HomeLa RivistaUSO DEL BENDAGGIO FUNZIONALE NELLA PREVENZIONE DEI TRAUMI DISTORSIVI DEL GINOCCHIO NEL PATTINAGGIO ARTISTICO

USO DEL BENDAGGIO FUNZIONALE NELLA PREVENZIONE DEI TRAUMI DISTORSIVI DEL GINOCCHIO NEL PATTINAGGIO ARTISTICO

Benessere / 128

di Giuseppe Mazzocco

Il lavoro ha gli indubbi meriti di aver “indicato” il bendaggio funzionale per uno sport minore (il pattinaggio artistico) e di aver accoppiato alle tecniche di contenzione un capitolo di “complementi tecnologici e riabilitativi”. Nel testo, inseriamo una sequenza fotografica di un bendaggio di base.

L’opera non solo non toglie nulla agli interventi di protezione con le bende, ma completa, sicuramente, l’orizzonte del percorso riabilitativo, indicando i modi più razionali, con lo specifico degli esercizi, per recuperare la completa funzionalità motoria della parte interessata.

Al centro del lavoro è stato posto il ginocchio, perché nel pattinaggio è l’articolazione che, più di tutte, viene stressata dal gesto atletico. L’Autore dedica il primo capitolo ai riferimenti anatomici dell’arto inferiore (aspetti ossei, muscolari ed articolari), mentre, col secondo, ne riporta, brevemente, i riferimenti biomeccanici (assi e piani di movimento, gradi di flessione ed estensione, azione rotante). Il lavoro prosegue con la descrizione dei traumi distorsivi del ginocchio, in relazione ai compartimenti (interno, esterno e centrale), ed un elenco chiarificatore dei segni clinici, che fanno riconoscere le diverse patologie.

Il quarto capitolo (il bendaggio funzionale) “apre” l’area tematica specifica con la seguente definizione: “il bendaggio adesivo di contenzione dinamica, bendaggio funzionale, è un supporto molle e deformabile che ha la proprietà di proteggere strutture capsulo-legamentose e/o muscolo-tendinee da sollecitazioni meccaniche lesive o potenzialmente tali, senza impedire o limitare l’attività motoria fisiologica dell’arto corrispondente”.

L’Autore riporta, quindi, gli indirizzi dei moderni trattamenti fatti col bendaggio funzionale (protezione delle unità motorie, con la garanzia del movimento funzionale, per eliminare i rischi dell’inattività ed esplicando un atto non solo terapeutico, ma sicuramente preventivo).

Il bendaggio assicura stabilità articolare, anche durante i movimenti energici, e può essere confezionato e rinnovato in qualsiasi momento. È, inoltre, poco ingombrante e lo si può personalizzare in relazione al tipo di costituzione fisica o al gesto atletico. Ha funzioni meccaniche (sostegno e scarico, stabilizzazione attiva o passiva) e protettive aspecifiche (antalgica e psicologica).


Il bendaggio funzionale, a detta dell’Autore, protegge, sostiene e scarica in maniera selettiva le parti di un’unità funzionale (come un’articolazione); guida la motilità, permette le sollecitazioni funzionali ed impedisce i movimenti esterni.

Nella tecnica di base, l’autore annota che si ricorre a bende anelastiche quando è preminente l’esigenza di impedire movimenti (instabilità articolare post-traumatiche), e si usano quelle elastiche quando è preminente quella terapeutica e quando di deve, solo, limitare l’escursione.

L’Autore ricorda, ancora, come esistano due tipi di bendaggio (quello muscolare e quello articolare) e come, quest’ultimo, preveda due sistemi di “cerottatura” (di sostegno e stabilizzante), e dà, per ognuno di essi, esempi ed indicazioni.

I sistemi di sostegno articolare servono a rafforzare la funzione di contenzione capsulo-legamentosa; si possono usare sia nastri anelastici, applicati di volta in volta, che quelli elastici, messi con volute continue.

I sistemi stabilizzanti ad X, invece, esplicano, con l’effetto tirante, la funzione anti-deviazione dei capi articolari; si usano per la protezione del cattivo allineamento femoro-rotuleo; per la protezione del varo-valgismo o per quello delle torsioni e per il blocco dell’instabilità antero-posteriore del ginocchio.

Il capitolo sulle indicazioni elenca il bendaggio preventivo, quello post-traumatico e quello riabilitativo, dettando le norme generali d’esecuzione (materiali, preparazione della parte, scelta della benda e modalità applicative).

L’Autore ricorda come, prima di un bendaggio, la pelle debba essere pulita ed asciugata, con la tricotomia fatta con cura, ed elenca i pericoli e gli inconvenienti del bendaggio: perdita della stabilità (materiale scadente, massa adesiva avariata, errori di avvolgimento), errata esecuzione (giri troppo stretti o troppo larghi, cingoli strozzati), azione irritativa della sostanza adesiva (turbe circolatorie, dolore, inibizione nervosa, edema da stasi linfatica e venosa) e lesioni del mantello cutaneo (piaghe, vescicole ed edemi cutanei). La pelle, è detto a chiare note, può reagire per ipersensibilità, irritazioni meccaniche e chimiche e deve essere curata anche dopo la rimozione delle bende.

Due le principali indicazioni del bendaggio adesivo per il ginocchio: ginocchio a rischio (articolazione libera da patologie in atto, ma con condizioni predisponenti) e ginocchio post-traumatico (instabilità antero-mediali, antero-laterali e femoro-rotulee).

Le controindicazioni all’uso del bendaggio funzionale ricordano la rottura muscolare completa, le contusioni massive, le miositi, gli ematomi, le lesioni muscolari con emorragia, le affezioni reumatiche, la rottura dei legamenti, le lussazioni non ridotte, la gotta, le fratture e le lesioni ossee.

Il quinto capitolo, composto come un atlante iconografico (foto e didascalie specifiche), è interamente dedicato alla tecnica di bendaggio funzionale del ginocchio, con figure in bianco e nero, ma molto esplicative. Segue, come detto nelle premesse e con la stessa impostazione fotografica, il capitolo dei complementi tecnologici e riabilitativi.

Il lavoro si presenta agile, di facile consultazione e ben impostato.

Nessun Commento

Inserisci un commento