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“LECTIO BREVIS” DOVEROSA PER IL 4 NOVEMBRE EDUCATORE

 

Editoriale / 81

LETIO BREVIS” DOVEROSA PER IL 4 NOVEMBRE EDUCATORE

di Pierluigi Palmieri

 Roma Piazza Venezia, altare della Patria, monumento al Milite Ignoto.

 Le bandierine  illuminate dai sorrisi dei bambini ingenui e comunque partecipi intrecciano i loro colori con quelli della scia disegnata dalle Frecce Tricolori che a velocità supersonica sbucano dal Colosseo,  lato Fori Imperiali .

 Il verde il bianco e rosso sfumano in un gigantesco arcobaleno scacciando le nubi che fino a qualche minuto prima avvolgevano il Vittoriano nella prima giornata di pioggia arrivata ad interrompere lo splendore delle ottobrate romane “annata 2022”.

 E’ il 4 NOVEMBRE giornata dedicata all’Unità d’Italia, alle Forze Armate e alla Vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Quest’ultimo evento ha  portato alla scelta della data in cui celebrare anche le altre. Infatti alle 15,00 del 4 novembre 1918, secondo l’armistizio sottoscritto dalle parti belligeranti, cessarono le ostilità di quel conflitto passato alla storia come il più massacrante di tutti i tempi.

Se andiamo nel particolare le statistiche ci dicono che i caduti italiani di quella guerra ammontano a 651.000. Questa  cifra è impressionante, ma che dire del totale delle perdite  che è indicato in 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili?! Trentasette milioni di esseri umani coinvolti in una tragedia, conclusasi quella volta con la vittoria dell’Italia sul campo. Un prezzo enorme per un esito a noi favorevole  arrivato sul “filo di lana” dopo che  un anno prima le nostre truppe avevano subito la pesante disfatta di Caporetto  .

Mi fermo qui con i riferimento storici perché ritengo che quanto accennato sia sufficiente  a giustificare il titolo di questo editoriale. Il mio “4 novembre educatore” vuole essere di supporto a quanti si stanno battendo per ripristinare l’annuale “FESTA NAZIONALE” trasformata nel 1977 in festa “mobile” dalla legge di riornino, appunto delle festività,  che ha fissato le celebrazioni per la prima domenica di novembre. Quest’anno 2022 quindi il 4 novembre si celebra il 6 novembre  (che è il giorno in cui sto scrivendo questo editoriale)! La cosa strana di per sé diventa complicata da comprendere  quando nel giorno giusto ( il 4) il Presidente della Repubblica e tutte le più alte cariche dello Stato vanno ad onorare il Milite Ignoto deponendo una corona di fiori a picchetto d’onore schierato ma soprattutto alla presenza delle scolaresche  a cui ho fatto riferimento all’inizio. Questi bambini festanti sono stati certamente informati sul significato della manifestazione, ma costituiscono l’eccezione e si possono considerare dei “privilegiati” per aver avuto l’occasione di assistere alla cerimonia protocollare, agli squilli di tromba in onore del Presidente, al “presentat’arme” e alla deposizione della corona, mentre risuonavano le note di La Leggenda del Piave , Ma gli altri, gli studenti del resto d’Italia sono rimasti in aula e probabilmente la loro stragrande maggioranza ha trascorso questo 4 novembre come un qualsiasi altro giorno di scuola. Ma il 4 novembre 2022 cade nell’anno in cui tutti i nostri studenti stanno subendo, con le loro famiglie, le conseguenze della guerra in atto in Ucraina a seguito dell’invasione russa. A casa sentono i genitori imprecare per le bollette di gas e luce che riportano cifre impossibili mentre il pieno di benzina per il loro motorino assorbe tutta la paghetta settimanale. Quelli, spero siano in tanti, che leggono i giornali e seguono le cronache in TV, sentono parlare di minaccia atomica e di uso di armi chimiche, mentre Francesco si sgola ad imprecare la pace, dialogo e fratellanza. In Bahrein , dove i cattolici sono appena il 10% degli abitanti. noto agli sportivi, più che per il suo petrolio e per le sue perle, perché lì si svolge il Gran Premio automobilistico di Formula 1, il Papa ha sostenuto, in presenza del Re del piccolo ma ricchissimo stato del Golfo Persico, che “nel nostro mondo, diventato da decenni un villaggio dove data per scontata la globalizzazione, è ancora per molti versi sconosciuto ‘lo spirito del villaggio’: l’ospitalità, la ricerca dell’altro, la fraternità”.

Ma nel suo discorso c’è un interessante passaggio pronunciato, non so quanto casualmente, il “3 novembre”, giorno in cui centoquattro anni fa venne sottoscritto l’armistizio della prima guerra mondiale. Nel testo  diffuso dall’ANSA, e peraltro  ripreso da non molte testate giornalistiche, ho riscontrato una considerazione  molto significativa, sul concetto di “vittoria”. Queste le parole di Francesco  “un pensiero speciale e accorato allo Yemen, martoriato da una guerra dimenticata che, come ogni guerra, non porta a nessuna vittoria, ma solo a cocenti sconfitte per tutti.

Un pensiero profondo e sicuramente condivisibile da quanti posseggono un minimo di buon senso, che però, alla luce di quanto da me esposto più sopra, potrebbe creare qualche perplessità, soprattutto se pensiamo all’enfasi positiva con cui, da più parti, si ricorda la Vittoria del 4 novembre. In quella data si pose fine al massacro degli italiani e dei milioni di uomini e donne appartenenti alle altre nazioni belligeranti.

Ma nella  cerimonia  tenutasi a Bari il Presidente Mattarella sembra voler sciogliere questa perplessità quando non usa la parola Vittoria Mattarella ha detto che  “diverse generazioni sono nate e cresciute in un Continente che sembrava aver cancellato non soltanto la parola guerra ma talvolta persino la sua memoria”. Ha anche manifestato l’intenzione di proporre il ripristino della festa nazionale sottolineando, forse con una sottile vena polemica, di aver ricordato  al Governo “alcuni mesi addietro” la necessità “di assumere in legge  completa e ufficiale la definizione  del 4 novembre Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”.

Allora mi permetto di fare una chiosa alle parole del Papa e del Presidente della Repubblica: nelle scuole di ogni ordine e grado in occasione del 4 novembre  fissare da subito la lectio brevis per celebrare la “vittoria”  (di cui siamo orgogliosi, ma che non vorremmo mai più conquistare sul campo); si ricordi alle nuove generazioni quanto la “Vittoria” sia costata in termini di sacrificio di vite umane; si susciti empatia con gli orfani, le vedove, le madri delle migliaia di soldati rimasti ignoti; si  forniscano informazioni sull’uso delle armi chimiche e biologiche; si ricordino Caporetto e Hiroshima esaltando il concetto di “armistizio” come sinonimo di pace; si auspichi  che l’armistizio si diffonda con la stessa dirompenza della pandemia!. Una doverosa lectio brevis da ripetere come una preghiera e seguita da una visita al monumento ai Caduti presente in ogni comune italiano, anche il più piccolo, dove lo sbandierare del verde, bianco e rosso  disegni in cielo lo spettro dell’arcobaleno .a scacciare definitivamente quello della guerra.

 

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