HomeLa RivistaPolitica, economia e finanzaLA VARIANTE NON E’ SOLO PANDEMICA MA ANCHE ECONOMICA

LA VARIANTE NON E’ SOLO PANDEMICA MA ANCHE ECONOMICA

Il virus individuato per la prima volta in Cina nel corso del secondo semestre del 2019 è mutato  regolarmente da allora ad oggi già diverse volte e potrebbe continuare a farlo ancora a lungo .  Conseguenzialmente i vaccini dovranno evolversi perché le varianti diventano sempre più aggressive per tenere in vita il virus. E, altrettanto conseguenzialmente, le economie di tutti gli Stati, avendo dovuto adeguarsi ad una situazione emergenziale, hanno finito per manifestare, come effetto collaterale, molti segni di una variante del capitalismo che definirei  di “flessibilità globale” . Per capire ciò che accade oggi e le possibili evoluzioni future è, a mio parere, utile fare un passo indietro e storicizzare brevemente il fenomeno.

La variante keynesiana, che per decenni ha dominato la scena economica mondiale, si è progressivamente consunta per l’incapacità ad adattarsi velocemente alle nuove esigenze del mercato globale ed è stata sostituita da un modello basato sulle idee del premio Nobel Friedrick von HAYEK. Lo stato pilota che per decenni ha connotato il nuovo corso del capitalismo mondiale è quello austriaco, caratterizzato dal fatto di essere non interventista, di rispettare la teoria del trickle-down (1), di avere una bassa tassazione e di essere rispettoso del libero mercato. Lungi dall’essere considerato un modello economico perfetto è stato capace però di rispondere alle circostanze che sono cambiate  molto rapidamente dal fatidico anno 2008, divenendo flessibile e facilmente modulabile in relazione alle esigenze di ogni Stato. Ma, a dire il vero, già prima del Covid-19 le avvisaglie di una mutazione genetica del capitalismo erano evidenti perché da un lato le banche centrali si sono trovate nella impossibilità di alzare i tassi di interesse per non mettere in ginocchio i debitori a più basso reddito e, dall’altro lato, dopo il taglio delle tasse i ricchi sono diventati sempre più ricchi conclamando una sensazione che il sistema funzionasse davvero solo per coloro che erano appollaiati sui pioli più alti della scala. La corsa per acquisire il diritto di occupare quei posti è stata talmente folle e cieca da trascurare ogni più elementare segnale proveniente dalla economia reale finendo per rendere la scala altamente insicura ed aprire ad un contraccolpo  populista indirizzato soprattutto verso  quasi tutti i governi in carica. Questa reazione, dapprima latente,  si è irrobustita pian piano a livello globale per svelarsi compiutamente a partire dalla fine del 2019 quando i governi di sinistra, destra e centro sono stati costretti ad intervenire nelle loro economie con provvedimenti che solo qualche anno prima sarebbero stati qualificati come recessivi. I lavoratori sono stati mantenuti in cassa integrazione ad oltranza, le imprese sono state mantenute a galla attraverso sovvenzioni e prestiti,è stato impedito ai proprietari di sfrattare gli inquilini morosi, la prudenza finanziaria è stata spedita in soffitta accettando che i bilanci pubblici e privati si imbastardissero con valori debitori abnormi, la BCE da sempre dura nell’agire contro la minaccia dell’aumento dei prezzi ha modificato radicalmente la sua politica dichiarandosi disponibile ad accettare più inflazione e mantenere nel contempo bassi tassi di interesse. Tutti segnali inequivocabili di una mutazione in atto che potrebbe essere confermata e consolidata qualora il progetto Biden (2)  venisse portato a termine nei modi e nei tempi  annunziati e le pressioni del FMI dovessero essere accolte dai governi membri al fine di far cessare l’egemonia di quel piccolo  numero di aziende dominanti che soffocano l’innovazione e gli investimenti. Le fondamenta della nuova variante del capitalismo sono proprio qui. Come evolverà e con quali manifestazioni successive è tutto da scoprire ma già da adesso alcune linee guida, tutte tendenti ad imbrigliare i poteri degli Stati, sono facilmente individuabili . Di seguito proverò a indicare alcuni punti che caratterizzeranno la variante ricordando ancora una volta che si tratta di una evoluzione e non di una rivoluzione : 

  1. i governi prenderanno sempre più denaro in prestito ed aumenteranno a dismisura i loro debiti pubblici ;

  2. gli investimenti saranno indirizzati verso la realizzazione di infrastrutture e progetti scientifici;

  3. le politiche industriali saranno potenziate così come quelle a carattere regionale;

  4. l’insicurezza del lavoro rimarrà intatta;

  5. le politiche di riduzione delle imposte saranno interrotte .                               

Non è detto che sarà un successo ma per il momento  le cose procedono bene e potranno ulteriormente accelerare qualora la pandemia dovesse continuare a colpire richiedendo qualcosa di più  forte e resistente del modello di Ayeck.

(1)La teoria del trickle-down ovvero del “gocciolamento” si basa sull’assunto secondo il quale i benefici economici elargiti a vantaggio dei ceti abbienti (in termini di alleggerimento della imposizione fiscale) favoriscono necessariamente e, ipso facto, l’intera società, comprese la classe media e le fasce di popolazione marginali e disagiate. 

(2) Vedere mio articolo sul numero 22 di La RIVISTA della Domenica.

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