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LIBERTA’ DI OPINIONE: ATTENTI AGLI ABUSI DEGLI SPROVVEDUTI CONFUSIONARI

Attualità / 106                                                                                                     

LIBERTA’ DI OPINIONE: ATTENTI AGLI ABUSI DEGLI SPROVVEDUTI CONFUSIONARI

 

di Marcello Martelli

 Il 3 maggio giornata mondiale dedicata alla libertà di stampa, proclamata nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Bene.

Con i tempi che viviamo, la libertà di opinione è un ingrediente prezioso, facilmente deteriorabile, che va conservato con cura.

 Ho indossato la divisa del giovane Balilla per le parate del sabato fascista, ma per fortuna (e per motivi anagrafici) non ho conosciuta la censura del regime mussoliniano.

 Quando cominciai a frequentare i giornali e a fare uso della libertà di stampa, la nostra stupenda vita democratica era già cominciata. E fin dai primi passi di aspirante gazzettiere, ho imparato a fare uso della libertà di stampa, conoscendone i vantaggi e anche i costi imprevedibili.  Visto che persino in democrazia, la libertà di opinione e di stampa è un lusso, per i pericoli e i condizionamenti che fanno da ostacolo.

Sergio Turone era un noto giornalista e autore di vari libri, apprezzato docente presso la nostra Università.  Nel 1987 scrisse un saggio rigoroso sul giornalismo, sulle furbizie che lo inquinano, sulla corruzione, sulle responsabilità del potere politico. “Come diventare giornalista (senza vendersi” Laterza-questo il titolo- era anche un manuale didattico, utile sia per il cittadino interessato a decifrare le potenzialità positive della stampa, sia per quei giovani che nel giornalismo cercavano e cercano possibili sbocchi professionali (senza vendersi).

 Durante la preparazione del volume, Turone volle intervistarmi per riportare nel volume anche la mia modesta testimonianza. Soprattutto, per capire come un giornalista libero e indipendente riusciva a mantenere la propria autonomia, anche in un ambiente ristretto e condizionante come quello della provincia di allora. Dove tutti erano amici di tutti, come oggi del resto. Anche se adesso sono profondamente cambiati i parametri, con la tv e i social che hanno frantumato il granitico potere dell’informazione. Che nel recente passato era monopolio dei grandi giornali nazionali. Personalmente, alla guida di una redazione staccata, quasi inconsapevolmente, mi trovai a gestire una temuta e potente leva di potere. E a ricordarmelo era anche Libero Palmieri, importante dirigente de “Il Tempo”, che da Roma mi ripeteva spesso: “Ricordati che per i cittadini, subito dopo il prefetto, rappresentante dello Stato, ci sei tu…”.

 Così imparai a spendere la mia forza mediatica, mettendola al servizio dei cittadini, che quasi ogni giorno bussavano alla porta della redazione. Come quella volta che vi arrivò un signore molto infuriato per un evidente torto subito dalla moglie insegnante che, da tre anni, non riusciva a farsi ricevere dal provveditore per correggere l’ingiustizia. Mi chiedeva di portare “lo scandalo” sul giornale, ma per me fu abbastanza facile fare una semplice telefonata. Per fissare un incontro, che riuscì ad abbattere il muro invalicabile fra cittadino e alto burocrate, dando rapidamente soluzione al caso, con reciproca soddisfazione.

Così mi regolavo ogni volta e le risposte positive furono tante.

 Così nel bel libro di Sergio Turone raccontai l’operato del mio potere mediatico. Sempre al servizio di chi non aveva voce per farsi ascoltare.

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