HomeLa RivistaCultura&ArteSANDRA PIRAS E LA SUA CHIRONI 88. UN’ECCELLENZA DELLA SARDEGNA… DIMENTICATA!

SANDRA PIRAS E LA SUA CHIRONI 88. UN’ECCELLENZA DELLA SARDEGNA… DIMENTICATA!

La mia Sardegna, già granaio di Roma, ora ai confini dell’impero è ricca di occasioni perdute. Una delle tante, imperdonabili, è l’oblio nel quale è stata relegata Sandra Piras, figura intellettuale di spessore che nonostante l’apporto palese  e abbondantemente documentato fornito allo sviluppo delle arti figurative in Sardegna è discesa, in compagnia di un’altra figura carismatica titolare delle stesse azioni propositive, Mauro Manca, in un limbo oscuro, entrambi cancellati dalla storia.

  

Sandra Piras, per tutti affettuosamente “Sandrina”, nasconde una figura straordinaria di donna che, all’interno di un contesto sociale articolato e complesso, nella sua ancora quasi arcaica dimensione sociale, quello nuorese, seppe guardare con occhio attento alle evoluzioni  della contemporaneità nell’arte. Attraverso il suo spazio espositivo, la CHIRONI88, che prendeva il nome dalla omonima via che la ospitava, a cavallo degli anni 50 incomincia la propria attività espositiva coinvolgendo costruttivamente le amministrazioni comunali locali prima, quelle regionali in seguito, in un percorso che la vide  promotrice di importantissime manifestazioni d’arte. Tutto ebbe veramente inizio con una grande manifestazione  nazionale che vide premiato, nel 1957, Mauro Manca con la sua opera OMBRA DEL MARE SULLA COLLINA.  La premiazione di quell’opera in sintonia con la ricerca internazionale che, allora, era per l’Isola totalmente nuova e incomprensibile agli occhi dei più rispetto alla produzione artistica isolana suscitò , fra gli addetti ai lavori ,polemiche feroci che si trascinarono per anni. Il sodalizio con Mauro Manca fu forte e produttivo per i condivisi interessi di entrambi in un sodalizio che ebbe fine solo con la prematura scomparsa di Manca.

L’anno dopo, nel 1958, Manca, ricevette l’incarico di direzione del prestigioso istituto statale d’arte di Sassari, sino al allora diretto dal pittore Filippo Figari, ed immediatamente ne reindirizzo, con particolare veemenza verso l’allora contemporaneità, i linguaggi poetico-espressivi sino ad allora sconosciuti alla scuola che, pur nel suo indiscutibile valore didattico, era ripiegata accademicamente su se stessa scevra e lontana dalla conoscenza dei prodotti culturali della contemporaneità, fatta salva la figura d’artista di Eugenio Tavolara che dentro altri percorsi del contemporaneo era anche lui impegnato alla promozione di una nuova produzione che ridisegnasse l’artigianato artistico dell’Isola e che favorì in tutti i modi il passaggio di direzione fra Figari e Manca. Funzionalmente a quanto teorizzato Mauro Manca crea attorno a se, a Sassari, all’inizio degli anni 60, un gruppo al quale diede il nome di REALTA’ NUOVA, antesignano nell’Isola, primigenie di qualsiasi altro movimento creatosi in seguito che divenne anche, in parte, l’ossatura didattica della scuola diretta da Manca e che solo qualche anno dopo, con l’inclusione di altri componenti, si trasformò nel più conosciuto GRUPPO A. Tutto ciò per comprendere il fil rouge che contemporaneamente Sandra Piras tesseva .

La sua galleria divenne, a partire da quegli anni, una sorta di cenacolo dove per quaranta anni si sono celebrate esposizioni dei più bei nomi del panorama artistico nazionale, internazionale e dell’Isola con l’apporto critico di personalità importanti come quello di Passoni o di Michel Tapìes. Promosse anche processi di fidelizzazione di una clientela scelta, favorendo la possibilità di un collezionismo e di una storicizzazione degli artisti dell’Isola, sino ad allora semisconosciuto  e, favorendo in questa fase, la promozione del lavoro degli artisti rappresentati dalla sua galleria.

