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ORSO O TORO ? QUESTO E’ IL PROBLEMA

Valore & Valori 

 Economia & Finanza / 86 

 ORSO O TORO ? QUESTO E’ IL PROBLEMA

di Mario Travaglini

In questi ultimi giorni sono stato oggetto di simpatiche contestazioni per aver accantonato da troppo tempo argomenti che riguardano gli investimenti e la borsa in particolare. In realtà di spunti  interessanti c’è ne sono stati ben pochi, essendo il mercato orientato al ribasso a causa delle note questioni legate alla inflazione ed alla guerra. Tuttavia, colmo volentieri la lacuna affrontando un tema generale che in questi ultimi giorni tiene banco tra gli addetti ai lavori, ossia se il mercato continuerà a scendere oppure, essendo stato toccato il fondo, prenderà la direzione del rialzo. Quando osservo l’andamento dei vari indici delle ultime settimane mi rendo conto che non è successo nulla e che le domande che i tecnici si sono poste sono rimaste senza risposta, impedendo a qualsivoglia risparmiatore di predisporre un piano strategico per affrontare la fine dell’anno borsistico con serenità sia esso indirizzato alla vendita o all’acquisto. Quelle domande erano ovviamente riferite principalmente l’inflazione perché  da un punto di vista tecnico lo S&P500 (1) è chiaramente a un bivio. La tendenza ribassista nella quale ci troviamo (ancora) è più che evidente e dà l’impressione che le prossime settimane potranno essere cruciali. L’inversione di tendenza (rialzo) avrà bisogno di molta forza (acquisti) per modificare la stagnazione attuale, soprattutto quando si sentono ancora forti e chiare le voci dei membri della FED che invitano a mantenere la prudenza ed a non lasciarsi trasportare dalla fretta, evocando, senza pronunciarla, la parola recessione. Ed è  proprio questo mostro che spaventa molti risparmiatori rialzisti, i quali  cominciano a dubitare e si chiedono perché dopo una doppia conferma che l’inflazione è sotto controllo e che la FED è padrona del gioco, non si riesca a salire di più sullo S&P500. Il quadro diventa ancora più fosco se a tutto questo aggiungiamo che, uno dei più grandi rialzisti di Wall Street – Kolanovic di JP Morgan – ha addirittura avvertito gli investitori per dire loro che “forse eravamo stati un po’ veloci, un po’ alti e che non possiamo escludere che se la FED non diventa “colomba”(2), le cose finiranno male”. Nel campo opposto l’ottimismo è alimentato da coloro che guardano ai semiconduttori come la chiave di volta per far ripartire gli acquisti. Essi si appoggiano al fatto che Warren Buffet ha scommesso su Taiwan Semi e sulla sua citazione che dice:  “Abbi paura quando tutti vogliono comprare il mercato e compra il mercato quando tutti scappano”. Visto che le aziende che producono semiconduttori sono stato letteralmente massacrate negli ultimi mesi, vedere Warren Buffet tornare su questo  settore ha motivato tutti. È un buon segnale, ma per istinto sento che è ancora troppo presto  e che perché quel segnale si consolidi è necessario non ricevere brutte notizie troppo presto.

Quindi oggi è opportuno concentrarsi sulle  tre seguenti  cose:

  • Il fatto che la FED smetta di alzare i tassi in modo così violento è sia un po’ più conciliante.

  • Il fatto che l’inflazione sia finalmente sotto controllo e possa finalmente tornare al classico livello del 2% di una volta.

  • Il fatto che i tassi siano già andati oltre ogni ragionevole limite, tanto da rendere la Recessione inevitabile.

E’ verosimile che questi temi siano stati trattati e approfonditi nel corso delle varie riunioni tenutesi in FED ed in BCE, i cui uffici stampa non hanno perso tempo a far divulgare in modo indiretto le determinazioni assunte,  ossia che l’obiettivo finale era abbassare l’inflazione in modo permanente e che fino a quando ciò non fosse stato fatto, non si sarebbe dovuto contare su di loro per fare un discorso amichevole. Se il prezzo da pagare per combattere l’inflazione dovrà essere la contrazione della economia e, quindi, la recessione, dovremo sopportare pazientemente. Detto con parole diverse : possiamo essere concilianti, ma fino a un ceto punto, almeno fino quando il modello economico non ci obbliga ad alzare ulteriormente i tassi.

Un’ultima riflessione prima di chiudere: ho l’impressione che i mercati azionari non sembrano più temere la FED e la BCE,

ma ciò non significa che siamo  fuori pericolo. L’attenzione, come sempre, la dobbiamo rivolgere  sull’economia statunitense e, se essa  scivola in recessione, ciò determinerà il contagio globale. Secondo gli ultimi dati c’è da dire che gli americani continuano a fare acquisti mentre l’inflazione diminuisce, il che è un buon segnale ma non è sufficiente a dirimere la questione posta nel titolo . Orso e Toro sono per per il momento ancora in parità : un due a due che promette scintille in un senso o nell’altro.

  • Standard & Poor 500, noto nella forma abbreviata di S&P 500, è il più importante indice borsistico americano e rappresenta l’andamento dei 500 titoli delle aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione. Funziona dal 1957.
  • Nel senso che deve smettere di alzare i tassi.
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