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GERMANIA CUORE VERDE D’EUROPA

Il Limite / 103

Germania cuore verde d’Europa

                                                                                                                                   di Raniero Regni 

Questa nostra piccola rubrica, pur uscendo su di una rivista settimanale, ha l’ambizione di non correre dietro all’attualità, commentando i fatti del giorno o della settimana. L’idea era sin dall’origine quella di proporre una riflessione costante, una specie di basso continuo, sul tema ambientale. Che non è un tema contingente, che ha alti e bassi, o va e viene. La crisi climatica è qui e ci resterà per decenni. Allora il problema ambientale e quello di una urgente e generalizzata educazione alla sostenibilità e di una ecologia pedagogica o di una pedagogia ecologica, diventa un tema strutturale e lo sarà sempre più.

Ma l’attualità fornisce continue occasioni, il più spesso negative, per parlare di ambiente. Ma, questa settimana la notizia è positiva. Non ne parlano ancora neanche i grandi quotidiani ma le agenzie già battono oggi (venerdì 14 aprile) l’annuncio. “Questa sarà la settimana in cui si compie l’addio al nucleare della Germania. Dopo tre mesi e mezzo di tempi supplementari dovuti alla crisi energetica e alla necessità di superare l’inverno indenni il primo inverno senza gas russo, il piano di fuoriuscita dall’atomo imposto da Angela Merkel dopo l’incidente di Fukushima verrà completato dal governo di Olaf Scholz. Sabato 15 aprile verrà spento l’interruttore agli ultimi tre reattori in attività: Emsland in Bassa Sassonia, Neckarwestheim 2 in Baden-Württemberg e Isar 2 in Baviera. Si chiude un’era energetica, nella quale per 62 anni 35 centrali nucleari hanno assicurato alle industrie e alle famiglie tedesche miliardi di chilowattora di elettricità.

Il piano di fuoriuscita parte da lontano, dalla prima decisione presa dal governo rosso-verde guidato da Gerhard Schröder in tappe successive dal 2000 al 2002. Il secondo governo di Angela Merkel (Cdu/Csu-Fdp), l’unico dei suoi quattro non di Grosse Koalition, abrogò la road map di Schröder e prolungò la vita delle centrali. Come spesso le è capitato, appena otto mesi dopo la Cancelliera cambiò idea sull’onda emotiva della catastrofe giapponese, e anticipò al 2022 la fine dell’era atomica tedesca”.

La più grande potenza industriale dell’Unione europea nel 2030 produrrà l’80% della sua energia da fonti rinnovabili. Mentre i nostri politici sproloquiano su nucleare di quarta generazione, di mini centrali e altre astrusità del genere, la Germania coerentemente porta avanti il suo programma. E qui correggo anche l’agenzia citata. Perché non è solo sull’ondata emotiva dell’incidente della centrale giapponese ma la Merkel, che aveva un dottorato in fisica, aveva fatto una scelta consapevole e intelligente, scoprendo il limite strutturale delle risorse fossili e nucleari. I nostri politici, che studiano poco e viaggiano ancora meno, ora si stupiscono e provano a disquisire all’italiana, ovvero a chiacchiere, sui fatti tedeschi, facendo accumulare sempre più ritardi catastrofici al nostro paese.

Ricorro ad un’esperienza personale. Proprio di questi tempi, lo scorso anno, ho accompagnato una delle mie figlie in Germania, a Weimar, per un soggiorno universitario Erasmus. Non ero mai stato nella piccola ma importantissima cittadina della Turingia, nel centro-nord della Germania. Una piccola città che però nella stessa via principale vede l’abitazione di Schiller e di Goethe, poco più avanti il teatro dove è stata firmata la costituzione della repubblica di Weimar, e poco oltre ancora, a poche centinaia di metri c’è il Bauhaus, la più importante scuola di architettura e design di tutti tempi (chiusa e distrutta, come tutto il resto, dal Nazismo, ma oggi risorta e splendida). Ho guidato sotto la neve primaverile per centinaia di chilometri attraverso le colline boscose della Turingia e ogni tanto scorgevo da lontano immense pale eoliche, infiniti pannelli solari messi come barriere antirumore lungo le autostrade, e infiniti tetti di capannoni industriali coperti di pannelli fotovoltaici.

Colmavo una grave lacuna personale, visitando Weimar e contemporaneamente mi rendevo conto di quanto i tedeschi avessero investito nelle rinnovabili, loro che pure hanno un pallido sole del nord e non il potente sole Mediterraneo, che i grandi intellettuali tedeschi cercavo nei loro viaggi.

Finalmente una buona notizia. La Germania, con un enorme sforzo esce dal carbone e dal nucleare, e si appresta a rispettare la scommessa del 2030. La grande Germania, non il piccolo Portogallo, che già ora produce la gran parte della sua energia con fonti pulite, si appresta a diventare il cuore verde d’Europa.

ù

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