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CANOVA FRA INNOCENZA E PECCATO

MART DI ROVERETO sino al 18 apr 2022 , a cura di Beatrice Avanzi e Denis Isaia.

Di solito si arriva a Rovereto passando per l’autostrada che la collega velocemente a Verona. Ma vista la straordinaria bellezza del territorio consiglio a tutti coloro che hanno la possibilità di una mezza giornata in più l’uscita dall’autostrada ad Affi e la percorrenza della vecchia strada di collegamento per Trento SP11 che vi farà scoprire un l’incantevole paesaggio non percepibile dall’autostrada, incastonato fra alti rilievi che costeggia per molti chilometri, circondato da vitigni che promettono vini d’eccellenza. Difatti, durante il percorso, fra le tante opportunità eno-gastronomiche è possibile fermarsi a pranzo in una tenuta, quella della Cantina Roeno che, oltrechè produrre uno squisito spumante denominato “ MATTI”, f ornisce anche la possibilità di un pasto delizioso tipicamente trentino e, volendo anche ospitalità alberghiera….ma questa potrebbe essere l’inizio di un’altra storia.

Rifocillati e felici entriamo, quindi, al MART di Rovereto, la meravigliosa architettura di Botta, in visita alla mostra di Canova. La percezione immediata che se ne ha è il pregevole lavoro di sistemazione delle opere: la loro collocazione suona in una musica di assieme armonica dove l’intuizione della mostra pensata da Vittorio Sgarbi si tramura in realta.

Con la sua opera Canova ha incarnato l’ideale di una bellezza eterna, fondata su principi di armonia, misura, equilibrio, affermandosi come massimo esponente del Neoclassicismo italiano. La sua ricerca, ricca di rimandi al passato, si apre al futuro, lasciando in eredità un ideale estetico che continua a vivere fino a oggi.
Con oltre 200 opere la mostra indaga come questa eredità abbia influenzato i linguaggi contemporanei, presentando alcune tra le più significative esperienze artistiche nel campo della fotografia e della scultura, alla ricerca di un ideale di bellezza che lungo il percorso espositivo trova declinazioni diverse: dall’imitazione alla celebrazione, fino alla messa in discussione e alla negazione: globalmente il senso della narrazione e l’interazione dell’opera di Canova con artisti contemporanei della scultura e della fotografia si realizza.

La perfezione di alcuni dei gessi originali, segnati in superficie dalla collocazione dei chiodi di riferimento, utili all’artista per la realizzazione delle opere definitive in marmo, suggerisce la lettura delle forme dentro il nostro metro e fare contemporaneo esaltandone la morbidezza della forma plastica e testurizzandone l’insieme. Notevole, come già accennato, la ricerca fotografica laddove i punti di vista realizzano altre prospettive o consistenze formali differenti, indicando e ricostruendo percorsi alternativi per la lettura delle opere. Personalmente, senza per questo mettere in dubbio la validità dell’opera in quanto tale, ho qualche dubbio sull’inserimento nell’insieme dell’opera decorata con una “tattuazione” che restituisce, sempre a mio modestissimo avviso, una immagine che, pure nella sua contemporanea attualità, mal si relaziona  con il contesto della esposizione poichè  portatrice di un linguaggio non consono all’insieme dell’esposizione, che banalizza con cineserie la narrazione e la purezza e l’armonia delle forme voluto e cercato da Canova nelle sue opere, senza fornire ulteriori suggerimenti interpretativi.

Per tutti i lettori interessati forniamo il link per assistere alla visita guidata alla mostra dai curatori Beatrice Avanzi e Denis Isaia https://youtu.be/Rr945i4wlHA

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