HomeCulturaartiAI CONFINI DELL’IMPERO – SIENA MAGAZZINI DEL SALE

AI CONFINI DELL’IMPERO – SIENA MAGAZZINI DEL SALE

Volentieri ospitiamo la presentazione della mostra a cura dello storico e critico d’arte Beatrice Dotzo che, attraverso il testo critico, documenta la contemporaneità del lavoro di cinque artisti: Paola Dessy, Giovanna Secchi, Angelino Fiori, Marco Ippolito, Roberto Puzzu, dentro quella logica che si differenzia dalle altre categorie del sapere poiché non ha evoluzione progressiva ma, per fare “meglio”, in arte bisogna fare “altrimenti”, così, Beatrice Dotzo, definisce l’opera dei vari artisti come “un prodotto unico delle loro diverse intelligenze artistiche” e ne evita il confronto banale e generalizzato con il pozzo senza fondo e diversamente declinato del panorama artistico contemporaneo ( R.P.)

AI CONFINI DELL’IMPERO. NUOVE PERIFERIE DELL’ARTE CONTEMPORANEA  / SIENA- PALAZZO PUBBLICO, MAGAZZINI DEL SALE -15 LUGLIO 2022

di Beatrice Dotzo

Nella suggestiva cornice del Palazzo Pubblico di Siena, luogo istituzionale storico e prestigioso, è stata inaugurata il 15 luglio la seconda mostra del progetto “ Ai confini dell’impero. Nuove periferie dell’arte contemporanea”.  

Nel focalizzare lo sguardo sulle opere prescelte, inserite in perfetta armonia negli spazi scenografici de “I Magazzini del Sale”, sorge spontanea una prima considerazione: la mostra è sicuramente un’indagine sulla contemporaneità che si sviluppa secondo un paradigma storico sempre valido nel susseguirsi temporale degli eventi. L’allegoria del “Buono e del Cattivo Governo” di Ambrogio  Lorenzetti, collocata all’interno del Palazzo Pubblico, nella Sala della Pace, ci  riconduce infatti ad una riflessione essenziale: l’azione espressiva, i messaggi, il modus operandi dell’artista, nella sua dimensione storica e sociale, cambiano rapidamente nel tempo ma sono sempre veicolo propositivo per rimettere costantemente in discussione il proprio operato e la percezione sociale nella quale opera. Quell’allegoria che, nell’anticipare una mentalità “umanista”, segnava nel Trecento le premesse sui rischi per l’oggi e per il domani, assume ancora oggi il sapore di un’evidente modernità. Ciò ha fatto sì che nei ricorsi storici della nostra cultura convivessero passato e presente nelle prospettive di una comunità proiettata verso un prossimo futuro, con l’obiettivo dell’armonia e del buon senso. A Siena, nella seconda tappa di “Ai confini dell’impero” emerge, attraverso le opere in mostra, la narrazione della dimensione storica di alcuni dei fenomeni che riguardano la contemporaneità in Sardegna, volutamente inserita dentro il contesto della cultura artistica del territorio senese che, costantemente ne rivaluta i contenuti in un abile intreccio tra passato e presente, tradizione e innovazione. 

Il progetto dal quale scaturisce la mostra è supportato da una costante relazione con il fare contemporaneo, strutturato da premesse e obiettivi di rinnovamento attraverso una personale visione poetica della produzione formale di ognuno degli artisti in mostra. La documentazione di questa sperimentazione della contemporaneità, registrata dalla critica d’arte che ne documenta le staticità o i balzi in avanti, vive nell’opera dei nostri artisti: 

Paola Dessy, Giovanna Secchi, Angelino Fiori, Marco Ippolito e Roberto Puzzu. 

L’elaborazione di strategie progettuali innovative nei differenti campi espressivi, mediante specifici processi sperimentali intrapresi dagli anni Sessanta, coprono un ampio arco temporale nel quale, la città di Sassari, con il suo Istituto d’Arte, diventa riferimento sinergico nel confronto artistico nazionale. 

La contemporaneità, con le sue suggestioni spesso problematiche o contradditorie, è stata linfa vitale della loro crescita artistica, stimolando nel gruppo anche il desiderio del “viaggio” e dell’”evasione” per la conoscenza, obiettivo non facile data la complessità di una situazione geografica spesso marginale riguardo all’inclusività culturale. 

