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IL SOGNO GLOBALISTA È MORTO?

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IL SOGNO GLOBALISTA È MORTO?

                                                                                                                di Mario Travaglini

 

Cosa è successo esattamente al vertice dei BRICS (1)  tenutosi a fine agosto in Sud Africa? La risposta è  sono successe molte cose, con conseguenze importanti per il sistema monetario internazionale e la geopolitica in generale. Ritengo che i dettagli più importanti della storia non sono stati riportati dai media, anzi spesso sono stati sepolti sotto i soliti titoli ad effetto o confusi con  notizie poco pertinenti o addirittura fuorvianti.                                                 Dopo aver dedicato diverse ore di studio al comunicato ufficiale di 26 pagine pubblicato dopo la chiusura dei lavori sono arrivato alla conclusione che pur essendo un buon documento di riferimento  è soprattutto pieno di frasi diplomatiche e buone intenzioni. Evoca “rispetto e comprensione reciproci, uguaglianza sovrana, solidarietà, democrazia, apertura, inclusività, rafforzamento della collaborazione e del consenso”. E’ facile constatare che si tratta di formulette diplomatiche standard che possiamo facilmente trovare in quasi tutti i comunicati degli incontri internazionali multilaterali. Mettiamo da parte  Il documento ufficiale e andiamo all’osso per portare alla luce informazioni reali. Riassumendo, i BRICS hanno ufficialmente accettato di ammettere sei nuovi membri nel gruppo. Si tratta di Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Argentina ed Egitto. Questi paesi diventeranno membri dei BRICS dal 1° gennaio 2024. Si tratta del primo cambiamento nella composizione del gruppo da quando il Sudafrica ne è stato ammesso nel 2010.

Ora che il varco è stato aperto è ragionevole aspettarsi che molti altri paesi in lista d’attesa (sono più di 20 al momento) saranno ammessi negli anni a venire, compresi attori economicamente potenti come la Turchia. Queste ammissioni sono state oggetto di negoziazioni non sempre facili e rapide: la Cina ha fortemente spinto per l’inclusione dell’Arabia Saudita poiché il regno è il suo più grande fornitore di petrolio, l’India si era inizialmente opposta, prima di accettare, in cambio del sostegno della Cina all’ammissione dell’Iran, che è un suo stretto alleato, il Sud Africa ha fatto pressioni sul gruppo affinché includesse un altro membro dell’Africa sub-sahariana, il che spiega l’inclusione dell’Etiopia, il Brasile voleva assicurarsi che il Sud America non fosse trascurato e così ha negoziato l’ammissione dell’Argentina, che è uno dei principali partner commerciali del Brasile, l’Egitto sembrava un’ulteriore scelta ovvia, sia per l’importanza commerciale e strategica del Canale di Suez, ma anche per gli stretti legami storici con la Russia, risalenti agli anni ’50. Infine, gli Emirati Arabi Uniti rappresentano un importante centro finanziario (una considerazione chiave nello sforzo di dedollarizzazione) e si inseriscono perfettamente nel portafoglio di produzione petrolifera di Arabia Saudita, Iran e Russia, oltre ad essere la chiave finanziaria nel processo di di dedollarizzazione.

