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Politica,Economia&FINANZA / 75

OGGI SI VOTA?

di Mario Travaglini

La domanda contenuta nel titolo non è retorica. E neppure ironica. E men che mai provocatoria. E’ l’amara constatazione  espressa in forma interrogativa per richiamare l’attenzione di coloro che oggi si recano alle urne sulla questione politica del nostro Paese, a più riprese severamente criticata dal Prof. Palmieri e dal sottoscritto sia per la inconsistenza delle proposte e sia anche per l’alto tasso demagogico delle stesse. L’aspetto più preoccupante è che non c’è alcuna traccia di una idea, di una sana contrapposizione tra progetti ancorché diversi ma dibattuti con serena e civile determinazione; non c’è una opinione che sfida urbanamente un’altra opinione senza sopraffare o negare l’altra. Una campagna elettorale assurda che si è svolta non sui media ma principalmente sulle piattaforme social dove, lo sappiamo bene, la denigrazione è di casa; essa è stata condotta, mi si passi la metafora sportiva, utilizzando, oltre ogni limite, la tattica del “catenaccio” con il solo intento di picchiare gli avversari, spesso e volentieri con affermazioni apodittiche se non addirittura assolutamente infondate.

Meravigliarsi  è fatica inutile  perché i protagonisti di questa politica, ovvero i candidati, sono il frutto avvelenato di un trentennio di scelte gattopardesche che hanno finito per nauseare gli elettori.  Aggiungo anche  che chi ha avuto la costanza di seguire gli interventi dei leader e dei maggiorenti dei vari partiti ha  trovato anche il modo di divertirsi come abitualmente avviene in teatro ma senza pagare il biglietto. Le occasioni sono state diverse. Ha iniziato il  Cavaliere, il quale, assecondando il suo istinto di venditore di fumo, si è lasciato andare ad una promessa, tra tutte le altre la più roboante, che assicurerà ai Pensionati un assegno mensile minimo di mille euro. Non potevano essere da meno né il segretario PD né  Salvini, i quali, tra le altre cose,  hanno promesso di assegnare ai giovani di diciotto anni ben  diecimila euro quale premio per la raggiunta maggiore età (il primo) e la sospensione o l’abolizione fino ad un certo importo delle cartelle esattoriali (il secondo). Ma chi davvero si è superato è stato il  già due volte Presidente del Consiglio in versione giallo-verde e giallo-rossa che, in un  momento di euforia legato ad una stabilizzazione dei sondaggi, è arrivato a promettere il rinnovo del reddito di cittadinanza praticamente a tutti, compresi i parlamentari non rieletti (sic!); i tirocinanti saranno pagati per imparare a lavorare, mentre le donne madri avranno diritto ad una pensione anticipata. Sarà, infine possibile  riscattare gratuitamente anche il periodo universitario (e perché non anche quello che va dalle elementari fino al diploma ?) .

 Sembra che niente sia cambiato dai tempi in cui gli indiani della Columbia Britannica praticavano l’uso del potlach, efficacemente illustrato dal Professor Palmieri qualche anno fa sulle colonne del sito di Civiltà Italiana (https://www.civiltaitaliana.eu/osservatorio/osservatorio-fisco/un-commento-al-quo-vadis-del-presidente-travaglini/).  I doni, allora come oggi, anziché connotare la lungimiranza e la potenza dei donanti, finiscono per mettere a nudo la loro inconsistenza, la loro debolezza e la loro pelosa convenienza, determinando per coloro che li ricevono uno status di sottomissione, portandoli, forse anche ingenuamente, a divenire sudditi e servi dei primi.

Piuttosto che approfondire temi impegnativi che riguardano il benessere quotidiano dei cittadini, come, per esempio,  la scuola, la sanità, i trasporti, la giustizia, la burocrazia, l’occupazione, si gingillano in sterili e cacofoniche polemiche da cortile, utili solo a distogliere l’attenzione  dalle questioni cruciali, prima fra tutte quella economica che nel volgere di qualche mese assumerà una connotazione esplosiva per le note  carenze di approvvigionamento delle fonti energetiche. Silenzio assoluto  sulla legge elettorale con la quale oggi di vota e sulla sua necessaria ed urgente modifica.  Silenzio assoluto anche su come ridare ai cittadini il ruolo centrale nella scelta degli eletti, oggi mortificati anche per una riduzione dei deputati e senatori a cui tutti i partiti hanno passivamente partecipato. Invocare oggi l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, come fa l’On. Meloni, è un esercizio piuttosto autoritario che non basta a dare alla nazione la sicurezza che esso sia un atto di efficienza istituzionale, in grado di  apportare benefici  a tutto il sistema paese. A tal proposito ritengo però ingiustificate le sgangherate motivazioni che il PD oppone al progetto, peraltro fino a qualche mese fa d’accordo anche sul maggioritario, perché è di tutta evidenza che l’orizzontalità della nostra Costituzione non è più in grado di assicurare una capacità decisionale che resti al passo con i tempi essendo obbligata ad accettare momenti di verticalità sempre più frequenti (vedasi Monti e Draghi). La verticalità delle  decisioni è oggi necessaria non solo  per evitare il declino del Paese ma occorre che sia messa  con coraggio al servizio dei cittadini per ridurre il debito pubblico, per avere più influenza  nelle relazioni internazionali e sui tavoli  delle contrattazione nazionali.  Ma, intendiamoci, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica  non potrà mai risolvere tutti i problemi istituzionali che il nostro Paese si trascina dietro da decenni se non accompagnata da una serie di altre riforme elettorali quali, per esempio, il passaggio ad un sistema maggioritario a turno unico (sistema inglese), il ripristino parziale del numero di deputati e senatori riportandoli a 475 (i primi) e a 232 (i secondi), cosi come istituito con il Mattarellum del 1993 nel rispetto di tutte le rappresentanze territoriali. Ci sarebbe ancora molto da dire ma per ragioni di spazio mi debbo fermare qui. In ogni caso, buon voto a tutti !

 

 

 

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