Oggi gli strumenti della ricerca estetica, anche supportati dalle nuove tecnologie multimediali, risultano essenziali nella consueta attitudine al superamento dei tradizionali confini formali di una prassi codificata. Le opere degli artisti in mostra sono frutto di quella sfera della ricerca formale nel contemporaneo che guarda con occhio attento e smaliziato alla realtà socio-politica-economica che li circonda senza, per questo, perdere di vista la ricchezza formale ereditata dal passato prossimo o remoto. Vanno lette quindi spoglie di retoriche prive di senso, ma con gli strumenti di quella espressività poetica nella quale non possono sussistere regole certe o vincoli che, d’altra parte, riguardano quasi esclusivamente il limite che, per gli artisti, rappresenta una sfida continua. Si tratta di un sondaggio degli umori ma anche di  nuove proposizioni dentro un contesto, funzionali ad instaurare nuove relazioni tramite un nuovo processo semantico accompagnato, con sapienza, dalla realizzazione di risultati formali bi-tridimensionali che prendono forma attraverso l’uso di materiali e ibridazioni tecniche, da far confluire in una nuova comunicazione dell’opera con l’esterno. Dal singolare rapporto, tra ciò che conosciamo e ciò che è da esplorare, emerge “stupore”, uno dei molti dati stimolanti e innovativi, tra i leitmotiv di questa mostra. Le correnti artistiche hanno spesso evidenziato la priorità della forma sulla materia, i nostri artisti rendono invece funzionale la materia alla forma, dove il progetto, “specchio fedele” della diversa creatività di ognuno, è il fil rouge di ognuna delle operazioni estetiche, quale analisi e di sintesi della materia, attributo di concretezza all’idea originaria in forma.

 

PAOLA DESSY

Nella sua ricerca affiora il determinarsi di un abile intreccio tra esperienze differenti, supportato da una notevole capacità tecnico-artistica. Il suo percorso si è evoluto dentro una sensibilità materica dove la ricerca ha trovato un preciso orientamento mediato tra i differenti campi espressivi: ceramica, incisione, scultura e installazioni caratterizzano la sua poetica, ispirata alle suggestioni e alle problematiche del mondo organico, oggi più che mai, attuali. 

GIOVANNA SECCHI

Da sempre ha messo al centro del proprio mondo espressivo il racconto di “Se”, attraverso l’uso della materia e le sue possibili implicazioni sperimentali. Sviluppa, in questo contesto, una ricerca impostata tra forma e colore, segno e luce che, la sapiente manualità, riesce a trasformare volutamente in forme dalla percezione plastica che, diventa palese, nello sbalzo su ottone, nel traforo laser degli acciai lucidati a specchio o manuale del forex e cartoncino dove si manifestano  le potenzialità del chiaroscuro.

ANGELINO FIORI 

La fertile sperimentazione pittorico-materica restituisce notevoli risultati sul piano formale e in quello semantico, ricco di significati poetici. Con un linguaggio metaforico e simbolico si apre in modo reiterato alle problematiche attuali degli esuli, segnati da una sorte infelice. La potenzialità del messaggio emerge dal suo racconto : le Pagine di preghiera, pagine che si ripetono ordinatamente a scandire formalmente lo spazio; Mare Nostrum, dove la struttura tridimensionale, segnata da spazi contigui, racchiude assembramenti di personaggi che, con le loro storie, li abitano come il mare che attraversano.

MARCO IPPOLITO

Privilegia al contrario la tridimensionalità nella sintesi tra forme geometriche, definita in parte dal colore acrilico, l’analisi sperimentale, condotta con particolare attenzione riguardo alla struttura compositiva, produce l’interazione tra le forme e lo spazio. Le sculture trovano la loro dimensione nella logica del gioco delle parti, ossia nell’incastro. Partendo dalla materia è possibile strutturare un oggetto artistico in grado di ribaltare la dimensione di una visuale esterna basata sulla percezione  astratto-costruttivista. Lo spazio artistico, del tutto autonomo e senza riferimenti ad alcuna realtà, diventa superficie tangibile da arricchire con forme e colori in una personalissima dimensione visionaria. 

ROBERTO PUZZU

Riconduce la propria progettualità all’evoluzione delle tecniche multimediali e alla loro interazione con quelle tradizionali. La sua ricerca in campo digitale indaga trasversalmente i valori culturali e comunicativi dell’arte e il continuo rinnovarsi mediatico mette l’artista in relazione con il proprio tempo, in sintonia o in discronia con esso. L’artista percepisce il rapporto con la contemporaneità in un singolare processo creativo: l’opera  deve rivelare la propria poetica nella forma e nella reazione con ciò che accade o che emerge dalla “realtà” come stimolo reattivo emozionale e spirituale proiettato nel presente, ma in costante evoluzione verso un prossimo futuro.

  

Nessun Commento

Inserisci un commento