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QUANDO A SAN GABRIELE LA PICCOLA LORELLA TORNO’ A CAMMINARE E LA FOLLA GRIDO’ AL MIRACOLO

 

Attualità&Amarcord / 94

QUANDO A SAN GABRIELE LA PICCOLA LORELLA TORNO’

A CAMMINARE E LA FOLLA GRIDO’ AL MIRACOLO

di Marcello Martelli

 

Tossicia, mio paese di nascita, è a pochi km dal santuario di S. Gabriele, meta di migliaia di pellegrini da ogni parte d’Italia. Per noi ragazzi era sempre attesa e suggestiva la messa della notte di Natale, con i canti e il presepe dei passionisti. Mio zio Ulderico è stato a lungo medico dei religiosi del convento, che spesso vedevo nel suo ambulatorio di Colledara e mi sembrava strano che anche i frati potessero avere problemi di salute. Da qualcuno ho sentito che mio zio aveva rappresentato l’autorità sanitaria durante la esumazione della salma di S. Gabriele per il processo di beatificazione. Non immaginavo che molto più tardi, nel luglio del 1975, dal quotidiano “Il Tempo” di Roma e dal settimanale “Gente” di Milano sarei stato inviato a S. Gabriele per raccontare l’ultimo miracolo verificatosi all’interno del santuario. “Alzati e cammina!”. Proprio così: il miracolo si era ripetuto per Lorella Colangelo (foto), una bambina di 11 anni, colpita alle gambe da una malattia ritenuta inguaribile dai medici. I genitori vivevano in una modesta casa di contadini sulle colline di Pescara ed erano disperati per le condizioni di Lorella. Passavano da uno specialista all’altro, ma il responso era sempre lo stesso. Anzi, la diagnosi cancellò ogni residua speranza: leucoencefalite. Una malattia gravissima di origine neurologica che, bloccando alcuni centri nervosi del cervello, non lasciava possibilità di guarigione. Ma una mattina, svegliandosi, aveva qualcosa da rivelare ai genitori: “Stanotte -disse la piccola ammalata- ho visto San Gabriele…Nel sogno mi ha detto di andare al suo santuario e avrò la grazia…”. Nessuno dette credito alle sue parole, ma dal suo letto di dolore Lorella insisteva: “Ho sognato il Santo per sette notti di seguito…Ci aspetta…Dobbiamo andarci con l’intera famiglia”. Alla fine decisero di partire, ma gli ostacoli non erano finiti. Il primario della clinica di Ancona dov’era ricoverata non intendeva autorizzare il viaggio, considerate le condizioni dell’ammalata e le distanze fino alla basilica sotto il Gran Sasso. Il permesso si fece attendere, ma alla fine arrivò. Su quanto accadde dopo raccolsi una serie di incredibili testimonianze. Ma ecco ciò che, profondamente commossa, mi raccontò la nonna della piccola miracolata: “E’ accaduto proprio sotto i miei occhi. Avevamo adagiato la bambina sull’urna sacra che contiene le spoglie del Santo. Dopo una quindicina di minuti, ho visto che Lorella si destava sorridente e si alzava in piedi. Scavalcata la piccola balaustra che protegge la pietra tombale, si era diretta verso la cappella per correre ad abbracciare il padre. Stavamo forse sognando?”. No, quel giorno tutta la gente che affollava la basilica gridò al miracolo. Una conferma che ebbi anche da padre Franco D’Anastasio (foto), allora rettore del santuario e studioso dei miracoli di S. Gabriele, raccolti in tre documentati volumi.

 

 

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