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RESISTERE,STUDIARE,FARE RETE, ROMPERE I C…

  • Il Limite / 75

Resistere, studiare, fare rete, rompere i c…

di Raniero Regni

“Resistere, studiare, fare rete e rompere i c…”. Questo è il programma che propone da sempre Goffredo Fofi, intellettuale impegnato, critico cinematografico, creatore di riviste famose, dai “Quaderni Piacentini” a “Gli Asini”, passando per “Linea d’ombra” e “Lo Straniero”. Intellettuale che potremmo definire genericamente di sinistra, ma una sinistra non marxista o comunista, ma tendenzialmente umanista e libertaria, quasi anarchica. Ma di un’anarchia nel senso in cui la intendeva A. Camus, riassunta nella formula, “né guidare né seguire”. Un intellettuale che conosce però tutta l’illusorietà della pura cultura, della pura erudizione, che può essere un lusso per non pensare, che può diventare addirittura una forma di “oppio dei popoli”, se non si concretizza in un’azione.

In questo senso Fofi ripropone da sempre il binomio mazziniano di “pensiero e azione”. Un pensiero senza azione è vuoto e sterile, un’azione senza pensiero è cieca e distruttiva. Insieme al suo allievo e amico Piergiorgio Giacchè, Fofi ha riproposto in una conferenza tenuta recentemente nella sua (e mia) città natale, Gubbio, la formula che propone anche alle nuove generazioni. Formula che aveva espresso in un bel docufilm a lui dedicato (Suole di vento), una specie di lunga intervista a chi come lui è stato protagonista della scena culturale dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, conoscendo e divenendo amico di tanti illustri nomi della letteratura e delle scienze umane, del cinema e della politica, sia in Italia che in Francia, sua patria di adozione. Fofi è un maestro, ma si può essere maestri solo se si è stati allievi di altri grandi maestri, solo se ci si è alimentati di altri grandi maestri si può avere qualcosa da dire. Veniamo al suo programma.

Resistere. Quello che si propone è appunto un’idea di resistenza di fronte alle ingiustizie, di fronte alle menzogne che vengono proposte oggi, a molti livelli. Rifiutare di essere degli schiavi compiacenti. Resistere attraverso un’azione impegnata, guidata da un pessimismo attivo, che non è né l’ottimismo della volontà e neanche della speranza, ma dell’azione. È quello che possono fare le minoranze in tutte quelle situazioni in cui ci si trova impegnati come, ad esempio, quella per la difesa della salute e dell’ambiente da ogni interesse economico. Minoranze che possono sempre diventare maggioranze.

Studiare. È chiaro che la cosa migliore che un maestro autentico possa suggerire soprattutto ai giovani è quella di studiare. Come recita l’etimologia di questo verbo, dal latino studere, “desiderare” di sapere. È questa la molla fondamentale anche di ogni critica. Infatti criticare il presente significa non solo andare contro il potere ma soprattutto tenere deste quelle domane che eccedono sempre le riposte. Sapere e far sapere, questo è il ruolo degli intellettuali, dei maestri autentici che sono persuasi veramente e onestamente delle loro verità come dei loro dubbi. Mantenere viva una sete forsennata di sapere su ogni tema che si ritiene importante, sottraendosi ai luoghi comuni e agli slogan. Tenere desta la critica, come diceva Prezzolini, ovvero l’atteggiamento di quelli che lui chiamava gli “apoti”, letteralmente quelli “che non la bevono”.  Sì, perché oggi essere stupidi è diventata una moda.

Fare rete. Ovvero collegare, come si è sostenuto anche in questa piccola rubrica, tutti quei gruppi e quelle persone che sono impegnati, ad esempio, nella salvaguardia dell’ambiente e del pianeta. Che sono molte ma spesso isolate ed anche logorate in un’azione locale individuale che dovrebbe invece collegarsi a livello più ampio, generale e persino globale. fare rete per poi magari scoprire di essere maggioranza. Ed oggi è possibile, lo si dica per inciso, perché le reti informatiche hanno questa duplice possibilità, che non è un destino: essere fonte di un potere centrale, oscuro, dittatoriale, della sorveglianza e della manipolazione planetaria, oppure permettere una comunicazione orizzontale, democratica e decentrata.

E infine, rompere i c.. Espressione un po’ volgare ma intraducibile, precisa e necessaria.  Protestare come hanno fatto i giovani del Friday for future in tutto il mondo lo scorso venerdì, per rivendicare il diritto ad avere un futuro. Ovvero provocare, irritare, non accettare, anche quando tutti lo fanno. Non giustificare la violenza e l’ingiustizia anche quando tutti lo fanno. Dire dei no, riscoprire un limite oltre il quale non si può andare, anche quando la convenienza suggerirebbe di dire dei sì e di guardare da un’altra parte. Ribellarsi, criticare, ostinatamente, cercare di capire e aiutare i più deboli. Perché l’alternativa è sempre e solo la barbarie.

 

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