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Scure, fredde, amare acque….

Editoriale / 108

Scure, fredde, amare acque….

                                                                                                                              di Pierluigi Palmieri

 Acqua, acqua, acqua! Questa invocazione, dove per acqua si intende “pioggia”, ha dominato la scena mediatica sin da questo inverno, con il Po a fare da emblema della “siccità” di tutta la rete fluviale italiana. Già a giugno dello scorso anno la portata media  del più grande fiume italiano ( e quinto in Euro.pa!) era scesa  da 1.800  a 150 metri cubi al secondo. Nell’alveo scoperto del Po tra gli oggetti e i veicoli riemersi, spuntò persino un carro armato e tante imbarcazioni risalenti alla seconda guerra mondiale.

Il deficit di pioggia rispetto agli ultimi due anni (Fonte: Cnr, Osservatorio siccità)

Ne derivò la dichiarazione dello “stato di emergenza per la siccità” in Emilia-Romagna, ma anche in Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Ora il Governo  ha dovuto decretare lo stato di calamità in Emilia- Romagna per un motivo beffardamente opposto, dopo che la Protezione Civile aveva diramato  l’allerta rosso. Infatti alla fine la pioggia è arrivata, ma nelle regioni, che sono il cuore pulsante dell’agro-alimentare nazionale, è stata una maledizione. Secondo il bollettino dell’Agenzia regionale prevenzione ambiente  della Regione Emilia Romagna, 22  fiumi sono usciti dal proprio alveo, alcuni anche in più punti e  10 hanno superato  la soglia idrometrica, cioè il livello raggiunto dall’acqua, ha superato la soglia di allarme. 

Sopra: la mappa della situazione pubblicata dall’arpa della Regione Emilia Romagna, FIUMI ESONDATI (in nero) e OLTR LA SOGLIA IGROMETRICA (in rosso)

Lo storico  Rubicone ha superato di 3 metri l’altezza normale ( quella che nel 49 a, C.  permise a Cesare di attraversarlo per entrare in territorio Italico: il guanto di sfida a Pompeo e al Senato romano che  aveva  esautorato Gaius Julius dal comando delle sue legioni. Ne venne fuori quel “alea iacta est”. Un fatto storico memorabile quello che provocò la guerra “civile” tra Cesare e Pompeo, ma da ora in avanti il fiume Rubicone sarà ricordato, assieme agli altri corsi d’acqua, per quel salto di tre metri del suo livello di guardia di questa settimana. Un vero e proprio disastro che ha fatto decine di vittime e di dispersi ( ad oggi 14 i morti accertati) e decine di migliaia di sfollati, il cui numero, mentre scrivo, seguita purtroppo a crescere. I danni materiali, alle campagne e agli allevamenti, sono enormi e quelli al patrimonio culturale incalcolabili.  Nella sola Biblioteca di Faenza 10,000 volumi sono stati resi inutilizzabili con il piano terra invaso totalmente dall’acqua.

Probabilmente in una di quelle  pagine distrutte c’era stampata la lode a “Sorella acqua”, del Santo di Assisi. Non umile ma prepotente. non casta ma sporca, e non proprio, ovviamente, preziosa, come fino a qualche ora prima del “diluvio”  consideravano  l’acqua (pioggia) gli emiliano-romagnoli.  Tra i libri distrutti  probabilmente c’era anche il Canzoniere dove si rintraccia quel “chiare fresche e dolci acque” e quel “ramo ove piacque a lei di fare al bel fiancho colonna”, che non sono, di certo, le stesse acque che hanno rigonfiato i fiumi e i torrenti e gli stessi rami i cui cumuli  ne hanno impedito il defluire.

Ormai il “dado è tratto” e non ci resta che pensare alla ricostruzione, guardando al futuro e, soprattutto, recependo il messaggio di ottimismo dei tanti romagnoli intervistati dai media. Pregnante quello della pallavolista Simona Ballardini:“Se i tanti turisti che apprezzano le bellezze  della Romagna verranno un po’ in anticipo ci aiuteranno a tornare belli prima”. Molto significativo il post ( che pubblichiamo in questo numero della rivista) di Marino Bartoletti sull’impegno dei volontari, in prevalenza molto giovani, che si stanno impegnando senza soluzione di continuità, anche con il “passamano” delle catene umane, per liberare dal fango strade e case.

     Resta l’amarezza legata alla carenza di strutture atte alla prevenzione degli effetti così catastrofici di fenomeni naturali, pur se eccezionali, e sulla inconcludenza dilatoria dei grandi della terra. Apprendiamo di indagini delle Procure e in merito pubblichiamo, oggi, anche il comunicato/denuncia del Codacons sul fronte della sicurezza del territorio, ma i morti, le case, le aziende, i teatri e le biblioteche intanto sono andati.

Eppure Democrito, il presocratico  “oscuro”, abituato a parlare di “acqua  di fiumi, dopo un esordio ottimistico  “ Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima…), aveva esplicitamente affermato  che l’acqua “ ….è piacere e paura, nemica ed amica, è confine ed infinito, è cambiamento e immutabilità…”.  Il filosofo del divenire, nel 400 a, C affermava che “non si può discendere due volte nel medesimo fiume“;  alla luce dei fatti che stiamo commentando noi  pretendiamo dai reggitori della politica, nostra europea e mondiale, che accelerino il processo decisionale per evitare che i fiumi sommergano due volte i medesimi territor!i.

E si ricordino che l’acqua può cadere anche dal cielo. Sembra che quelli del G7 riuniti a Hiroshima, forse stimolati dal luogo a “rinfrescarsi” la memoria., abbiano deciso di darsi una mossa.

 

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