Editoriale 46
Al Funerale dell’omertà sventolano le bandiere degli omertosi
di Pierluigi Palmieri
Oggi non posso esimermi dal mettere lo stigma sulla Manifestazione di protesta degli studenti del Liceo Majorana di Cosenza, salito alla ribalta della cronaca per le molestie sessuali di un professore di Matematica denunciate pubblicamente da diverse sue alunne. Dopo due settimane di occupazione della scuola i ragazzi hanno deciso di sfilare per le vie della loro città per rimarcare ancor più l’esigenza di fare chiarezza sulle omissioni, le leggerezze e l’inerzia della “burocrazia”, non solo interna al loro Istituto, di cui ho peraltro trattato nel mio precedente Editoriale ( v. numero 45 del 13/2/2022). Una sorta di “funerale dell’omertà”. Per questo motivo non posso che approvare l’iniziativa dei ragazzi, dalla quale però sono emersi due aspetti, uno politico e l’altro mediatico, che vanno disapprovati con fermezza perché, con l’ombra della speculazione, hanno messo a rischio gli sforzi dei ragazzi.
Quasi tutti i servizi dei giornali e delle TV hanno mostrato le bandiere formato gigante delle organizzazioni sindacali e perfino di un partito politico che sovrastavano la significativa cartellonistica realizzata dai giovani studenti, costituita prevalentemente da fogli in formato A4, A3 o al massimo da disegno geometrico e anche da cartoni da imballaggio recuperati alla meglio. Gli slogan degli studenti cosentini, come dimostrano le foto che ho selezionato per questo articolo, evidenziavano la difficoltà delle ragazze fatte oggetto di molestie e ricatti e denunciavano l’omertà dominante nella loro scuola, ma per essere letti dovevano essere “zoommati”.
L’omertà che nasce dal basso, in ambienti dove la paura prevale sul coraggio di dire la verità, è agli antipodi dell’etica, che a scuola dovrebbe farla da padrona, sia come prerogativa della professione docente sia come finalità educativa trasversale a tutte le discipline insegnate. A Cosenza purtroppo tra omertà ed etica ha vinto la prima. Da giornalista so bene che, in questa sede, approfondire gli aspetti tecnici potrebbe frastornare chi legge, ma da sindacalista di lungo corso sono costretto a ribadire che le procedure in vigore in materia disciplinare in ambito scolastico a cui ho fatto riferimento in precedenza, che nella scuola di Cosenza non hanno trovato la giusta applicazione, avrebbero potuto acquistare sostanza ed efficacia se i colleghi del molestatore, di fronte all’atteggiamento “buonista” della Dirigente Scolastica, nella loro veste di educatori, si fossero fatti carico del dovere di denunciare i fatti di cui, come è stato ormai conclamato, erano a conoscenza . Il Dirigente, a fronte della gravità dei fatti di cui è venuta a conoscenza, ha consentito al molestatore seriale di restare in servizio, quando ne avrebbe dovuto chiedere il licenziamento, grazie al silenzio assenso della classe docente tutta, dei componenti delle RSU, dei sindacati della scuola di riferimento che non hanno mosso paglia per chiamare in causa l’organismo competente per i procedimenti disciplinari, che pure esiste in ogni Ufficio Scolastico Provinciale (UCPD). Ecco perché quelle bandiere erano fuori luogo. Queste considerazioni non sono apparse nella gran parte dei servizi, anzi nella trasmissione del mattino di Rai Uno su esplicita domanda della conduttrice l’inviata da Cosenza ha “categoricamente” escluso ingerenze di forze estranee al Comitato Studentesco (“i ragazzi hanno fatto tutto da soli”), mentre sugli schermi continuavano a campeggiare i vessilli di chi per anni era rimasto a guardare. E’ stato dato ampio spazio nella Tv di stato alla rappresentante del Centro antiviolenza sulle donne e debbo dire che non poche perplessità sono sorte quando la signora ha “glissato” alla domanda con la quale l’inviata chiedeva di confermare che una della studentesse gli aveva segnalato le molestie subite a scuola.
Abbiamo anche appreso che una lettera di “autocritica” è stata inviata alle studentesse da un gruppo di loro docenti come pure della solidarietà di altri che attualmente insegnano in altre sedi. Ma i discorsi a posteriori di chi avrebbe potuto estirpare il bubbone alla radice purtroppo lasciano il tempo che trovano anche se in qualche modo servono ad attenuare la sofferenza psichica delle vittime della generale omertà. Tra queste c’è anche uno studente , che nel 2021 è stato “massacrato a sangue”, parole della madre, “nell’indifferenza generale” all’uscita proprio del Liceo di Castrolibero (un nome una marca e una garanzia!?!). Quello che si è evidenziato in questa vicenda è un enorme difetto strutturale del sistema scuola, che proprio per la sua fondamentale funzione educativa non ha ancora adottato un metodo di reclutamento dei docenti che dia rilevanza non solo alle competenze disciplinari, ma, in misura determinante all’equilibrio psicofisico e all’autocontrollo in estrema sintesi all’attitudine alla professione.
In ’Italia al 2012 ha introdotto la tutele per i cosiddetti “segnalanti” nel settore pubblico (i Whistleblower per l’Unione Europea) , con l’intento di “creare un sistema di protezione per i dipendenti pubblici che avessero segnalato irregolarità o illeciti all’interno dell’organizzazione pubblica in cui prestano servizio” e dal 2017 è stato emanata la legge sui WhistleBrowing che tutela anche i dipendenti delle imprese private (legge 30 novembre 2017, n. 179). A mio parere nella scuola la formula dovrebbe entrare a far parte del bagaglio di tutto il personale e in caso delle molestie dovrebbe essere strettamente collegata all’obbligo di denuncia. Per i danni che le molestie possono procurare la mancata denuncia dovrebbe essere equiparata alla omissione di soccorso in caso di incidente stradale. Gli “sbandieratori” di Cosenza saranno d’accordo?