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CARLETTO MAZZONE, MISTER D’ITALIA IRRIPETIBILE GENTILUOMO

I POSTdella Settimana / 119

 

  CARLETTO MAZZONE, MISTER D’ITALIA  IRRIPETIBILE GENTILUOMO

In un mondo come quello del calcio che troppe volte (spesso disgustosamente) tutto divide, voglio pensare che questa brutta notizia affratelli le persone per bene, cioè quelle che sanno vedere oltre le proprie passioni distorte. Con Carlo Mazzone non se ne va soltanto un grande allenatore amato in tutte le piazze in cui ha lavorato (e non solo in quelle), ma un autentico, schietto e probabilmente irripetibile gentiluomo

Al grande Carlo Mazzone che oggi ci ha lasciato dedicai questo post per i suoi 80 anni. Ovviamente non cambierei una virgola. Ciao Carlè, Mister d’Italia

Come si fa a non voler bene a uno che è andato sotto la curva degli ultrà avversari – leone vero – a urlare “li mortacci vostra”? Aggiungendo dopo: “Perché l’ho fatto? Perché avevano insultato mia madre. E mia madre non si tocca”! Dubito che, fuori dal branco (o dal gregge, fate voi) uno solo di quei galantuomini avrebbe avuto il coraggio di dirgli in faccia le stesse cose.

Nel giorno della festa del papà, si celebrano gli ottant’anni di uno dei grandi Padri della Patria Calcistica, Carlo Mazzone. Quarant’anni di campo come allenatore: record assoluto di panchine in Serie A (795), ma anche di panchine in serie professionistiche (1278). Ha allenato Totti e Antognoni, Pirlo e Baggio. Quest’ultimo, che con lui ha avuto un rapporto da autentico figlio, aveva fatto mettere nel contratto una clausola che se Mazzone avesse lasciato il Brescia, se ne sarebbe andato pure lui. Ancora ieri, in una lettera pubblica sul “Corriere della Sera”, ha scritto: “Caro Mister ti sarò sempre grato e riconoscente, rimpiango solo di averti incontrato troppo tardi”. Con loro il Brescia sfiorò l’Europa. In quel Brescia c’era anche Pep Guardiola, che come Conte, Ranieri, Mihajlovic, Mandorlini, Iachini, Novellino e tanti tanti altri avrebbero imparato il mestiere alla sua bottega.

Il 27 maggio del 2009, nella hall dell’Hotel “Donna Laura Palace”, sul lungotevere, a Roma, incontrai “Sor Carletto” quasi in lacrime. Tormentava fra le mani due biglietti per la finale di Champion’s fra Manchester United e Barcellona che si sarebbe disputata all’Olimpico e che io avrei dovuto commentare per la Rai. “Ah Bartolè, sai chi m’ha mannati questi? Er Pep! Ha voluto che stessi qua anch’io! Ha’ capito?”. “Er Pep” gli aveva offerto viaggio, albergo e biglietti per averlo vicino. Quella sera conquistò la prima delle sue due Coppe da allenatore del Barcellona dopo una partita magistrale, con gol di Eto’o e di Messi. Alla fine dedicò la vittoria a Paolo Maldini che si era appena ritirato dal calcio giocato (“Se ci ripensa, da noi c’è sempre un posto”), ma soprattutto al suo Maestro.

Lo conobbi che allenava la Fiorentina (una bella Fiorentina), esattamente quarant’anni fa. Lo frequentai un po’ di più quando, dopo certe sere – come dire – leggermente movimentate del “Processo del Lunedì” che conducevo nei primi anni ’80, Costantino Rozzi mi costringeva a seguirlo ad Ascoli per passare una giornata con lui (“Facciamo la Salaria, eh! L’ho asfaltata tutta io”). Rozzi fu il presidente che aveva “inventato” il Mazzone allenatore, catapultandolo in panchina quando aveva poco più di trent’anni: ed in panchina lo accompagnava, agitandosi coi suoi celebri calzini rossi. Assieme arrivarono al sesto posto in Serie A! Aveva e avrebbe allenato ovunque, a Firenze, a Lecce, a Catanzaro, a Bologna, a Napoli, a Cagliari, a Perugia, a Livorno, nella sua Roma, ma la sua città sarebbe diventata – ed è ancora – Ascoli. Dove i tifosi, in suo onore, avevano ribattezzato la strada che porta allo stadio “Via del calcio spettacolo”

I suoi scudetti non sono stati dei tagliandini tricolori: ma salvezze incredibili e piazzamenti inimmaginabili (“Ammiro tanto Ancelotti che alle parole preferisce i fatti: ho molto ammirato Eriksson anche se ogni tanto mi sono chiesto “che avrebbe fatto sulla panchina dell’Ascoli?” Ma mi tengo con orgoglio quello che ho avuto e che ho seminato”). Prima che di sport è stato un maestro di vita. E di calcio ne sapeva tanto, ma proprio tanto! Però, se lo incontrate e tenete alla vostra incolumità non parlategli di “transizioni” e di “spazio da attaccare”: men che meno di “seconde palle” e di “sovrapposizioni”. Potrebbe diventare volgare. Buon compleanno Maestro!

(Marino Bartoletti– Facebook 19/20 agosto 2023)

 

 

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