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Recupero del monumento e omaggio alla memoria dell’artista TEOFILO PATINI

Post della settimana/26

Non è la prima volta, non sarà neppure l’ultima, che un grande artista, una persona di spessore culturale, venga posto nel dimenticatoio proprio nelle terre di origine. Questa sorte è toccata negli anni passati proprio al Divino Poeta, Dante, che fu cacciato da Firenze. Questa brutta e poco edificante circostanza è stata raccolta dall’attuale Sindaco di Firenze. Studiata nei minimi particolari, analizzata con appropriate ipotesi e sintetizzata in una brillante iniziativa. Infatti, ha programmato di mettere in piedi una solenne manifestazione per onorare la memoria di Dante, porgendo le personali scuse, quelle dell’Amministrazione Comunale e dell’intera Città per la indecorosa cacciata del poeta da Firenze. E’ una bella trovata di sapore, umano, sociale, culturale e, perché no, anche turistico. L’evento, infatti, provocherà un effetto domino nella mentalità internazionale, fornendo importanti notizie ai megafoni della promozione turistica e culturale, destando la curiosità e l’attenzione di quelle masse che ancora non conoscono tutte le potenzialità toscane.

Anche la nostra Amministrazione, la nostra città, la Provincia, la Regione potrebbero prendere spunto dall’azione del Sindaco di Firenze per rendere un doveroso omaggio alla memoria del grande figlio d’Abruzzo TEOFILO PATINI(Castel di Sangro 5 maggio 1840 – Napoli 16 novembre 1906) .

Certamente non si tratta di chiedere scusa al pittore per l’espulsione dalla terra natia. Non si è verificata. Ma non possiamo certamente dire, a cuor leggero, che lo abbiamo trattato molto bene. Abbiamo consentito a qualche facinoroso di abbattere il monumento di Piazza del Teatro. Si narra che la statua fu trascinata in giro per la città, senza che nessuno ponesse fine a quello scempio indecoroso. Si disse che era stata abbattuta per ricavare dalla fusione della stessa il metallo per la costruzione dei cannoni. Non era una statua gigantesca di enorme peso. Non avrebbe potuto produrre metallo per un cannone, forse per qualche piccola mitraglia. Ma, così non fu. Una persona affidabile, un amico di famiglia che lavorava proprio all’interno di Palazzo Ardinghelli (poi Cappelli), mi disse che un giorno mi avrebbe fatto vedere una cosa importante. Infatti, una volta aprì una porta che dava sul cortile interno e immetteva in uno scantinato.

Buttata in un angolo, senza alcun rispetto, giaceva quel che restava della statua di Teofilo Patini. Non ho mai avuto motivo di dubitare della veridicità di quella rivelazione. Da quell’anno, però, non ho più avuto notizia di quella statua. Inoltre, per aver dipinto nel 1896 “Cristo crocifisso” con i piedi appaiati, anziché sovrapposti, nella cappella della Basilica di San Pelino a Corfinio, fu perseguitato dalla Chiesa e sottoposto a giudizio legale. Grazie alla perizia di un medico riuscì a dimostrare al Collegio Giudicante che la sua teoria, di cui era stato sempre assertore, rispondeva alla verità e, perciò, il Tribunale lo assolse dall’infamante calunnia dei religiosi. Forse un’azione combinata e sinergica tra Comune, Provincia e Regione potrebbe restituire alla memoria di Teofilo Patini la dignità del monumento, riposizionandolo nella piazza iniziale, cioè Piazza del Teatro. Magari la statua potrebbe avere dimensioni più consistenti, visto che oggi il bronzo non viene più usato per la costruzione di attrezzature belliche. La manifestazione, ben organizzata, potrebbe avere una risonanza nazionale, data la notorietà dell’artista.

( Facebook- 30 settembre 2021 Fulgo Graziosi)

    

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