HomeLa RivistaEducazione e AmbienteCOSCIENZA ECOLOGICA, IMPEGNO CIVICO E LIMITI DELLA LEADERSHIP POLITICA

COSCIENZA ECOLOGICA, IMPEGNO CIVICO E LIMITI DELLA LEADERSHIP POLITICA

Il Limite / 91

Coscienza ecologica, impegno civico e limiti della leadership politica

di Raniero Regni

 

Sempre più di frequente assistiamo a situazioni in cui migliaia di cittadini si mobilitano per difendere il loro ambiente di vita, il luogo dove lavorare, vivere e mettere al mondo figli, da imprese autorizzate dalle leggi e da qualche apparentemente superiore interesse pubblico, ad attentare alla salute e all’ambiente. Capovolgendo l’ottimistica espressione di Mandeville, “vizi privati e pubbliche virtù”, assistiamo continuamente ad una pubblica virtù che sembra nascondere sempre più il vizio privato.

Tutte queste persone impegnate in un’azione, che solo la pigrizia giornalistica può definire riduttivamente ambientalisti o ecologisti, hanno sviluppato una particolare coscienza che si vuole far crescere ed educare. Questa coscienza è innanzitutto basata sulla conoscenza, su studi e ricerche, sempre più approfonditi e vasti che riguardano i rapporti tra organismo e ambiente. Questa coscienza si fonda, si sviluppa sulla scienza, dalle scienze della natura alle scienze umane, dalla biologia alla climatologia, dalla botanica alla medicina. Allora l’educazione ecologica deve sviluppare nei bambini e nei ragazzi, come in ogni cittadino, la consapevolezza di tutto ciò che ci unisce con il vivente, con l’ambiente che condividiamo con piante e animali, con microrganismi e superoganismi. Ma questo non basta, ci vuole una molteplicità di direzioni educative. Forse prima e dopo la conoscenza ci vuole l’esperienza diretta del mondo naturale, attraverso il nostro corpo e i nostri sensi. Fare esperienza sin da bambini degli elementi naturali come il mare, i boschi, la montagna, il brulicante habitat naturale è assolutamente indispensabile. La biosfera non è solo l’insieme di meccanismi chimici, fisici e biologici, ma un mondo che ci parla e ci coinvolge direttamente. Camminare nella natura, muoversi a contatto degli elementi nutre un’epica del quotidiano che nella sua semplicità ci parla di vita e bellezza. Sviluppare l’attenzione per tutti gli aspetti dell’ambiente naturale che pure sono presenti anche in città, è una pratica che apre i nostri occhi e nutre lo sguardo.

La conoscenza e l’attenzione implicano un nostro agire sul mondo, un fare esperienza attiva. Ma poi c’è anche l’altro risvolto. Contemplare il mondo, porsi in maniera passiva nei suoi confronti, farsi colmare dalla sua bellezza. Dare tempo alle cose perché ci parlino. Imparare dai bambini, che lo fanno spontaneamente, ad essere ricettivi nei confronti di aspetti semplici e apparentemente banali del mondo naturale circostante. Fermarci e sostare di fronte alla bellezza. Non fare nulla. Rimanere in ascolto.

Quindi la coscienza ecologica si nutre di momenti di azione ma anche di attesa, di studio e di contemplazione, di ricerca consapevole e di esperienza involontaria. C’è bisogno di scienza ma anche di poesia, per poter descrivere quello che si vede e si prova, per poter parlare di quello che si sente e si pensa. Come osservava D. Thoreau, di fronte ad un paesaggio boscoso, “per descrivere queste foglie si dovranno usare parole colorate”. Ci vorrebbero parole alle quali le cose stesse diano il loro consenso. parole autentiche, non corrotte dagli abusi mediatici. La poesia e l’arte curano la parola ammalata, aiutano a trovare parole non consumate per dire quello che abbiamo capito e quello che ci sta a cuore. Allora la coscienza coincide con la sensibilità e con l’empatia nei confronti di tutto ciò che vive.

Ma tutto questo non basta. Una coscienza, una sensibilità, un’esperienza, un’emozione, senza l’impegno per difendere tutto quello che amiamo e che vorremmo che altri amassero, non vale. Ci vuole l’impegno, la mobilitazione esistenziale per restituire potere alle persone.

Penso a questo vedendo che in Germania, in una manifestazione di migliaia di cittadini per impedire l’espansione di una miniera di carbone nel Nord Reno Westfalia, Greta Tunberg viene portata via di peso, sorridente quasi fosse uno scherzo, ma comunque portata via, dalla polizia. Anche in Germania, dove il partito dei verdi è il secondo partito ed è al governo, e dove sono state fatte scelte fondamentali contro i combustibili fossili, la leadership politica mostra i suoi evidenti limiti. Appare senza visione lungimirante e senza la determinazione necessaria, troppo sotto ricatto delle contingenze, troppo ondivaga, troppo timorosa di perdere consensi e incapace di porre all’elettorato le scelte irreversibili verso le quali indirizzarci. Anche nei casi migliori, la politica si mostra inadeguata ai tempi estremi che stiamo vivendo.

Nessun Commento

Inserisci un commento