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“LA STRADA NON E’ UN POSACENERE”…Quanto mi piace!!!!

 Editoriale / 117

“LA STRADA NON E’ UN POSACENERE”…Quanto mi piace!!!!

                                                                                                                                di Pierluigi Palmieri 

 La radio in macchina fa buona compagnia e devi azzeccare il canale giusto per poter guidare senza  troppe  interruzioni pubblicitarie che ti martellano e spesso ti irritano anziché convincerti ad acquistare il prodotto reclamizzato.  Sappiamo che anche la Rai, servizio pubblico per cui paghiamo il “Canone” raccoglie milioni di euro in questa direzione e i suoi programmi non sfuggono alla regola della interruptio studiata a tavolino. Si devono raggiungere quanti più ascoltatori possibile e allora proprio nel momento in cui siamo più attenti arriva l’annuncio che suona più o meno così “interrompiamo solo per una breve pausa pubblicitaria”. Maur  izio Costanzo usava “consigli per gli acquisti”; Carlo Conti scandisce i primi secondi  della durata (teorica) di un minuto dello spot di turno; la Clerici  si butta sul francesismo e annuncia la..“rèclame” (in altri tempi  considerato “barbarismo”  con olio di ricino garantito). Nessuna di queste modalità attenua l’irritazione per l’interruzione imposta ai malcapitati ascoltatori, a molti dei quali potrebbe tornare in mente la non simpatica sensazione dell’improbabile  pratica contraccettiva del coitus interruptus. Non si tratta del ben noto “salto della quaglia”, ma certamente “si salta di palo in frasca”, Eh sì, succede anche che, durante le curatissime trasmissioni televisive degli Angela, prima con Piero e oggi con Alberto,  mentre le telecamere inquadrano magari il trecentesco Castello ottogonale di Castel del Monte e il conduttore illustra le motivazioni per  cui l’Unesco nel 1996 lo ha inserito nella World Heritage List , parta lo spot su un vino Chianti o su un Montepulciano d’Abruzzo o,  perchè no?, di un Tavernello. Non mi piace! Come non mi piace che all’ora di pranzo ci vengano propinate frasi del tipo “Stop a flatulenza, diarrea ecc. ecc.” o anche immagini di assorbenti insanguinati e dentiere superaderenti,  Sono disgustose e sono emblematiche di quella tecnica del “pugno nello stomaco” inventata dai pubblicitari moderni per attrarre i consumatori con frasi e immagini che bloccano il diaframma.  Meglio tornare al Tavernello, la cui citazione non è casuale perché mi permette di aprire una breve parentesi.  E’ di questi giorni infatti la polemica sollevata dallo spot più recente della Cantina che produce quel vino, dove tre sommelier, dopo una degustazione “al buio”, lo giudicano “buono”. L’accusa a chi lo produce è quella di essersi arrogato il diritto di affermare che il proprio vino è “buono” come quelli più “costosi” prodotti in Italia. E se fosse vero?  Purtroppo la pubblicità ha come scopo primario ed ineludibile quello di attrarre clienti per vendere la merce, per cui non ci si può aspettare che chicchessia affermi che la propria merce non è di qualità (sarebbe come chiedere al macellaio se è buona la carne). A conferma della banalità e della superficialità che caratterizza la social comunication è arrivata un’altra polemica suscitata dal dubbio, sollevato da centinaia di follover, con annessi insulti, che Alessia Marcuzzi nel pubblicizzare un cono gelato abbia fatto finta di morderlo per poi  dichiararlo irresistibile,. Vabbè!  Questa è la pubblicità dominante. Chiusa la parentesi ed il suo addendum marcuzziano, per giustificare il titolo di questo editoriale. torno alla “interruptio”.

Ho l’abitudine di sintonizzare spesso l’autoradio su “Isoradio” o in alternanza su RDS,  ( per “par conditio” cito entrambe, sempre puntuali con le notizie sul traffico,), così venerdì scorso ho avuto modo di ascoltare una notizia, questa volta sì, di interesse pubblico. Eccola: “Torna, per il secondo anno consecutivo, alla vigilia di un nuovo fine settimana di spostamenti, la campagna di Anascontro gli incendi causati da sigarette accese”. Lo speaker di turno ha fatto precedere questa dichiarazione dal titolo della campagna: “LA STRADA NON E’ UN POSACENERE”.

 Ebbene, confesso che  la sensazione istintuale del sottoscritto è stata di togliere le mani dal volante per applaudire in diretta la notizia, chi l’ha data e chi ha pensato lo spot. “Questo sì che è uno spot” ho esclamato a voce alta.   Non ho tolto, ovviamente, le mani dal volante, ma il plauso c’è stato,

A tanti di noi è capitato di vedere incendi di sterpaglie ai bordi dell’autostrada come pure, in diretta   Tv immagini di ettari di bosco in fiamme e Canadair impegnati a riversare acqua, spesso vanamente, sulle fiamme provocate quasi sempre dall’imprevidenza di fumatori. In quelle occasioni la nostra impotenza emerge in tutta la sua evidenza e il pensiero, con annesse maledizioni va agli incivili che hanno causato l’incendio. Maledizioni elevate al cubo per i delinquenti che provocano incendi dolosi. Ci è capitato anche di trovarci coinvolti in lunghe code  se non  in un blocco del traffico in autostrada. Non  oso neanche immaginare il disastro che una cicca di sigaretta gettata  nella sterpaglia a bordo strada potrebbe provocare. Intere famiglie con al seguito bambini in tenera età, ma anche mezzi pesanti che trasportano combustibili e altro materiale infiammabile, senza alcuna via di fuga, si troverebbero in un vortice infernale. Questo pensiero vale più di cento pugni nello stomaco e deve assillare tutti coloro che  quando estraggono la sigaretta dal pacchetto su cui c’è scritto “IL FUMO UCCIDE”, hanno l’obbligo di ricordare che anche “LA CICCA  ANCORA ACCESA UCCIDE”  e non si getta per strada neanche davanti al Bar  degli amici   o in pieno centro del paese.

Quanto mi piace questo “LA STRADA NON E’ UN POSACENERE”. Ben vengano dieci, cento, mille interruzioni delle trasmissioni.

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