Alla fine sono stati tutti soddisfatti ed  il consenso è stato totale,completo e  sottoscritto. Aggiungendo l’Arabia Saudita al gruppo, i BRICS ora possono contare su due dei tre maggiori produttori di petrolio del mondo (Russia e Arabia Saudita). L’inclusione degli Emirati Arabi Uniti e dell’Iran accanto all’Arabia Saudita e alla Russia rende i BRICS un OPEC di fatto potenziato, capace,a questo punto, di stabilire i quantitativi da produrre ed influenzare meglio il prezzo del barile. Un ulteriore considerazione da fare riguarda il peso che la popolazione complessiva dei BRICS potrà avere in futuro, ammontando a 3,6 miliardi, ovvero il 45%  di quella dell’intero pianeta, senza contare che l’organismo domina anche la produzione e il commercio di un lungo elenco di risorse naturali, tra cui cereali, soia, terre rare, uranio, titanio, alluminio e oro. Nel documento ufficiale non poteva essere scritto, e questo per ovvie ragioni di opportunità, che il cartello andrà a possedere due dei tre più grandi arsenali di armi nucleari al mondo (Russia e Cina) delineando un potere che va ben oltre le semplici misurazioni della produzione o della popolazione. E’ vero che  la Marina americana domina ancora i mari, ma dopo che i collegamenti di trasporto tra Shanghai, Rotterdam e Amburgo (vedasi mio precedente articolo SCHMUTZIGES TANZEN del 13 novembre 2022) saranno completati ed attivati il dominio globale su terra e mare sarà schiacciante. In breve: sia in termini di popolazione, armi, produzione economica, energia, risorse naturali o superficie terrestre, i BRICS sono ora in grado di sfidare il G7 e le altre economie sviluppate per far sentire la propria voce nella geopolitica, nell’economia e nell’ordine globale. Questa sfida diventerà più tangibile man mano che i BRICS acquisiranno nuovi membri in futuro. Le linee di battaglia tra l’Occidente e il “Sud del mondo” sono ormai tracciate. Questo è un mondo multipolare come non se ne vedeva dal 1991, alla fine della Guerra Fredda.

Poco sopra ho accennato alla dedollarizzazione. Mi sembra un processo inevitabile perché dall’altra parte c’è un piano per creare una nuova valuta globale BRICS, che servirebbe prima come valuta tra i membri, poi come valuta di riserva, infine come valuta sostitutiva del dollaro. Il documento finale del vertice è quasi completamente silente su questo punto. Esistono alcuni riferimenti positivi ai rispettivi ruoli della Nuova Banca di Sviluppo (NDB) e del Contingent Reserve Arrangement (CRA), ma si tratta di entità esistenti e non segnano nuove iniziative. Il fatto che la nuova valuta globale non sia stata menzionata in questa dichiarazione pubblica non significa che non sia stata discussa in privato. Verosimilmente la ragione risiede nel fatto  che non è stato raggiunto alcun accordo. Tutto questo è perfettamente comprensibile perché la Cina sogna ancora di rendere lo yuan una valuta globale e di creare una sorta di “petroyuan”, l’India sta ancora spingendo affinché la sua rupia sia accettata più ampiamente nel commercio bilaterale, mentre il Sudafrica ha poca voce in capitolo non essendo un attore globale significativo in questo dibattito. Solo Russia e Brasile sembrano determinati a creare una reale alternativa al dollaro per il commercio e le riserve globali. Tutti questi punti di domanda dovranno prima o poi avere risposte. Per il momento è  importante notare che la dimensione di un’unione monetaria è fondamentale per il suo successo. L’euro è un esempio perfetto. Venti paesi attualmente utilizzano l’euro come valuta nazionale. L’euro è anche una valuta di riserva globale (con circa il 26% delle attività di riserva denominate in euro) perché è liberamente convertibile in dollari statunitensi e in altre valute di riserva come il franco svizzero, la sterlina britannica e lo yen giapponese. Questo è il motivo per cui l’espansione dell’adesione ai BRICS è parte integrante della visione di una nuova valuta globale. Progettare e lanciare una nuova valuta significa poco senza un ampio gruppo di partner commerciali disposti ad adottarla e ad utilizzarla negli scambi quotidiani. L’adesione di nuovi membri ai BRICS rappresenta un passo importante verso la creazione di questo grande gruppo e, quindi,  un passo essenziale verso l’adozione di una nuova moneta globale destinata a competere con il dollaro, o addirittura a soppiantarlo. Il processo è iniziato. Il sogno globalista è morto.

(1) acronimo utilizzato per indicare Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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