
L’evento, dopo le tappe di Ca’La ghironda a Bologna e quella della Domus Pauperum a Perugia, si sposta a Como nella prestigiosa sede del Broletto. Il testo critico della mostra è a cura del critico e storico dell’arte Beatrice Dotzo di cui pubblichiamo il testo di presentazione della mostra. (R.P)
AI CONFINI DELL’IMPERO. NUOVE PERIFERIE DELL’ARTE CONTEMPORANEA
di Beatrice Dotzo
La mostra“ Ai confini dell’impero. Nuove periferie dell’arte contemporanea” giunge a Como, penultima tappa di un progetto che documenta l’attualità della ricerca artistica in Sardegna, diventando testimone del rapporto con un passato storico che consegna alla contemporaneità esperienze e relazioni in evoluzione. Negli spazi attraenti ed evocativi del Broletto, messi a disposizione dal Comune che condivide le finalità degli aspetti innovativi della mostra, si concretizza quindi un percorso in grado di evidenziare al meglio le peculiari espressioni dei singoli artisti, potenziandone l’innovazione nel campo della ricerca. I loro linguaggi, sempre più caratterizzati da una dilatazione del campo visivo al di fuori di declinazioni codificate, confermano ancora una volta un comune denominatore: la volontà di esplorare a fondo mondi poetici differenti ma condivisi per una rilettura storica attuale di qualsiasi fenomeno.
Il gruppo, che opera da sempre in chiave sperimentale, rielabora con processi innovativi il rapporto con la materia interagendo con i differenti campi espressivi: pittura, scultura, incisione si risolvono in ibridazioni con singolari e inediti apporti di materiali inconsueti, ben distanti dalle tecniche tradizionali.
Paola Dessy esprime la sua grande passione per la natura nel suo ciclo di generazione e rigenerazione di contenuti, valorizzando la propria espressione estetica con un linguaggio attuale, al passo con i tempi. I suoi motivi tendono all’astrazione nel processo di composizione – scomposizione di elementi vegetali arricchiti da un cromatismo vivo e vibrante, esempi di un singolare rapporto osmotico con l’ambiente in cui si sovrappongono tecniche differenti in un abile Work in Progress. Giovanna Secchi conferma invece una progettualità rigorosa che si fonde con una manualità sapiente e ricercata. Raffinate composizioni in ottone, elaborati trafori sull’acciaio accentuano la simbiosi tra il segno inciso e la materia, mentre nella pittura l’evidenza del colore determina lo spazio diventando pura materia di luce.