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Mamme “al veleno” e padri improbabili: no ai cementifici inceneritori

Editoriale / 86

Mamme “al veleno” e padri improbabili ; no ai cementifici inceneritori

di Pierluigi Palmieri

 Monselice, Venafro, Galatina. Padova, Isernia, Lecce. Veneto, Molise, Puglia. La geografia ci dice che questi nomi si riferiscono a località, province e regioni collocate su un immaginario asse longitudinale dello “Stivale” che raffigura il Bel Paese in cui viviamo, quasi a disegnarne la colonna vertebrale.  Al  lettore  che si domanda a quale proposito li abbiamo messi insieme, rispondiamo che se ne è parlato in un Convegno tenutosi la scorsa settimana a Gubbio. D’acchito, dati i trascorsi storici delle città, si potrebbe  pensare ad una celebrazione, tra  città medievali, di cui la città umbra è l’emblema in discutibile, magari ad un confronto, propedeutico ad una joint venture  per sfruttare  a fini turistici i castelli di Monselice e Galatina l’anfiteatro di Venafro e la magica architettura eugubina.

Purtroppo no, dal convegno intitolato  “Un equilibrio compromesso” è emerso che il denominatore comune delle quattro città è l’inquinamento ambientale causato dalla presenza di cementifici in prossimità dei centri abitati.  Non è un puro e  semplice dato statistico, che in termini di inquinamento si potrebbe far rientrare nel calderone degli spregiudicati insediamenti dei “baroni” dell’industria. Il problema sta nel fatto che i “pennacchi”  delle ciminiere di queste industrie, che non fanno certo l’effetto panoramico del Vesuvio o dell’Etna, sputano da anni tossine e metalli pesanti che, come documentato nelle relazioni dei ricercatori delle Università incaricati dai Comitati nati nelle Città convenute a Gubbio, hanno inciso in maniera determinante sulla salute pubblica. L’uso dei rifiuti come combustibile ha portato ad una vera e propria trasformazione dei forni dei cementifici in veri e propri inceneritori.

A  Monselice, come ha riferito Francesco Miazzi del Comitato popolare “Lasciateci Respirare”, le battaglie giudiziarie e la mobilitazione popolare hanno portato a maggiori controlli ed a una riduzione parziale delle emissioni. Da lì arriva una prova “provata” della gravità del fenomeno delle emissioni: il riconoscimento da parte dell’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro ( INAIL ) di una rendita alla vedova di un operaio morto per un tumore ai polmoni.

Alessandra Caragiuli ha riferito che il Coordinamento Civico Ambiente Salute, ha ottenuto che le Autorizzazioni Integrative Ambientali (AIA) al Cementificio di Galatina, in precedenza triennali, vengano concesse con cadenza annuale per poter consentire verifiche più rispondenti alla realtà.

A Venafro è il Comitato “Mamme” Salute Ambiente ha segnalato che dopo l’insediamento del Cementificio, che è stato peraltro possibile grazie allo stanziamento di 35 milioni a fondo perduto, sono state riscontrate in forma crescente patologie allergiche nella popolazione, in particolare nei bambini, e tracce di diossina nel latte materno.” (simpatico lo slogan inventato per l’occasione “NON ROMETECI I POLMONI”.

Se aggiungiamo che, come ha riferito Miazzi, a Monselice oltre ai dati sulle patologie respiratori si riscontrano percentuali allarmanti sul livello di fertilità dei giovani che hanno raggiunto l’età di diciotto anni (40mil di spermatozoi rispetto alla media della regione di 68mil), e che sono state trovate tracce di metalli pesanti  nella placenta di una mamma di Gubbio,  il quadro di prospettiva si scurisce ulteriormente.

Ergo: padri improbabili e mamme “al veleno”-

  Gubbio detiene il triste primato di avere due Cementifici i cui uno pressoché all’interno del centro abitato, mentre l’uso dei rifiuti come combustibili si concretizzerà a partire dal 7 gennaio prossimo.

 Su questa testata abbiamo dato ampio risalto alla problematica attraverso la penna del nostro Raniero Regni, che nel suo pezzo odierno, che ha voluto titolare proprio “Un equilibrio compromesso” nella rubrica “Il Limite” di Centralmente-Quotidianoe Rivista, ha  riassunto i contenuti dei suoi pungenti interventi al Convegno. Riportiamo i link delle due sessioni dove sono rintracciabili unitamente a quelli degli altri relatori. Qui anticipiamo solo che, passando per citazioni che vanno da E. Mattei a Papa Francesco , Regni sottolinea che nel Convegno organizzato dall’Associazione NO CSS nelle Cementerie di Gubbio sono emerse “due visioni dell’economia, che nascondono due vere e proprie antropologie, due diverse visioni dell’essere umano: quella dell’Homo Economicus che cerca di massimizzare i profitti a scapito degli altri, mosso esclusivamente dall’egoismo acquisitivo, l’homo homini lupus, l’uomo che è una belva per l’altro uomo; l’altra è una visione di economia che fa del mercato non il padrone ma il servo dell’essere umano”.

Allora cI  dobbiamo  correggere, perché dal convegno qualcosa di “medievale” è emerso: il persistere del vassallaggio applicato dal potere economico (e politico) dominante attraverso uno pseudo “contratto” che offre lavoro  ( a pochi) in cambio di veleno (per tutti).

LINK di riferimento:

Articolo R. Regni La Rivista 86

UN EQUILIBRIO COMPROMESSO – Centralmente %

 

Convegno I sessione

https://www.facebook.com/concaeugubina/videos/457424189806192/?flite=scwspnss

Convegno 2  sessione

https://www.facebook.com/concaeugubina/videos/3061960673936247/?idorvanity=819884519088087&flite=scwspnss

Articolo Presentazione

https://www.centralmente.com/2022/12/02/170215/

 

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