Sebbene la vocazione liberista mi spinga a considerare il mercato come unico regolatore della vita delle imprese debbo invocare, in simile frangente, l’intervento dello Stato per mettere fine ad una competizione viziata da fattori di potenza e da una evidente concorrenza sleale esercitata da Air France e Lufthansa. Queste due compagnie pur ricevendo sostanziosi aiuti di stato, come del resto tutte le altre compagnie di bandiera, con impudenza hanno chiesto alla Commissione Europea di eliminare la concorrente Alitalia con lo scopo non solo di dividersi le spoglie ma di rimanere come players principali nella competizione turistica post covid che si annunzia già da ora ricca di utili sia diretti che indotti . Ma l’importanza di avere una nostra compagnia di bandiera va ben oltre l’aspetto puramente economico essendo in corso una competizione geopolitica sull’orientamento dei flussi turistici dalla quale non possiamo rimanere fuori pena la emarginazione dell’intero settore legato alle vacanze. Alitalia quindi deve essere giocoforza rilanciata connettendola in modo sinergico con tutti gli altri mezzi di trasporto (ferrovie, linee su gomma, taxi), con le agenzie di viaggio e con la rete enogastronomica di eccellenza al fine di trasformare il flusso turistico in flusso di capitale, tenendo sempre a mente che l’intero settore, tra movimenti interni, esterni ed indotto, vale quasi il 20% del PIL.
Tutto questo è auspicabile non solo per conservare la nostra italianità ma anche per evitare di buttare al vento i 12 miliardi di Euro già spesi nel tempo .
La rubrica tornerà sul tema Alitalia, ma ovviamente non trascurerà di mettere il “becco” sulle altre voci del restante 80% del Prodotto Interno Lordo e sull’attualità economica e finanziaria con particolare riguardo ai temi inerenti il risparmio e gli investimenti.