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I bendaggi funzionali nella prevenzione dei traumi alla caviglia nel giocatore di Basket ( parte seconda)

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I bendaggi funzionali nella prevenzione dei traumi alla caviglia nel giocatore di Basket  ( parte seconda)

di Giuseppe Mazzocco 

      La diffusione del bendaggio funzionale moderno, scrive l’Autrice nel suo lavoro, ha trovato delle vere basi bibliografiche e tecno-culturali (quasi delle “modalità d’uso”) in pubblicazioni abbastanza recenti. Le prime, relative a questa metodica, si possono trovare nel 1958 quando si parlò di “cerotto” come mezzo terapeutico nel mondo sportivo americano. Nel 1963 Richard Mc Corkle diede alla stampa una tesi intitolata “Studio sugli effetti delle tecniche di bendaggio adesivo sulla funzionalità della caviglia”. Nel 1972 Cerney pubblicò il “Complete back of athletic taping technics”: primo libro che forniva nozioni basilari sulla tecnica del taping. In Olanda, nel 1977 venne fondato un “Gruppo di lavoro sull’applicazione di bende e nastri adesivi” ad opera di un pool di medici e di fisioterapisti. In quel paese ed in Europa la diffusione di questa tecnica si ha ad opera del fisiochinesiterapista e tecnico della nazionale olandese di calcio e di ginnastica artistica Jack Van Unen. In seguito, altri paesi organizzarono delle diverse scuole con varianti nella realizzazione e nei concetti applicativi. La tecnica olandese è basata sull’immobilizzazione parziale, che si colloca tra il bendaggio compressivo generale ed il bendaggio per l’immobilizzazione completa, con apparecchio gessato. In Italia si è diffusa, principalmente, la tecnica del “bendaggio a mobilizzazione contenuta”, mentre in Francia è molto più sviluppata l’“immobilizzazione elastica-anelastica”. In realtà, tali tecniche non differiscono di molto né dall’uso dei materiali, né nella tecnica di base. È la “contenzione morbida o soffice” che è diventata oggettivamente indispensabile per la prevenzione e la terapia di moltissime piccole patologie della gestualità sportiva.

   Per di più si è diffusa, sulla scia di quanto avviene da parecchio negli USA (soprattutto nel mondo del basket professionistico), una vincolante “regola” delle compagnie assicurative che stabilisce, soprattutto in caso di traumi che cadono spesso in recidiva, che non viene riconosciuto alcun indennizzo all’atleta se questo, al momento dell’incidente, non è protetto dal bendaggio preventivo.

   Dopo queste note di aggancio con la realtà, che dimostrano la indispensabilità ortesica del bendaggio funzionale nel mondo dello sport, l’Autrice, con chiarezza di scelte tematiche e con una forma essenziale, riporta dei precisi riferimenti anatomo-funzionali specifici della caviglia, in relazione alle gestualità del basket, da cui trarre un danno. Le distorsioni, soprattutto quelle provocate da movimenti in estrema inversione, colpiscono prevalentemente il legamento peroneo-astragalico e possono essere causate da: arresto brusco in palleggio, arresto per tiro in sospensione, ricaduta dall’alto ed uso di calzature incongrue.

   Il lavoro in esame riporta, altresì, indicazioni per i trattamenti dello stesso evento traumatico, con riferimenti tecnici espressi in maniera molto precisa. Per il caso appena ricordato, per esempio, si raccomanda l’applicazione di ghiaccio e la realizzazione di bendaggio elastico adesivo con più ancoraggi sul retropiede, valgizzando il tarso. Vengono ricordati, ancora, le fratture malleolari, da traumi in inversione ed in eversione; le sindromi posteriori ed anteriori della caviglia; le tendinopatie dell’Achilleo.

   Questi rischi vengono catalogati in rischi di natura esogena ed endogena, rapportati a condizioni oggettive e soggettive, per arrivare, alla fine, a dettare” delle norme di prescrizione generale (uso di una buona scarpa e bendaggio preventivo, soprattutto nei casi di ricaduta in situazione traumatica).

   Il lavoro continua con l’analisi del tipo di rischio mio-articolare, che i dinamismi del basket possono provocare e chiude con un interessante capitolo con la descrizione tipologica del giocatore di pallacanestro e con le percentuali di infortuni a cui il giocatore stesso è soggetto: 46% di distorsioni, 24% di fratture, 12% di contusioni, 5% di ferite, 5% di lussazioni, 4% di lesioni multiple e 4% di lesioni muscolari. I distretti articolari più soggetti a traumi sono, principalmente, l’articolazione tibio-tarsica, il ginocchio, le inter-falangee e le metacarpo-falangee. Da questi dati si capisce perché l’Autrice ha scelto di prendere in esame l’articolazione della caviglia e di trattarla con il bendaggio funzionale. Altrimenti chiamato “bendaggio adesivo di contenzione dinamica”, può essere considerato un supporto molle e deformabile, con la specifica proprietà di proteggere strutture capsulo-legamentose e/o muscolo-tendinee da sollecitazioni meccaniche lesive o potenzialmente tali; la sua applicazione, sicuramente, non arreca impedimenti o limitazioni marcate all’attività motoria dell’arto corrispondente.

   La stabilizzazione meccanica viene realizzata con l’uso di nastri inestensibili, applicati in maniera sovrapposta o incrociata e usati come “tiranti”. È il concetto dell’antagonismo meccanico che, mantenendo in detensione solo la parte traumatizzata, permette al complesso articolare una funzionalità gestuale quasi totale.

   (Continua con la terza parte).

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