HomeEditorialiUN CHILO DI CILIEGE 21 EURO: C’E’ UN VACCINO PER L’INFLAZIONE?

UN CHILO DI CILIEGE 21 EURO: C’E’ UN VACCINO PER L’INFLAZIONE?

 

Editoriale / 69

UN CHILO DI CILIEGE 21 EURO:  C’E’  UN VACCINO PER L’INFLAZIONE?

di Pierluigi Palmieri

Meno male  che c’é Travaglini a schiarirci le idee sull’andamento della nostra economia e a fornire i suoi preziosi consigli ai nostri lettori per orientarli ad investire i loro risparmi. Mi auguro che siano in tanti ad avere la disponibilità di un “gruzzolo” da far fruttare e a trarre beneficio dal seguire la rubrica “Valore &Valori” del nostro esperto, la cui penna è rimasta a secco per qualche settimana a causa di un Covid particolarmente aggressivo e persistente. Di conseguenza è rimasta a secco di buoni consigli anche La Rivista della Domenica.  Però credo che stiamo facendo un bel recupero con il numero di domenica scorsa e con quello odierno in cui sono presenti  titoli molto significativi (E’ ora di pensare ai nostri risparmi e Perché l’oro non sale?)  e con il valore aggiunto della pillola di politica sul tema della mancata riforma elettorale (Continua il furto di democrazia). In questo numero il “combinato disposto”  di questi articoli con i comunicati Codacons sui trasporti aerei e sul caro bollette ( v, rubrica Dalla parte del consumatore) e con le pungenti osservazioni di M. Martelli (v. rubrica Attualità), ci offre un quadro nitido del momento che stiamo attraversando.

Rimando i lettori ai pezzi citati e passo ad illustrare le circostanze che mi hanno spinto a dare il titolo a questo editoriale, che è poi una domanda che rivolgo soprattutto al titolare della rubrica Valore & Valori.

Mi capita di andare nei negozi e nei supermercati per acquistare generi alimentari e in quelle occasioni mi piace, come credo a molti,  sbirciare i prezzi di cibi e bevande per dar vita ad una sorta di “listino” di una mia personale borsa valori. Lo faccio anche per  prodotti che non intendo acquistare, mentre per quelli che porto a casa mi dedico ad un’analisi attenta del rapporto qualità/prezzo. A fine giugno ho comprato una confezione di ciliegie (6/700 grammi) dall’aspetto invitante  al prezzo di € 4,60/Kg (quattro euro e sessanta centesimi) e una volta a casa non sono rimasto deluso dalla degustazione. Mi è capitato ancora di acquistare e mangiare altre ciliegie di diversa qualità a prezzi leggermente maggiorati, ma…d’improvviso  in un piccolo Market  al banco della frutta leggo € 20,95/ Kg. Tra me e me dico: “21 euro per un chilo di ciliegie?, ma che è oro?!”.

Passa una commessa e chiedo se per caso ci sia stato un errore nel preparate la targhetta del prezzo. “, “No Signore,  un chilo di ciliegie viene € 20,95 (dicesi euro venti e novantacinque centesimi)”. “Prezzo psicologico!” esclamo.

Le ciliegie ovviamente restano al banco, dal quale prelevo solo delle pesche

 “tabacchiera” proposte a prezzi moderatamente… proibitivi.

Torno a casa in bicicletta e pedalando mugino e  rimugino sui meccanismi perversi che portano a questi fenomeni scandalosi. Certo c’è l’inflazione, mi son detto, ma l’incremento percentuali del prezzo delle ciliegie è impressionante (470%)   supera ampiamente quello  subito  dai prezzi dei carburanti, dei biglietti aerei e delle bollette del gas. Il che è tutto dire.

 Mi tornano in mente immagini del passato,  quando, da ragazzi, di questa stagione facevamo scorpacciate di frutta raccogliendole direttamente dagli alberi, che non mancavano nei giardini delle nostre case. Spesso attraverso il “baratto” tra

 prodotti  di ciascun “proprietario” riuscivamo ad assaggiare frutti di varie specie, dalle prugne alle pere, dalle mele  alle albicocche dalle nespole alle susine fino all’uva, e le ciliegie,  per comodità le mangiavamo direttamente sugli alberi. Il gusto era maggiore quando all’imbrunire si saliva di soppiatto sulle piante che sapevamo solitamente guardate a vista dal proprietario, che riuscivamo a gabbare grazie alle spiate di uno dei nostri, figlio o nipote dello stesso, che fungeva da “palo”. Nessun prezzo psicologico ovviamente, ma tanta soddisfazione come quando, qualche lustro più avanti, utilizzando scale altissime si gareggiava a riempire i cesti delle ciliegie nella tradizionale raccolta della tenuta degli Sciò (Betto e Silvana) a Castel Madama (non so perché perdevo sempre…).  Anche lì a costo zero. Dicono che  è la mano d’opera che incide molto (ma  il salario degli operai rimane stabile)  e che i prezzi degli alimentari non hanno ancora fatto in tempo ad assorbire il crollo delle commodity agricole dopo la riapertura dei porti in Ucraina . Torneremo a raccogliere le ciliegie direttamente dagli alberi? L’inflazione galoppa ma i prezzi al consumo volano. Ergo siamo di fronte al virus della speculazione!. Parafrasando  Travaglini  viene da chiedersi: perché l’oro NON sale e le ciliegie SI? Se c’è un vaccino uno dei due “Mario” ( Draghi o Travaglini) lo metta in circolazione, altrimenti ci dovremo decidere a tesaurizzare le ciliegie proibitive e non il metallo prezioso.

Post scriptum:

 sono tornato sul luogo del “delitto” per scattare una foto alla targhetta incriminata da inserire in questo articolo ebbene, udite udite!, Quella targhetta non c’è più. Il prezzo delle ciliegie è cambiato… Siamo arrivati ad € 24, 25 (dicesi ventiquattro euro e venticinque centesimi!). In due giorni l’incremento  del prezzo sale  a 527% (+ 0,57). Vabbè!!!!…..

 

Nessun Commento

Inserisci un commento