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ESTATE? TUTTI A SCUOLA. SONO LE “MAMMEDIMERDA” LE EREDI DI GENTILE?

Editoriale / 123

ESTATE? TUTTI A SCUOLA

SONO LE “MAMMEDIMERDA” LE EREDI DI GENTILE?

                                                                                                                      di Pierluigi Palmieri

 Prego i lettori di non meravigliarsi del titolo che ho attribuito a questo editoriale. Credo che a quelli che seguono le vicende scolastiche non sia sfuggita la notizia della pressione, che alcuni gruppi di opini0ne, creati da genitori illuminati, stanno facendo da tempo sul governo per la revisione del calendario scolastico.. La questione con annessi e connessi di tipo sociologico, economico e perfino pedagogico è stata oggetto anche di una petizione su Change.org, che ha ottenuto  diverse migliaia di firme, a riprova dell’interesse dei cittadini per la problematica. Il principio proclamato, che ne è alla base, stabilisce che “ I figli non sono solo una responsabilità dei genitori; sono anche una responsabilità della società, che deve contribuire alla loro educazione e custodia”.

Queste parole non suonano nuove alle orecchie di chi scrive, che ha masticato a lungo il dettato costituzionale del nostro paese, che tratta la scuola e la famiglia  per contribuire alla sua applicazione  nella normativa scolastica e nei contratti di settore.  Agli art. 29,30,31 della Costituzione, da sindacalisti della scuola, abbiamo fatto riferimento ogni qual volta, a livello regionale  e/o nazionale, si è trattato di affrontare le criticità “storiche” e quelle legate alle emergenze più disparate che, tra l’altro in Italia non ci siamo mai fatte mancare, per tentare di superarle attraverso il necessario rapporto di stretta collaborazione tra scuola e famiglia. Con un non proprio utopistico progetto intitolato “La scuola incontra lo sport” ebbi modo di sottolineare la necessità di sostituire la dicitura “scuola-famiglia” con quella “famiglia-scuola”. Un’inversione non solo lessicale, emblematica di una convinta volontà di porre lo status economico, sociale, genitoriale, in sintesi l’ambiente familiare, vissuto dagli educandi all’attenzione degli educatori “altri” che operano in ambito scolastico. La famiglia come primo soggetto dell’educazione è un postulato incancellabile, e il fondamentale ruolo della scuola sta nell’affiancarla e sostenerla e solo eccezionalmente surrogarla. “Non tutti i genitori hanno le competenze pedagogiche necessarie per educare i propri figli, ed è per questo che gli insegnanti svolgono un ruolo cruciale”, ha dichiarato Francesca Fiore nell’intervista pubblicata su Orizzontescuola.it . Alla signora , mamma di due figli (12 e 10 anni), riconosco il merito di voler mettere il dito nella piaga del sistema “colabrodo” della scuola italiana, ma in me ha ingenerato il dubbio che sia una discendente del Signore di La Palise. Mi spiego, la nostra Costituzione  afferma il diritto-dovere dei genitori di mantenere, istruire ed educare figli. L’art. 30 Cost., in particolare, enuncia tre principi fondamentali:

  • l’uguaglianza dei diritti dei figli, senza distinguere fra i nati in costanza di matrimonio e quelli nati fuori dal matrimonio.

  • il dovere e il diritto dei genitori di occuparsi dei figli, con riferimento non solo all’adempimento dell’obbligo alimentare, ma anche alla loro crescita;

  • il dovere dello Stato di integrare, qualora se ne ravvisi la necessità, l’azione dei genitori;

Il nocciolo della questione sta qui. L’applicazione pedissequa di questi tre principi risolverebbe tutti i problemi, ma la semplice enunciazione del dovere di integrazione da parte dello Stato, lapalissiana appunto,  lascia il tempo che trova. Si chiede non solo di prolungare la durata dell’anno scolastico a tutto il mese di giugno, ma anche di creare le condizioni per consentire ai bambini e ai ragazzi di frequentare centri estivi organizzati dallo Stato per non acuire le disuguaglianze sociali. Si sottolinea che attualmente la gestione dei figli durante la pausa estiva è diventata una questione sempre più spinosa per le famiglie italiane: mandare i bambini ai centri estivi comporta un onere economico non indifferente, creando una frattura tra chi può permettersi attività estive formative e chi no. Chi aderisce a questa tesi adduce anche  motivazioni pedagogiche avvalorando la teoria del fenomeno “summer learning loss”, secondo la quale la lunga pausa estiva può portare anche alla perdita di competenze cognitive e relazionali nei bambini. La proposta più drastica è quella del tempo pieno diventi un’opzione obbligatoria offerta dagli istituti per tutti gli studenti fino ai 14 anni.”. Il Ministro Valditara, che da quando si è insediato dà l’impressione di voler aderire  ad ogni sorta di sollecitazione che proviene da gruppi più o meno organizzati, ha dichiarato salomonicamente che sui centri estivi si potrebbe lasciare la libera scelta ad insegnanti e famiglie. E’ un modo come un altro per lasciare irrisolto il problema di fondo. Le famiglie agiate sceglierebbero i centri più organizzati e costosi e i figli “altri” rishierebbero la ghettizzazione “organizzata”

Alle carenze pedagogiche di una parte delle famiglie si sopperisce non solo intervenendo sui discenti, ma andando incontro a genitori e nonni con una sistematica informazione partendo da una “alfabetizzazione” in tema di comportamenti e relazioni, non facendo mancare il supporto di efficienti servizi sociali a livello territoriale. Le riforme non si fanno sull’onda emotiva della protesta e delle petizioni. La strada, sul metodo e anche sulla sostanza, ce l’ha mostrato a suo tempo Giovanni Gentile, Dobbiamo pensare che visto che in proposito è stata pubblicata anche una “Fenomenologia”, con l’appoggio di Valditara, la piattaforma “Mammadimerda” (fondata dalla Signora Fiore) ne sia l’erede legittima?  

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