HomeSanitàCovid Abruzzo, l’esperto molto preoccupato: “Lockdown necessario, ma…”

Covid Abruzzo, l’esperto molto preoccupato: “Lockdown necessario, ma…”

Tantissimi casi da analizzare e telefonate che arrivano fino al laboratorio per chiedere di fare un tampone. La preoccupazione c’è ed è la prima cosa che ci dice il professor Liborio Stuppia, direttore del laboratorio di Genetica molecolare-Test Covid-19 dell’Universita’ di Chieti, intervistato dall’agenzia di stampa Dire in merito alla diffusione della variante inglese in Abruzzo e al conseguente aumento dei casi.

Quella che stiamo vivendo è la prima ondata della nuova variante più che una terza ondata” afferma “che colpisce soprattutto i giovani che a marzo erano chiusi in casa con il lockdown”.

“Ne serve un altro?”

Clinicamente sì, ma sappiamo che ci sono anche gli aspetti sociali, economici e psicologici. La decisione è politica, ma lo stop and go non mi sembra abbia portato benefici sotto nessun punto di vista”.

Vedremo presto la doppia mascherina, assicura, ma basta a negazionismo e dietrologie.

– Professore i dati sono chiari: la variante inglese sta colpendo dei giovani anche in modo grave, ma si è sempre detto che clinicamente non ci sono grandi differenze con il Covid che abbiamo conosciuto tra prima e seconda ondata. Ma è davvero cosi’?
Sicuramente stiamo vedendo una differenza nell’età media delle persone positive all’infezione. Però è anche vero che quando abbiamo iniziato l’anno scorso i giovani erano mediamente chiusi in causa tra lockdown e chiusura delle scuole, per cui i tamponi li facevamo soprattutto sui pazienti sintomatici e per lo più anziani e operatori sanitari. Poi abbiamo avuto il ‘libera tutti’ di questa estate e lo “stop&go” delle scuole. E’ chiaro che i giovani sono diventati, rispetto a prima, più esposti e proprio perché in genere hanno sintomatologie più lievi sono dei diffusori maggiori. Sono quelli che escono di più, si riuniscono di più. Non so dire se è il virus che colpisce di più o sono loro che si espongono di più al contagio“.

– A proposito di lockdown. Molti quelli che lo stanno chiedendo a cominciare da Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, per arrivare al direttore generale della Asl 2 Thomas Schael che lo chiede per i Comuni dove si registra il maggior numeri di contagi. Ce n’è bisogno?
Dal punto di vista sanitario sì. Non ci sono dubbi. Ma ci rendiamo conto dei problemi sociali, economici e psicologici. Se prendiamo il mero dato sanitario è ovvio che, fatto bene, il lockdown è la cosa che ci fa stare più tranquilli. E’ una scelta politica che deve riuscire a bilanciare le varie esigenze. Quello che posso dire è che questa tecnica dell’apri e chiudi non mi sembra ci abbia portati molto lontani. A mio parere se in autunno si fosse fatto un lockdown ora saremmo in un’altra situazione. Anche perché mi pare che quello che è stato fatto fino ad ora non abbia rilanciato l’economia. Probabilmente si sono fatti una serie di compromessi che non hanno portato benefici ne’ da un punto di vista sanitario, ne’ da un punto di vista economico”.

– Professore nessuno lo dice, ma possiamo dire di essere di fronte ad una terza ondata?
Mi verrebbe da rispondere quand’è che siamo usciti dalla seconda. Se noi dovessimo considerare solo i positivi della versione originale del virus oggi staremmo vedendo i risultati benefici delle chiusure fatte a Natale. Ma dato che i contagi, con la variante, stanno risalendo, piu’ che di una terza ondata, parlerei di una nuova ondata dovuta alla variante”.

