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DA 110 A 90%: SI GETTA L’ACQUA SPORCA CON TUTTO IL BAMBINO BONUS OR NOT BONUS, That is the question

Editoriale / 89

DA 110 A 90%: SI GETTA L’ACQUA SPORCA CON TUTTO  IL BAMBINO

BONUS OR NOT BONUS, That is the question

To be, or not to be, that is the question:
Whether ’tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them?

William Shakespeare

                                                                                                                                                                 Essere, o non essere, questo è il dilemma :
                                                                                                                                                                 se sia più nobile nella mente soffrire
                                                                                                                                                                 i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna
                                                                                                                                                                o prendere le armi contro un mare di affanni
                                                                                                                                                                e, contrastandoli, porre loro fine?

 Al primo approccio scolastico con la lingua inglese mi era stato detto che l’uso  dell’aggettivo/pronome that si distinguesse da this in ragione della distanza dell’elemento a cui si riferivano: lontananza per il primo e vicinanza per il secondo. Stessa cosa in riferimento al tempo. Questa regola era  un postulato indiscutibile. Ma quando a scendere in campo fu un certo W. Shakespeare con il suo amletico To be or not tobe, ogni certezza svanì. Il fatto che nella traduzione in italiano a precedere l’affermazione “is the question” fosse l’aggettivo/pronome  that smontava il postulato e smentiva il mio professore delle medie, sul quale avevo riposto grande fiducia. Il dubbio grammaticale mantenne il sopravvento rispetto al vero “dilemma” proposto da Shakespeare, facendo traballare nel giovane studente la stabilità di ogni altra regola. Un qualcosa di simile mi era capitato con il passaggio dall’Italiano  al Portoghese, e viceversa, nei primi anni delle elementari quando la mia famiglia, nell’arco di poco più di due anni  si era trasferita da Roma a San Paolo e poi di nuovo in Italia, Il corretto uso delle “doppie” costituiva l’assillo più ricorrente (città o cita?, vacca o vaca ?, panno o pano? con effetti collaterali del tipo Abruzzo o Abbruzzo?!). Ebbene mi capita che in età avanzata  sia tornato a provare una sensazione analoga nell’approccio con la normativa che ha accompagnato in questi ultimi mesi il cosiddetto Superbonus 110%. Su queste stesse pagine ho già avuto modo di trattare l’argomento nell’Editoriale di Centralmente La Rivista dove ho elencato una serie di meccanismi che nello sviluppo delle procedure per l’accesso al bonus portano a mettere in dubbio l’assioma che  “la Matematica non è un’opinione”. Tra interessi pretesi dalle banche per l’anticipazione del credito fiscale e accollo da parte del proprietario delle spese non riconosciute dal Superbonus  il 110 %si è trasformato “comodamente” in 70 %. (v. link: Tra Banche e “Sforaccollo”, la matematica è un’opinione: Superbonus 110 = 70!!! – Centralmente). 

Dopo le mega-truffe  da 6 /8 miliardi di euro, perpetrate dai soliti ben informati immediatamente dopo l’entrata in vigore della legge, i cavilli burocratici e le complicanze per le asseverazioni e i visti di conformità e le coperture assicurative, hanno contribuito a mettere in difficoltà committenti e imprese, anche i più volenterosi e competenti. Un vero “mattone” tra capo e collo per i malcapitati e forse troppo ingenui cittadini che hanno sperato di poter accedere senza oneri all’abbattimento del rischio sismico e alla drastica riduzione dei consumi energetici. Questi fattori avrebbero dovuto costituire gli elementi portanti dell’iniziativa del Governo italiano, ma sulla effettiva sussistenza di questa motivazione insorgono grossi dubbi, Mario Travaglini nell’articolo di oggi a commento della Legge di Bilancio 2023, definisce addirittura il Superbonus come una “aberrazione tecnica, economica, contabile e giuridica, e boccia il proclamato principio di “finanza creativa” a cui i promotori della legge si sarebbero ispirati. 

Il nostro esperto conclude che  “questa è stata una chiara operazione sabotaggio del debito pubblico con annesso  il malcelato intento di fabbricare voti per la parte politica che ha promosso e sostenuto la norma. (v. link: LEGGE DI BILANCIO 2023: Riassunto critico – Centralmente).Il Superbonus 110% quindi non è affatto “buono”. Allora il nuovo Governo ha deciso di “normalizzarlo”. Non sarà più “Super” si ridurrà a semplice “Bonus 90%”.

Tutto risolto? Il nostro Bel Paese dalla terrà ballerina, sarà presto messo in sicurezza rispetto al rischio sismico? Le case degli italiani saranno contemporaneamente incappottate  e illuminate con le energie alternative e pulite? Certo basterà accedere al “Bonus 90%”. ATENZIONE però:

L’accesso alla detrazione al 90%  dal 1° gennaio 2023 è comunque subordinato al fatto che si tratti di prima casa e che il contribuente possegga un reddito sotto i 15.000 euro variabile in base al “quoziente familiare”.

Siccome, a parere di chi scrive, anche in questo caso vale il principio che “la matematica è un’ opinione” stiamo di fronte ad una disposizione di legge che non troverà applicazione per i seguenti motivi:

  • I cittadini con reddito sotto ai 15.000 euro ( pur in presenza del quoziente familiare) ammesso che  siano proprietari di una casa sono alle prese con il caro bollette e  hanno per la quasi totalità problemi ad arrivare a fine mese

  • Con l’eventuale cessione del credito alle banche, che restituiranno al massimo il settanta per cento del novanta, il 10% di “accollo” si trasformerà prevedibilmente in 30%. Di conseguenza, a fronte della spesa massima ammissibile, se contenuta negli attuali 96.000 euro, solo per il Sisma-bonus il cittadino dovrebbe sborsare 28.800 euro, Analogo discorso vale per l’ecobonus.

Ergo: il nuovo Bonus 90% è  “riservato” a clienti” che rischierebbero di trovarsi sempre più in “bolletta”.

Logica avrebbe voluto che si mettesse in campo una sorta di Piano Marchall per la prevenzione sismica e il risparmio energetico, rafforzando gli uffici Tecnici dei Comuni per l’individuazione  degli immobili a rischio e delle priorità per il risparmio energetico.  Ciò che sta avvenendo con la ricostruzione post-terremoto, in Abruzzo, nelle Marche, in Emilia Romagna e presto dovrà essere fatto ad Ischia,  con impegni economici ben più consistenti, si dovrebbe applicare in analogia per la prevenzione, ristrutturando, rafforzando e, perché no?, demolendo e ricostruendo gli immobili a rischio , tramite appalti controllati direttamente dallo Stato. Dovremmo per una volta prendere noi esempio dai giapponesi, tradizionali copioni del Made in Italy. Invece con il passaggio dal 110 al 90, si rischia di “gettare il bambino insieme all’acqua sporca”. Con buona pace per la ripresa dl settre edilizio e del relativo indotto.

Resta il dilemma : BONUS OR NOT BONUS.

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