HomeEditorialiPianoforte, Orchestra e Tromba: Emozioni e tanta Classe con Luna Costantini

Pianoforte, Orchestra e Tromba: Emozioni e tanta Classe con Luna Costantini

Editoriale / 101

Emozioni e tanta Classe: la simbiosi tra l’Orchestra, la Tromba e il Pianoforte di Luna Costantini

di Pierluigi Palmieri

 

«Voglio difendere il diritto di ridere nella musica seria                                                                                                                                       Dmitrij Sostakovic,

 Non finirà mai di sorprenderci la nostra Luna Costantini, che questa volta dal Tetro Flaviano di Pescara e dall’Aula Magna dell’Università di Teramo,  ha suonato con l’orchestra mettendo alla prova la sua capacità di integrare il suono del pianoforte con quello dei violini, dei violoncelli e del contrabasso della “Colibrì”, e della tromba del suo collega Giuseppe Iacobucci.

 A chi, come chi scrive, ha avuto l’opportunità di ascoltare il concerto dal vivo non è sfuggito il  particolare sistema di comunicazione tra i musicisti, che con impercettibili cenni del capo e accentuazioni posturali hanno interpretato  in perfetta sintonia  l’impegnativo spartito  di Dmitrij Sostakovic, Ma il particolare nel particolare sta nel fatto che la nostra Luna davanti a sé non aveva alcuno spartito e ha dato prova di aver colto appieno lo spirito dell’autore sovietico che, come ricorda Marino Mora in una presentazione del brano*. ha voluto inserire vigore e gioia di vivere nel Concerto per pianoforte n. 1 in do minore, Op. 35, con l’effetto è di una gestualità vivida, forte, graffiante. La vena romantica, aggiunge Mora, del bellissimo Lento centrale, del canto solitario dei violini o del delicato valzer del pianoforte, e la malinconia del duetto tromba-pianoforte, così come il ricordo del tempo di valzer che riconduce a un clima di calma sognante e il vespertino respiro di commiato fanno da contrappunto all’Allegretto, all’Allegro vivace, affidate sia ai solisti, sia all’orchestra e all’ Allegro con brio con il nervoso tema del piano.

E’ qui che la performance della ventitreenne artista di Avezzano ha toccato  punti di virtuosismo che hanno meravigliato anche i più navigati tra i presenti: per l’impressionante  velocità di esecuzione le sue dita affusolate e i tasti del piano si sono fuse in una nuvola bianca e per lunghi attimi sono scomparse alla vista.   La Costantini, da parte sua, ha commentato le sue ultime esperienze concertistiche, manifestando apprezzamento e gratitudine per l’orchestra Colibrì, per il suo direttore artistico Andrea Gallo e per  la Riccitelli del M° Nazzareno Carusi,   “Avere l’opportunità di suonare con altri musicisti è stimolante, perché è come dialogare” – ha dichiarato -. “Ci si accorge dell’esistenza di tante altre sfumature rispetto a quelle che noi stessi avevamo sempre visto fino a quel momento. Quando si dialoga ci si confronta, e quando ci si confronta si cresce”

“L’incontro tra molteplici idee e punti di vista rinvigorisce ancor di più quel senso di ricerca che si prova quando ti avvicini ad un brano e ad un determinato compositore, fornendoti più strumenti di quelli che già possiedi per poter evocare in musica atmosfere ancora più tangibili. In questo caso specifico” -ha sottolineato la solista- “ho avuto la fortuna di lavorare con musicisti di grande esperienza, e la cosa che più ho apprezzato di quest’orchestra è proprio ciò che la rende così particolare, ovvero l’assenza del direttore: specialmente nel programma presentato in questo concerto, che spazia dal 900 ad oggi, non è affatto scontato riuscire a trovare un’armonia ed un’intesa ferrea senza la guida di una bacchetta”.

“Ma qui” ha aggiunto “quella che potrebbe presentarsi come un’assenza, diventa  uno stimolo per prepararsi ancor più nel dettaglio, per conoscere ancora meglio non solo la propria parte ma quella di ogni singolo elemento al fine di creare quell’armonia d’insieme che porta noi musicisti in primis a godere della bellezza della Musica”.

A confermare che la sua classe non si manifesta solo sulla tastiera ecco la  riflessione  finale : Il palco rappresenta sempre una sfida con noi stessi, ma questa volta la vera sfida era al di fuori.Questi due concerti sono stati per me una sorta di squarcio, che mi ha permesso di comprendere a pieno da una parte l’enorme responsabilità che un artista ha nei confronti dell’Arte, dall’altra l’enorme fortuna nel vivere di Essa.

Nessun Commento

Inserisci un commento