 E’ chiaro che la variante inglese abbia una maggiore trasmissibilità. Alla luce di questo le misure di contenimento che sin qui siamo stati chiamati a seguire (distanziamento sociale, igienizzazione delle mani e uso delle mascherine) sono sufficienti o ci sono altre accortezze che possiamo seguire per evitare questa mega-diffusione?
Le misure in linea di massima rimangono le stesse, ma vanno applicate. La gente deve stare attenta. Questa crescita dell’infezione dovuta alle varianti può richiedere un intervento da un punto di vista centrale. Da una parte ci sono i comportamenti da seguire su cui al momento c’e’ grande caos e ci sarebbe bisogno di un richiamo; dall’altra ci sono le scelte drastiche. A decidere il lockdown non è l’individuo, è la politica. Prima di tutto, dunque, andrebbero ribadite le norme di comportamento. Molti chiedono se gli italiani sono indisciplinati o meno. Non c’e’ un’unica categoria, ma mai come in questo caso li numero degli indisciplinati puo’ causare problemi sanitari seri a tutti gli altri”.

– Aperto, come ormai da inizio della pandemia, il discorso relativo ai contagi nelle scuole. In Abruzzo molte hanno chiuso, pensiamo a Pescara dove oggi si deciderà sulla proroga della sospensione delle lezioni. In aula, ad oggi, ai ragazzi si fanno indossare le mascherine chirurgiche, ma alla luce della situazione attuale e la grande diffusione della variante inglese, non sarebbe il caso di passare alla Ffp2 anche tra i banchi?
Ora come ora molti stanno proponendo la doppia mascherina. Questo perché la Ffp protegge gli altri, mentre la chirurgica protegge chi la porta. Mettendole entrambe si potrebbe contenere la diffusione e credo che questa sarà la ‘moda’ che vedremo presto”.

– Restando sulla variante inglese. C’e’ una prova di efficacia dei vaccini? Inglese?
Ho letto fino a due ore fa i dati sperimentali e il Pfizer e’ efficace. Il dato epidemiologico pero’ lo si vedrà più avanti. Abbiamo troppi pochi vaccinati, parlo del secondo vaccino. Bisognerà vedere nel tempo quanti eventualmente si possono re-infettare e monitorare come è andata la produzione di anticorpi in quelli che si re-infettano. Non tutti i vaccinati sono uguali per cui bisognerà capire se c’e’ protezione ubiquitaria oppure no. Sulla tempistica per avere il dato, non mi piace giocare con le sfere di cristallo. Credo che questa analisi si potrà fare quando inizierà la vaccinazione sulle fasce di età più giovani, quelle cioè riferite a persone che escono di più e interagiscono di più. Qualche mese sicuramente ci vorrà”.

– Diverse le varianti che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Dobbiamo aspettarcene altre?
E’ come una lotta per il territorio. Tutte sono in competizione tra loro. Ora vediamo quella inglese che mangia il ceppo originale e lo sta scalzando. Se ci saranno varianti con maggiore infettività lo vedremo. Se avremo varianti più aggressive, ma meno infettive queste tenderanno a scomparire. Se avremo varianti più infettive queste tenderanno ad affermarsi. E’ una vera e propria corsa alla colonizzazione dell’individuo. I virus mutano tantissimo. Non hanno un sistema per riparare le loro mutazioni, per cui hanno tantissime mutazioni nella stragrande svantaggiose per cui si estinguono. Se invece ne trovano una vantaggiosa, per loro ovviamente, quella e’ destinata alla diffusione’.
 
– Professore lo studio che state portando avanti ha già dimostrato come il 50% dei nuovi casi sia dovuto alla variante inglese. Cos’altro si può dire del lavoro che state portando avanti?
Vorrei dare un segnale positivo parlando di quanto sta avvenendo. Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile che i laboratori riuscissero ad andare dietro alle mutazioni di un virus quasi in tempo reale. Quello che si sta facendo in Italia e’ ammirevole. Riusciamo a tracciare e seguire: e’ uno sforzo pazzesco. Non mi piace che ci si dica che stiamo terrorizzando. Lo dicono anche alcuni politici. Noi diamo informazioni. Se mi chiedono com’e’ la situazione io rispondo che e’ da attenzionare.
Noi segnaliamo, non vogliamo preoccupare, ma allo stesso tempo non possiamo dire che e’ tutto come prima, perché una nuova variante c’e’. Quello della tecnologia e’ un beneficio straordinario, utilizziamolo senza che le informazioni vengano demonizzate. Prima dicono agli scienziati che sono una casta, poi se parliamo ci attaccano. Diteci cosa dobbiamo fare. Siamo stanchi di dietrologie e negazionismo”.

Fonte: Agenzia DIRE.

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