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Chinesiologia riabilitativa in acqua per soggetti portatori di handicap psico-fisico (seconda parte)

Benessere / 125

Chinesiologia riabilitativa in acqua per soggetti portatori di handicap psico-fisico ( seconda parte)

di Giuseppe Mazzocco

 

  Il lavoro è un esempio vero della necessità, da parte del mondo del massaggio, di conoscere cosa c’è dietro un’altra professione.

   Per creare un’interfaccia con un altro protocollo “terapeutico” e per far crescere il livello degli stimoli della rieducazione funzionale, per soggetti portatori di handicap psicofisico, bisogna affidarsi all’informazione ed allo studio, con ricerche e confronti.

   È necessario, da parte del massaggio, conoscere altri aspetti del complesso mondo del recupero funzionale per dare maggiore incisività ad ogni nuova azione.

   La Commissione giudicatrice del premio nazionale Anatripsis ha scelto il lavoro in oggetto perché, per il mondo delle tecniche manipolative, l’esperienza che viene riportata è sicuramente preziosa per la possibilità di preordinare interventi specifici nel campo del recupero con il mezzo acqueo.

   Dopo brevi note storiche sulla posizione sociale del soggetto portatore di disabilità nel corso dei tempi, l’Autrice affronta i problemi dell’handicap fisico e psichico, con le innumerevoli caratteristiche e le tante problematiche. Parte dal presupposto, quindi, che il “disabile, nonostante le sue limitazioni, ha le stesse esigenze primarie dei suoi coetanei” ed elenca le affezioni più frequenti (dando, per ognuna di esse, una scheda). Cerebrolesioni (tetraplegia, paraplegia, diplegia, emiplegia, monoplegia), spasticità ed amputazioni. Fra gli handicap con prevalenza di deficit psichici riporta la sindrome di Down, i ritardi mentali (oligofrenia ed insufficienti mentali propriamente detti), le psicosi e le gravi turbe emotive (autismo, schizofrenia organica e non organica), i disadattamenti di origine motoria, i difetti dell’atteggiamento, i disturbi della coordinazione dinamica, le difficoltà di apprendimento scolastici, i disadattamenti di origine psico-affettivo, l’epilessia e le turbe dell’udito.

   Successivamente, alle schede tecniche di queste forme di handicap, l’Autrice apre il capitolo della riabilitazione dandone una prima definizione (“riabilitare un soggetto significa ricostruire o ripristinare tutta la sua persona, sia fisicamente che psicologicamente”) ed enuncia gli effetti specifici della terapia in acqua, sia sotto l’aspetto fisiologico che sotto quello piscologico. Esegue, quindi, l’analisi di questi effetti nei vari “campi” (ortopedia, traumatologia, reumatologia, neurologia, cardiologia e pneumologia) e ne sottolinea le controindicazioni.

   La struttura della metodica, cha l’Autrice presenta nel lavoro, viene “distinta in quattro fasi, all’interno delle quali si riconoscono dieci punti, che vengono usati nella riabilitazione di tutti i soggetti, con qualsiasi handicap”. Le fasi, con i relativi punti, sono: fase dell’aggiustamento mentale (punti dell’aggiustamento e dello sganciamento), fase del recupero dell’equilibrio (punti del controllo della rotazione verticale, della rotazione orizzontale, della rotazione combinata e dell’inversione mentale), fase dell’inibizione (punti dell’equilibrio come immobilità e dello scivolare lungo la turbolenza), fase della facilitazione (punti della progressione semplice e del momento di base). Molto dettagliato appare l’esame delle fasi e dei punti: esposizione arricchita da semplici, ma significativi disegni che illustrano le varie posizioni del corpo nel “dialogo terapeutico” con l’acqua.

   Il lavoro continua con un capitolo sul livello progettuale e sulla programmazione individuale, con la descrizione e l’illustrazione degli esercizi praticati in acqua: prese, trasporto, posizioni di equilibrio, azioni di compenso, controllo della rotazione.

   L’Autrice dedica una parte specifica del lavoro al gioco, spiegandone dettagliatamente le realizzazioni ed illustrandone fotograficamente le esecuzioni. La prima parte si chiude con la presentazione di altri esercizi di ambientamento, per l’educazione della respirazione, per il galleggiamento e per i primi scivolamenti. Un particolare rilievo viene dato, con specifiche note, alla rieducazione dell’audioleso, con l’indicazione sia degli esercizi a secco, sia in ambiente acquatico.

   Adattati momenti di massaggio, sicuramente, potrebbero essere inseriti in questa fase. Ai tecnici delle manipolazioni spetto il compito di riflettere e di studiare quello che, fino ad ora, non è stato fatto o si è fermato a livelli di “proposta accademica”.

   Questo lavoro è stato scelto, anche, per i nuovi aspetti che, sicuramente, “accende” per le tecniche del massaggio e per le integrazioni tematiche che facilita fra scienze motorie riabilitative e la massofisioterapia.

   (Continua con la terza parte)

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