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IL CAVALLINO RAMPANTE DA FRANCESCO BARACCA A ENZO FERRARI- VITTORINI “NON PROFETA” IN PATRIA

I Post  della settimana/ 103

  • Il Cavallino Rampante da Francesco Baracca a Enzo Ferrari

Ci sono storie davanti alle quali si ridiventa bambini. I miei venticinque lettori (come direbbe… il collega Manzoni) conoscono perfettamente l’amore che porto per la figura di Francesco Baracca, eroe dei cieli, e inserito fra i dieci personaggi che ne “La cena degli Dei” il Grande Vecchio, alias Enzo Ferrari, vuole vicino a sé in Paradiso fra i vari Luciano Pavarotti, Marco Pantani, Tazio Nuvolari, Lucio Dalla, Ayrton Senna ecc ecc. La televisione, curiosamente, non si era mai occupata di lui e della sua vita leggendaria. Lo ha fatto (con buon esito di pubblico) su Rai 1 con “I cacciatori del cielo”: magistrale ( e credibile) come sempre l’interpretazione di Beppe Fiorello.

Il bimbo-Marino che c’è in me non si formalizza per alcune “licenze poetiche” o qualche piccola sciatteria: dice soltanto grazie per l’amore con cui la storia del maggiore Baracca da Lugo di Romagna – il nostro “Barone Rosso” – è stata raccontata.

Fu grazie al suo eroismo e alle sue imprese che poi nacque l’Aeronautica Militare Italiana di cui si è appena celebrato il Centenario. Cinque anni dopo la sua morte la contessa Paolina Baracca, madre di Francesco, consegnò al giovane pilota Enzo Ferrari il Cavallino Rampante dicendogli: “Mio figlio l’ha portato in cielo, ora glielo riporti lei”. E così fu!

(Marino Bartoletti – Facebook – aprile 2023)

 

  • Vittorini “NON PROFETA IN PATRIA”

  • DOMENICO VITTORINI : Ambasciatore della cultura in America, NON PROFETA in patria

Penso a quegli uomini che hanno dato lustro alla nostra città, portandola all’attenzione di studenti, intellettuali e atenei internazionali. Forse avrebbero diritto a migliori considerazioni da parte delle Istituzioni Locali. Sarebbe un doveroso riconoscimento per la loro alta e qualificata azione svolta nel mondo della cultura internazionale. Perciò, sarà bene pubblicare qualche notizia utile per far conoscere l’opera svolta da Domenico Vittorini.

Nasce a Preturo nel 1892 in una famiglia patriarcale composta da cinque figli, di cui quattro maschi e una sola donna. I fratelli Carlo, Pietro, Ugo e Laura sono tutti deceduti.

I genitori Andrea e la madre Enrichetta Papola non si opposero ai desideri e ai progetti del figlio Domenico, anzi ne incoraggiarono le iniziative. Questo intraprendente giovane, pur appartenendo ad una famiglia di consolidati imprenditori, era in grado di mantenersi autonomamente agli studi con i ricavati delle centinaia di lezioni di italiano, latino e greco che impartiva agli studenti del posto. Un assiduo allievo, nella stagione estiva, era il giovane rampollo della famiglia Cicchetti di Colle di Preturo. La stessa famiglia, poi, ospitava Domenico a Roma nel lussuoso palazzo di proprietà, ubicato in Via Volturno, a ridosso della attuale Stazione Termini, per consentirgli di frequentare l’Università.

 Giovanissimo, aveva compiuto da poco i 22 anni, si laureò in lettere antiche con il massimo dei voti e lode. Da ragazzo era stato colpito da poliomielite ad una gamba e camminava un po’ claudicante. Comunque, si recava a Roma usando la bicicletta, tempo permettendo, per cercare di correggere il suo piccolo difetto. Proprio attraverso questo esercizio e con una la perseveranza tipica del suo carattere, riuscì a correggere il difetto di deambulazione, tanto che non si notava più palesemente. In occasione della discussione della tesi, che i suoi docenti vollero in forma solenne, una coppia di mecenati americani presenti nell’aula magna, vollero complimentarsi con il giovane talento aquilano e lo invitarono in America, assicurandogli una collocazione di prestigio nella Università di Philadelphia top internazionale di studio.

 L’offerta fu alquanto lusinghiera. Più sorprendente fu la data di partenza, perché la coppia disse che avrebbero ospitato in casa loro Vittorini. Gli impegni familiari e di lavoro obbligavano gli stessi a tornare in America entro quindici giorni. Le spese di viaggio sarebbero state anche a loro carico. Domenico avrebbe dovuto preparare immediatamente i documenti, gli indumenti e il materiale necessario, per potersi presentare al Grand Hotel di Via Veneto a Roma.

