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Napol’è ..uno culure, Napul’è mille canzòne

Editoriale / 106
Napol’è ..uno culure, Napul’è mille canzòne

                                                                                                                              di Pierluigi Palmieri

Ho l’obbligo di avvertire tutti quelli che inizieranno la lettura di  questo articolo  prima delle ore 19,45 del pomeriggio di Domenica 7 maggio che ci sarà un seguito. Eh si,c’è Napoli-Fiorentina all’ex Stadio San Paolo  oggi intitolato a Diego Armando Maradona, che, con i suoi goal e con il suo carisma, fu il trascinatore della squadra che per due volte si cucì sulla maglia azzurra lo scudetto di Campione d’Italia (l’ultima esattamente 33 anni fa).Il terzo titolo per la squadra della Capitale di quello che fu il Regno delle due Sicilie è arrivato in settimana con i

l pareggio a Udine. Con la squadra della città situata più a nord tra quelle che militano in  Serie A  gli azzurri allenati da Luciano Spalletti da Empoli hanno matematicamente raggiunto il traguardo con cinque giornate di anticipo. Ma sugli spalti dello  Stadio Dacia Arena tra il bianco e nero delle bandiere delle sciarpe e delle maglie della tifoseria locale splendeva prepotentemente l’azzurro del settore ospiti, ovviamente tutto esaurito. Il fischio dell’arbitro che ha decretato la fine della partita ha fatto traboccare sul campo  la gioia  delle migliaia di napoletani  presenti a Udine per l’abbraccio alla squadra,  ma ha provocato anche la scintilla che ha scatenato l’entusiasmo dei settantamila che al Maradona avevano seguito la partita sui Maxischermi. Lo spettacolo vero però  lo ha offerto la città, che, vestita a festa già da diverse settimane attendeva in rigoroso completo  azzurro di dare inizio alle danze. Nei vicoli di tutti i famosissimi “Rioni” è partita la lettura di uno degli spartiti più stimolanti, apprezzati e allo stesso tempo invidiati in tutto il mondo: la fantasmagoria “de’ canzone ‘e Napule” e della “batteria” della fuochi d’artificio, che ha superato in luminosità e fantasia quella della migliore tradizione del capodanno partenopeo. Come “’o primme ‘e l’anne” i botti servono a scacciare preoccupazioni e negatività dell’anno precedente, così il 4 maggio hanno annullato e stracciato anche gli insulti con i quali una parte della tifoseria friulana, durante la partita, aveva provato a guastare la festa azzurra. Il Mattino riferisce di cori dal tenore disgustoso  del tipo «Noi non siamo napoletani», «Io odio Napoli», ribattuti dai supporter azzurri: con «Osimhen gonfia la rete», «Vinci per noi vinci per noi», «Abbiamo un sogno nel cuore». Ironia della sorte però la tradizionale scaramanzia napoletana ha attinto dal repertorio nazionale ( pronunciando “merda” si augura fortuna agli artisti !) per sottolineare, sempre  sul quotidiano di Napoli,  che mentre “la tifoseria bianconera intonava «Spalletti uomo di m…» e pochi istanti dopo il Napoli ha segnato il gol del pareggio il tecnico azzurro ha risposto ai tifosi bianconeri alzando in alto entrambe le braccia e rimanendo in questa posizione per alcuni secondi, girandosi verso l’altra metà campo appena in tempo per vedere che i suoi segnavano”. Anche a Mondragone in provincia di Caserta l’odio dei tifosi anti- Napoli ha trovato il culmine dell’indecenza e dell’incultura perché è stato esposto uno striscione  con la foto di Anna Frank con la maglia del Napoli  «Tu sei napoletana, noi no».

 

 

Napoli vanta un repertorio culturale pressoché insuperabile. Letteratura, arte, storia, musica, teatro, Vesuvio, Golfo sono parole impresse nel suo DNA ed è bello pensare che un evento sportivo possa far brillare in maniera così immediata la miriade di sfaccettature  di quel diamante che, non a caso, la fa definire come la Città del Sole. Questo è anche il titolo dell’opera di Tommaso Campanella, che propugnava una società “egualitaria”. Sembra che il popolo napoletano abbia assorbito il principio dell’uguaglianza come valore fondamentale o status morale, evolvendolo a principio sociale.  Si è realizzata l’utopia campanelliana? Non voglio esagerare ma credo che Gragnaniello nello scrivere la significativa  Cu ‘Mme  sia stato ispirato da principi molto vicini a quelli del domenicano calabrese (ah comme se fa’ a da’ turmiento all’anema ca vo’ vula’, si tu nun scinne a ffonne nun o puo’ sape’…), un’esortazione a riflettere per gli sportivi  napoletani che hanno sofferto la retrocessione in Serie B e un fallimento societario e ora con la gestione De Laurentiis stanno volando (saglie cu ‘mme e accumincia a canta’ insieme e note che l’aria da’. senza guarda’ tu continua a vula’. mientre o viento ce porta la’. addo ce stanno e parole chiu’ belle).

Quali sono  “e parole chiu’ belle”?  Per quanto riguarda Napoli c’è solo  l’imbarazzo della scelta: Quelle di Scarpetta, Eduardo, Totò, Serao? O quelle di Loren, Troisi, Laurito? O quelle di Testi, Di Giacomo,  Murolo? O quelle di Gragnanielo, Ranieri, D’Alessio? O quelle di Bennato, Avitale?. E quelle di Pino Daniele?. E vabbè ma quest’ultimo nel caso specifico non si batte, Il suo Napul’è  è stato elevato a inno del Napoli. Ma sicuramente Pino sarà stato felice da lassù sentirlo risuonare come primus inter pares tra, “O sole Mie”, “jamme jamme ‘ncoppa jamme ja’” ,“ ‘na sera e maggio” “oi vita, oi vita mia, oi core ‘e chistu core”. Come spero che sarà felice se, questa volta, i napoletani i “mille culure” li hanno ricoperti con l’azzurro,   con il colore del mare del Golfo, con il colore del Cielo di Napoli, con il colore della Maglia, per farci cantare .. Napul’è UNO culure. Lasciando invariato e intoccabile il suo Napul’è mille CULTURE.

Con Napoli-Fiorentina  la festa continua e noi mandiamo a Udine e Mondragone un segnale di civiltà dicendo  “Io sono napoletano”.

 

 

 

 

 

 

 

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