Il suo duro lavoro sempre scevro da provincialismi o senso di inferiorità verso le più celebrate realtà nazionali ed internazionali, in quel periodo, ancora impegnate in stupide diatribe fra figurazione e non figurazione, lontane dalla comprensione dell’arte come linguaggio espressivo e potenziale contenitore di entrambe e di più, si misurò con due necessità culturali primarie: quella di costruire un circuito e veicolare nel territorio le esposizioni promosse dalla sua galleria e quella di censire l’operare artistico del territorio.

La prima prese la forma di una strettissima collaborazione con altre due importanti gallerie che, nel frattempo, erano sorte nell’Isola: quella di Anouk Van De Velde , LA DUCHAMP a Cagliari e IL BASILISCO del pittore Francesco Tanda a Sassari, nelle quali circolarono mostre internazionali quali la Pop-art inglese, americana, italiana.

In tutto questo fare,  Sandrina, era anche una buona penna che non faceva mancare, attraverso i due quotidiani più rappresentativi dell’Isola LA NUOVA SARDEGNA e L’UNIONE SARDA, i suoi interventi critici rispetto a manifestazioni artistiche considerate inutili quando non dannose e contro politiche culturali nazionali e regionali considerate insufficienti.

In questo clima e sempre nel perseguire l’idea di una tracciabilità  e di una archiviazione conoscitiva della produzione artistica sarda contemporanea  prese la forma, nel 67, una mostra  nazionale  denominata ironicamente BIENNALE, seguita a cavallo degli anni 80 sempre nello stesso spirito una mostra, delle allora tre provincie sarde, riservata alle ARTISTE donne per valorizzare e restituire  pari dignità con quello maschile al loro lavoro, mostrandone la matura professionalità. 

Solo qualche anno dopo, nel 1984, l’indagine si allarga a tutti gli artisti della Sardegna con una manifestazione, epocale per il territorio isolano, che sotto il patrocinio della Regione Sardegna prese corpo e venne denominata XXV anni di pittura in Sardegna a cavallo dell’Autonomia. La mostra curata da un giovane Salvatore Naitza ordinario di arte contemporanea presso la facoltà di lettere di Cagliari e Sandra Piras che ne è stata la testa e l’anima, segnò il punto della situazione artistica dell’Isola.

Credo inoltre che la città di Nuoro non avrebbe costruito il Museo Arte Moderna senza l’impulso propulsivo di Sandra Piras che, per tutti gli anni della sua vita, si è battuta perché le amministrazioni pubbliche, quella nuorese in particolare, si alfabetizzassero e comprendessero e considerassero l’arte come bene primario possibile fautore di ricchezza non solo spirituale, tanto che l’inaugurazione della struttura espositiva ospitò due mostre importanti: quella dello spagnolo basco Chillida e quella un artista della galleria fra i più vicini a Sandrina, Gino Frogheri.

Non basterebbero cento puntate di questa nostra rubrica settimanale per raccontare tutte le manifestazioni delle quali fu iniziatrice ma, su una di quelle mai citate nelle pubblicazioni che riguarda la scomparsa,  anch’essa nell’oblio del dimenticatoio, dedicata alla celebrazione dello scrittore Salvatore Cambosu e del suo libro Miele Amaro, organizzata assieme all’artista Maria Lai nel paese di Orotelli che, nello stesso periodo, insieme ad altre manifestazioni d’arte, si concretizzò soprattutto nella costruzione di una strada, dove nel segno del favo, elemento portante nel racconto di Cambosu venne costruita, ex novo, una strada.  Gli elementi a forma di favo che si incastravano l’uno nell’altro raccoglievano al loro interno il racconto di ognuno degli artisti invitati alla sua realizzazione che, per riguardo alla storia, noi ricordiamo: Gino Frogheri, Giovanna Secchi, Antonello Cuccu, Paola Dessy, Aldo Contini.

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