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L’ART BRUT- PALAZZO MAGNANI, REGGIO EMILIA

Oggi, a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, con un’apertura straordinaria sino alle ore 21, chiude i battenti una delle esposizioni più interessanti degli ultimi anni. Lontana da comuni omologie spesso presenti fra le esposizioni correnti come anche da quella brutta abitudine, comune a molti curatori del nostro tempo, che sostituisce e avvalla con le chiacchiere qualsiasi furbo espediente che si sostituisce alle opere. Il percorso espositivo si muove attraverso un tema preciso, quello dell’identità, un’identità inquieta che interroga il nostro tempo, attraverso dipinti, sculture, disegni, grafiche e libri d’artista di 57 artisti.

 

    

La mostra presenta al pubblico una selezione di autori che hanno guardato alla propria realtà interiore e al mondo, dove “l’arte inquieta” è figlia di vicende personali e collettive, di quell’urgenza espressiva dell’artista e dell’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana.Una mostra dove dialogano autori di poetiche fondative la nostra modernità con opere talvolta provenienti da mondi esclusi, oggi considerate un prezioso e necessario archivio dell’immaginario: l’art brut, dunque, visionaria e dai linguaggi inediti, come già avevano intuito i grandi maestri delle avanguardie che aprono le sezioni espositive: Paul Klee, già nel 1912, Max Ernst e il Surrealismo, Jean Dubuffet nel 1945. L’Arte Inquieta. L’urgenza della creazione si articola in stanze tematiche (volto metamorfico; serialità, ossessioni e monologhi interiori; cartografie, mappe e mondi visionari), dove autori e opere si accostano per affinità di generi e di linguaggi: un percorso espositivo che indaga la bruciante vitalità dell’artista, la sua inquieta identità nello sguardo sulla storia, su desideri e realtà di questo mondo. Ne sono protagonisti insieme a molti altri Carla Accardi, Alighiero Boetti, Jean Dubuffet, Max Ernst, Alberto Giacometti, Keith Haring, Emilio Isgrò, Paul Klee, Anselm Kiefer, Antonio Ligabue, Zoran Music, Emil Nolde, Yves Tanguy tutti in dialogo con autori le cui opere inedite provengono dall’Archivio del San Lazzaro del Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia, oggi una tra le maggiori collezioni nel campo in Europa.

 

Gli autori e le opere si confrontano per affinità di generi e linguaggi in un percorso espositivo ideato per stanze tematiche, in cui si indaga la bruciante vitalità che contraddistingue questi artisti e la loro inquieta ricerca sull’identità umana.

 

La prima sezione è dedicata al “VOLTO METAMORFICO”, inteso come ritratto del sé, che non rifiuta di indagare il proprio essere più intimo, oltre la reale fisiognomica, verso colori e somiglianze altre. La seconda sezione affronta invece il tema “SERIALITÀ, OSSESSIONI, MONOLOGHI INTERIORI”, dove l’identità dell’autore diventa doppia, poi molte, fino a diventare paesaggio, interiore e labirintico dove il segno si moltiplica, diventa labirintico e tribale (in mostra anche gli scudi dipinti dei popoli degli altopiani della Nuova Guinea, sconosciuti agli occidentali fino agli anni Trenta del Novecento, con le loro decorazioni geometriche e astratte, sorprendentemente simili a quelle diffuse nel XX secolo in Occidente. Infine la stanza dedicata alle “CARTOGRAFIE, MAPPE E MONDI VISIONARI”, che riunisce opere in cui la cartografia artistica del Novecento e dell’età contemporanea rende visibile un repertorio di ideologie, di visioni del mondo, di concezioni spaziali nati da bisogni d’espressione radicati in mitologie private e in riti collettivi. Il dialogo diventa affascinante quando la così detta “normalità” incontra l’atra parte do sé attraverso opere inedite di pazienti dell’ Ex Ospedale psichiatrico San Lazzaro, oggi conservate nell’Archivio del Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia. Il dialogo di questo “mondo escluso” rende ancora più evidente che, oltre oltre ad essere una testimonianza umana e storica importante, le opere di questi “solitari” rappresentano una grande collezione di Art Brut, “una collezione senza collezionista” come l’ha definita Giorgio Bedoni, curatore della mostra insieme a Claudio Spadoni e e Johann Feilacher, direttore del Museo dedicato all’Art Brut, Guggin di Vienna.

Hanno arricchito la mostra una serie di attività collaterali – visite guidate, lezioni, conferenze, attività formative e didattiche per scuole di ogni ordine e grado, corsi di aggiornamento per insegnanti, eventi esclusivi e a porte chiuse per aziende, progetti speciali per soggetti con fragilità, – realizzate in collaborazione con importanti istituzioni, con l’obiettivo di riferirsi a tutti i pubblici possibili, nella convinzione che l’arte generi benessere e che abbia un ruolo fondamentale nella costruzione e nello sviluppo di una solida identità individuale e sociale, insieme ad un curassimo catalogo edito da Silvana Editoriale.

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