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LA PATRIMONIALE CHE VIENE DAL FREDDO

 

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            LA PATRIMONIALE CHE VIENE DAL FREDDO

                                                                                                                di Mario Travaglini

  La storia della patrimoniale è vecchia assai. Molti Governi hanno provato ad introdurla senza riuscirci mentre altri, pur con qualche difficoltà, hanno colto nel segno. Il primo fu quello del l’Onorevole Meda  nel 1919.                     Prevedeva, nell’ambito di una riforma generale del sistema tributario, una  imposta proporzionale dell’uno per mille sui patrimoni personali superiori a 10 mila lire (circa 15  mila euro di oggi). Lo scopo era differenziare i redditi anche per l’imposta personale progressiva, che il progetto mirava a introdurre. A tale proposta ne seguirono  altre, ispirate all’idea della “leva sul capitale”, come quella di Benvenuto Griziotti, che suggeriva un tributo straordinario, con un gettito stimato in 15-20 miliardi di lire, per pagare, almeno in parte, il debito pubblico, o come quella  più estremista dei Fasci di combattimento, che pretendeva una vera e propria espropriazione. Non essendo questa la sede per dettagliare gli eventi  dal 1919 ad oggi, mi limito a sintetizzare quanto accaduto da una ventina d’anni a questa parte prima di affrontare l’attualità inerente la direttiva green  della Unione Europea. Parto dalla notte del 9 e 10 luglio 1992, quella in cui vide la luce la moderna patrimoniale, nel corso della quale l’allora primo Ministro Amato assestò agli italiani dormienti un uno-due degno del più brillante Benvenuti : il prelevamento forzoso del 6 per mille sui saldi attivi di tutti i conti correnti bancari e l’imposta straordinaria sugli immobili (ISI). Un decreto legge di emergenza varato mentre i mercati colpivano duramente la lira dentro il quale furono inserite a casaccio anche altre misure. Dall’aumento dell’età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all’introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Il prelievo sui conti correnti e ISI fruttarono 11.500 miliardi di lire. Mentre la patrimoniale sui conti correnti fu realmente straordinaria, nel senso che non fu più ripetuta, quella sugli immobili, come nella migliore delle tradizioni italiane, perse subito il prefisso “stra” per diventare una imposta annuale ordinaria, l’ICI. Nel 2012 il Primo Ministro Monti, con la scusa di ridurre il debito pubblico e far scendere lo spread, varò  il decreto “Salva Italia” (D.L. n. 201/2011 entrato in vigore il 1° gennaio 2012) attraverso il quale, cambiando la veste dell’ICI e  denominandola IMU, aumentò  le imposte patrimoniali sugli immobili  (ICI-IMU-TASI) tanto che il gettito passò da 10 a 24 miliardi. I risultati si rivelarono opposti a quelli preventivati perché il debito  non solo non si ridusse ma  addirittura crebbe a tal punto da oltrepassare i 2400 miliardi. Altri esempi di imposte patrimoniali oggi in vigore riguardano l’imposta di bollo sui prodotti finanziari  (due per mille), quella sulle attività patrimoniali e finanziarie detenute all’estero da parte del contribuente residente in Italia ( IVIE e IVAFE) e, ultima in ordine di tempo,………  l’inflazione. E si, proprio l’inflazione, una patrimoniale indiretta che pur non essendo stata imposta per decreto né votata in parlamento dispiega i suoi effetti nefasti su tutti i patrimoni, piccoli o grandi che siano. In questo contesto affatto leggero va ad aggiungersi la proposta UE contenuta nella cosiddetta “direttiva green” che verosimilmente lascerà “al verde”, è proprio il caso di dirlo,

Foto Finanza digitale

le tasche di coloro che posseggono proprietà immobiliari, i quali, per accedere alla classe E, saranno costretti ad adeguare i loro immobili entro la fine del 2030. Gli effetti collaterali che ad oggi sembrano essere sottovalutati, sono essenzialmente due. Il primo: molti borghi, tra cui quelli classificati “Patrimonio Mondiale Unesco”, perdendo i connotati dell’epoca,  diventeranno più brutti e tenderanno ad attrarre sempre meno turisti; il secondo: si aprirà la strada ad una nuova fiammata dell’inflazione, visto che il lavori di adeguamento dovranno essere realizzati entro un lasso di tempo molto breve durante il quale le materie necessarie alla realizzazione delle opere finiranno per   aumentare di prezzo.  Delle due l’una: o la BCE continua a sbagliare involontariamente la terapia oppure in modo surrettizio mira a riazzerare il sistema e riportare l’economia alla base di partenza come succede con  il gioco dell’oca. Infatti, e qui la contraddizione è veramente eclatante, da un lato abbiamo il Parlamento Europeo che con la direttiva green soffia sull’inflazione e la spinge al rialzo, dall’altro la sua Banca, la BCE,  che con i suoi continui e spropositati incrementi dei tassi cerca di abbassarla. Attenzione, gli obiettivi green li condividiamo tutti e può anche essere giusto procedere a migliorare l”efficienza energetica degli immobili, ma chi paga? Chi è nella condizione di spendere oggi per risparmiare forse domani? Si ha il coraggio di ammettere che a pagare saranno come al solito le famiglie del ceto più basso e medio che nel 60% dei casi vivono in edifici con classe energetica F e G ? Ed è singolare che a votare per l’introduzione della normativa green sia stato il raggruppamento progressista che, almeno in linea di principio, dovrebbe essere più vicino alle classi meno abbienti, sulle quali, come ho appena detto, ricadranno i maggiori oneri dell’operazione, compresi quelli inerenti gli interessi sui mutui che con la spinta inflattiva continueranno a crescere.

 Auspico che L’Europa, dove il nostro Governo  spero faccia sentire la sua voce per ottenere di modificare i contenuti della direttiva soprattutto nelle parti che riguardano i tempi, la sostanza e i pur necessari aiuti, si mostri sensibile al caso italiano, nella considerazione che i Paesi non possono essere guardati come entità standardizzate, alla stregua di una banale catena di montaggio, avendo ognuno di essi caratteristiche specifiche, frutto della loro storia e della loro cultura .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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