare  la  loro tranquilla vita  quotidiana.

Da questo fatto posso trarre due immediate conclusioni.

La prima: se la gran parte dei cittadini non  riesce a sentire il pericolo e misurare le conseguenze che il fallimento di quelle banche possono arrecare vuol dire che il lavoro dei media, in particolar modo di  quella parte che attiene alla divulgazione televisiva, è stato non solo inadeguato ma anche carente sul versante dei possibili contagi che potrebbero colpire l’intero sistema globale del credito.

La seconda: sette più al giovane giornalista che, verosimilmente preoccupato di suo, ha cercato di sensibilizzare i cittadini ad alzare la soglia di attenzione su un fenomeno non certo di secondo piano che sottovalutato oggi potrebbe portare domani al panico collettivo. A questo punto faccio mia la domanda del giornalista e cerco di dare una risposta (Marzullo docet). Sappiamo tutti che la vendita del Credit Suisse a UBS è stata fittizia in quanto la prima era tecnicamente fallita e la seconda è stata costretta all’operazione dalla BNS (Banca Nazionale Svizzera) attraverso argomenti molto persuasivi, ossia soldi ed agevolazioni fiscali.

Questa rapida e ficcante operazione, che somiglia molto all’intervento americano sulla Silicon Valley Bank, seppellendo una banca vecchia di 166 anni tra le più famose d’Europa, ci vuole dire che il Credit Suisse sarà l’ultimo domino a cadere oppure sarà il primo di una lunga serie ?. E’ pur vero che il legame tra il caso americano e quello svizzero non è diretto. Ma il contagio non è psicologico, è reale.

Gli istituti bancari e il sistema bancario ombra sono tutti colpiti dalla stessa malattia, dallo stesso virus, innescato quando si è provato a chiudere i rubinetti del doping monetario attraverso un selvaggio e prolungato rialzo dei tassi. Non saprei dire se questo tentativo è stato fatto in modo ingenuo, per incapacità oppure  volontariamente per azzerare situazioni divenute troppo pericolose.  Sta di fatto che il valore di mercato delle attività finanziarie globali  è stato distrutto dall’aumento dei tassi a cui le banche centrali sono state condannate a causa dell’inflazione dei prezzi di beni e servizi. Dopo l’aumento dell’inflazione sono arrivati gli errori della Fed e quelli ancor più gravi della BCE che non hanno reagito immediatamente, creando una situazione in cui il mondo oggi si trova bloccato tra due mali distruttivi. Se l’inflazione sale, distrugge i mercati finanziari, principalmente quello obbligazionario, ma se  si alzano i tassi per combattere l’inflazione si distruggono  …… i mercati finanziari! Non è un gioco di parole ma la dura realtà. L’unica differenza tra i due rami dell’alternativa è la gestione del tempo e delle percezioni. Tra due disastri abbiamo solo la scelta sulle modalità. A mio avviso, oltre al Credit Suisse, quelle istituzioni, che nel passato hanno suscitato dubbi  o sulle quali sono state poste domande  da parte degli investitori senza ricevere risposte, oggi sono nel mirino. Ecco perché la probabilità di ulteriori fallimenti è alta, sebbene si tenda a minimizzare. Il loro numero e la loro entità dipenderanno in parte da come le autorità gestiranno gli avvenimenti così come dipenderanno dal coordinamento e  dalla cooperazione internazionali. Quanto più saranno tempestive, coese ed efficaci tanto minori saranno i rischi, i quali, a loro volta, dovranno essere stimati per ottenere risultati soddisfacenti.

In questo ci deve aiutare l’esperienza accumulata nel passato. Dalla crisi finanziaria del 2008, per esempio,  abbiamo imparato  che le banche e le autorità di regolamentazione devono anticipare i problemi prima che si metastatizzino da un lato e diventino pubblici dall’altro. Questo potrebbe non essere sufficiente, ma è una condizione minima necessaria. Per tentare di capire come si concluderà questa brutta faccenda non possiamo far finta di non sapere che alcune banche regionali negli Stati Uniti si sono impegnate nelle stesse pratiche della Silicon Valley Bank acquistando obbligazioni a lungo termine quando i tassi erano bassi, mentre ora  con gli aumenti a ripetizione sono diminuiti di valore  mettendo a rischio la tenuta di ben 190 istituti di credito americani. Intendiamoci le banche e le istituzioni di altri paesi hanno fatto lo stesso ma con una aggravante, avendo nei loro bilanci anche passività e  CDS a leva del tutto tossici.

Molti di questi certificati sono invendibili perché hanno come sottostante derivati che altro non sono che false assicurazioni che possono essere onorate solo con la copertura dinamica, ovvero spostando sempre la stessa liquidità da un asset all’altro, come per i cannoni di Mussolini.  La ben nota opacità della finanza non ci consente di individuare dove siano le perdite, un po’ come cercare  gli anelli deboli dello schema Ponzi (1) che si è sviluppato dal 2008 in poi. Le banche centrali continueranno giocoforza ad innaffiare sempre di più i mercati per riavviare il sistema che a quel punto sarà pronto per la prossima crisi, molto più forte e molto più costosa delle precedenti. In conclusione, alla domanda iniziale posso rispondere con un sintetico: “Si, panico, ma moderatamente”.

PS : Quasi un anno fa, il 25 luglio 2022, con in mio articolo dal titolo :” E’ ora di pensare ai nostri risparmi”, avevo sollevato il problema delle banche che non sono tutte uguali. Il lettore che abbia voglia di approfondire può collegarsi al seguente link: www.centralmente.com/2022/08/07/e-ora-di-pensare-ai-nostri-risparmi-tra-tenuta-delle-banche-e-abnorme-indebitamento-dello-stato/

(1) Lo schema Ponzi è un modello economico di vendita truffaldino ideato da Charles Ponzi (1882-1949), immigrato italiano negli Stati Uniti, che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di successivi  nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessun Commento

Inserisci un commento