Dopo aver salutato i suoi, con una valigia piena di cultura, Domenico Vittorini si presentò puntuale a Roma. Il giorno dopo partirono alla volta di Napoli alla conquista di notorietà e di spazi culturali internazionali.

Domenico Vittorini non portava soltanto un bagaglio nozionistico. La vita in famiglia, accanto al padre imprenditore, bene o male, aveva inciso nella formazione del suo carattere particolarmente volitivo. Non si recava perciò in America con la solita valigia di cartone legata con lo spago. Portava con se un bagaglio culturale di tutto riguardo. Conosceva bene ben sette lingue perlate e scritte.

Le cronache dell’epoca riferiscono che i corsi di Lingua e Letteratura Italiana di Domenico Vittorini fossero i più frequentati non soltanto dagli allievi, ma anche dagli intellettuali di Philadelphia, soprattutto quando le lezioni trattavano la critica letteraria, attraverso le cui analisi Vittorini riusciva a fornire degli spaccati, con i quali gli astanti percepivano gli aspetti più significativi delle opere e lo stato d’animo degli autori. Alle volte affondava il bisturi della critica talmente in profondità, al punto di irritare gli autori oggetto di analisi, specialmente di quelli le cui opere apparivano palesemente mediocri.

Non fu tenero neppure con Pirandello, anche se lo stesso viaggiava in quel periodo sulla cresta dell’onda di una particolare critica letteraria, dalla quale Pirandello amava tenersi a debita distanza. La stessa distanza non volle mantenere con Domenico Vittorini per una capillare e limpida analisi critica su “Il dramma di Pirandello”.

Domenico Vittorini non è stato soltanto un Docente, un Preside di Facoltà e un Pro Rettore dell’Università di Philadelphia. È stato anche un critico letterario attento, profondo e corretto”. Forse tutti i critici vorrebbero ricevere apprezzamenti del tipo di quelli espressi da Pirandello nei confronti del Prof. Vittorini. Sicuramente Pirandello nell’esprimere quei concetti ha voluto ripercorrere, in un sereno e severo esame introspettivo, le sue opere, attraverso le quali ha cercato di comunicare al mondo, agli uomini, alla società i propri stati d’animo e i travagli interiori legati all’esistenzialismo del momento.

Domenico Vittorini ha insegnato all’Università di Philadelphia per 39 anni consecutivi. È stato Presidente dell’Associazione Americana degli insegnanti di Lingue Moderne ed Editore associato della rivista letteraria “Symposium”. Oltre al saggio critico su Pirandello ha scritto più di venti libri in inglese, donati dal fratello Ugo alla Biblioteca Provinciale dell’Aquila.

Dopo l’avvento del fascismo venne inviato in Italia, come consulente del Governo Americano, per un approfondito studio sulle Corporazioni, con particolare riguardo alla riforma scolastica, le cui nozioni vennero attuate anche in America.

Una mattina del 1958, alle sette, la nostra Radio annunciò al mondo la scomparsa di Domenico Vittorini e il fior fiore della cultura delle anni ’50 si strinse attorno alla famiglia e all’Università di Philadelphia che aveva saputo catturare ed esaltare un genio della critica letteraria. Le ceneri di Domenico Vittorini e quelle della moglie sono state sistemate nella cappella di famiglia all’interno del Cimitero di Preturo.

NEMO PROFETA IN PATRIA dal 1958 l’Università di Philadelphia ha dedicato alla memoria del suo figlio adottivo due borse di studio da assegnare ai giovani meritevoli che riusciranno a laurearsi con il massimo dei voti, discutendo la tesi sulla Lingua e Letteratura Italiana. In molte Università nazionali conoscono Domenico Vittorini. Nella nostra città sono pochissimi, particolarmente nelle Scuole e nella stessa Università.

TESTIMONIANZA per intitolare una piazza a Domenico Vittorini la famiglia ha impiegato ben 23 anni. Il giorno dell’apposizione della targa stradale, il Sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta, disse che, in occasione di una sua visita ufficiale a Philadelphia, l’allora Rettore, con molto orgoglio, lo volle accompagnare a visitare lo Studio del Prof. Domenico Vittorini, sottolineando che era stato una guida efficace per tutti i Docenti e un luminare che aveva dato lustro all’Università, richiamando a Philadelphia ragazzi e studiosi da ogni parte dell’America. Una copia del volume “Il dramma di Pirandello”, tradotto in italiano da Albarosa Elia, in collaborazione con Gabriella Vittorini nipote di Domenico, si trova sistemata sulla scrivania dello studio nella casa di Pirandello ad Agrigento

(Fulgo Graziosi – Facebook 10 aprile 2023)

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