HomeCalcioPucetta, si guarda al futuro: Stefano Di Berardino è il nuovo responsabile della Scuola Calcio!

Pucetta, si guarda al futuro: Stefano Di Berardino è il nuovo responsabile della Scuola Calcio!

Dopo gli ottimi risultati raggiunti con le formazioni del settore giovanile curato da mister Stefano Mazzei, che ha portato la squadra Giovanissimi Provinciali e Allievi Provinciali in vetta della classifica prima della sospensione dovuta alla pandemia, e la buona stagione della Juniores Elite di mister Corrado Giannini, che si è giocato la vetta con Cologna e New Club Villa Mattoni fino all’interruzione del campionato, il Pucetta rafforza i propri sforzi sul futuro. E’ ufficiale dunque l’avvio della scuola calcio del Pucetta. Il progetto verrà curato e condotto dal responsabile Stefano Di Berardino che, nella Marsica, non ha bisogno di presentazioni. Di Berardino, classe ’87, ha vinto una Coppa Italia con la Primavera della Juventus e ha avuto una carriera importante in Serie C. A chi meglio di lui il dg Petitta avrebbe potuto affidare la costruzione della Scuola Calcio? Abbiamo raggiunto dunque il neo responsabile per conoscere le sue impressioni su questa nuova avventura e per capire quali siano le sue idee.

Di Berardino, cosa l’ha spinta ad accettare la proposta del Pucetta?
E’ stata una scelta ponderata poiché mi sono arrivate tante offerte. Intanto mi ha spinto una dirigenza composta da persone serie e che conosco. Inoltre l’ASD Pucetta inizia la scuola calcio da zero e questo per me è fondamentale per coordinarmi con i miei impegni lavorativi. Qui sarà l’anno zero di questo nuovo progetto sul quale dobbiamo iniziare a gettare le basi. Mi piace l’idea di iniziare questa avventura, perché sarò partecipe della parte organizzativa e strutturale, a partire dalla scelta dello staff, per passare all’organizzazione degli allenamenti e per finire con la parte operativa che determinerà l’attività dei ragazzi. Inoltre mi piace l’idea di definire, in accordo con la società, i valori identitari del Pucetta da curare e trasmettere ai bambini. Ringrazio il presidente Roberto Cotturone e il direttore generale Ugo Petitta per avermi dato carta bianca. So che qui potrò lavorare in totale serenità per cui non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura. Inoltre vorrei ringraziare le altre realtà che mi hanno cercato per gestire la scuola calcio. Il fatto che io non abbia accettato le loro proposte non è dipeso da nessuna ragione particolare. Semplicemente, come ho già detto, mi stimola l’idea di far parte di un progetto che parte da zero e l’opportunità di poter dare alla Marsica un altro punto di appoggio e di crescita per i bambini. Infatti la scuola calcio del Pucetta non parte da un’idea concorrenziale alle altre realtà cittadine già esistenti e che hanno già una propria storia alle spalle come ad esempio quella dell’Avezzano.

Avendo vissuto realtà come la Primavera della Juventus e avendo giocato tra i professionisti, qual è la sua filosofia di calcio e quale impronta pensa che potrà dare alla scuola calcio del Pucetta?
Io ho un’idea di calcio sana e pulita. Ovviamente darò un occhio all’aspetto agonistico perché questo è alla base di qualsiasi sport. In questo però, nella crescita dei ragazzi, non trascurerò i valori che abbiamo il dovere di trasmettere ai ragazzi. Mi riferisco ai valori della correttezza, dell’impegnarsi ad aiutare il compagno nei momenti di difficoltà, del saper stare in gruppo, quindi il senso di collettività, di rispetto ed educazione. Sono convinto che questi valori ripagheranno nello sport e nella vita in generale, perché lo sport è vita.

Per quanto riguarda il rapporto con i genitori dei giovani calciatori, quale sarà il suo modus operandi?
Di sicuro non darò aspettative ai genitori. Perché purtroppo una volta che un genitore si crea delle aspettative, i rapporti si possono compromettere. Ma soprattutto si compromette la crescita, la formazione e l’educazione del bambino. Il mio approccio riprenderà quello che i miei genitori hanno avuto con me nella mia esperienza. Loro mi hanno sempre fatto fare da solo, partendo dalle cose banali come prepararsi la borsa, mettere i panni sporchi a lavare o il pulirsi le scarpette da calcio a fine di ogni allenamento. Quindi partirò pretendendo la cura e il mantenimento del proprio kit ordinato, pulito e pronto per ogni occasione. Dal punto di vista calcistico penso che i genitori debbano fare i genitori, nel senso che una volta che affidano il proprio figlio ad una scuola calcio, in questo caso al Pucetta, devono fidarsi della società. Ovviamente qualsiasi problematica e qualsiasi situazione si dovesse verificare, verrà affrontata in maniera serena e trasparente.

Quali saranno gli obiettivi della Scuola Calcio del Pucetta?
Sicuramente c’è l’intenzione di partire con un’organizzazione rapida della parte strutturale. Mi riferisco alla scelta dei preparatori e di tutto l’organigramma che possa che portarci a dare una struttura che ci consenta di operare in maniera fluida e nel modo più organizzato possibile. Ripeto sempre la parola “organizzazione” perché per me, prima di iniziare qualsiasi cosa, è un concetto fondamentale per poter lavorare bene. Se c’è organizzazione, si fatica meno, si lavora meglio e si va dritti verso gli obiettivi. Sarà mia cura cercare di tirare fuori il meglio da ciascun preparatore e poi di conseguenza da qualsiasi bambino.

Quali sono le categorie che la Scuola Calcio del Pucetta cercherà di coprire?
Noi vogliamo semplicemente avviare un discorso che possa formare giovani calciatori che possa garantire il futuro di questa società. Dunque puntiamo alle categorie dei Primi Calci, Pulcini e Esordienti.

Passando al suo passato da calciatore, per quale motivo ha scelto di appendere le scarpette al chiodo così presto?
La mia carriera calcistica, con i dovuti rapporti, è simile a quella di Casey Stoner nella MotoGP o di Marco Van Basten… chiaramente senza nulla a che vedere con loro. Molti mi chiedono la ragione di questa mia scelta. La mia è stata semplicemente una scelta di vita, per vivere la vita familiare. Sono andato via di casa a 14 anni e dopo altri 14 anni sono tornato per stare vicino alla mia famiglia, per essere più presente per i miei due bambini e per aiutare anche mio padre nell’attività dell’azienda di famiglia.

Cosa prova un ragazzo ad essere sballottato tra Pescara, Juventus e poi Castellammare di Stabia, cioè in realtà importantissime come quella bianconera o in piazze caldissime come quella della Juve Stabia?
Sicuramente sono emozioni contrastanti che possono essere gestite solo se si hanno valori e carattere, soprattutto a quell’età. Perché poi sono i valori che fanno il carattere di una persona. Io penso di essere stato cresciuto in maniera sana dalla mia famiglia, per cui sono riuscito a 16 anni a fare con mister Sarri che mi fece esordire in Serie B con il Pescara l’esordio contro l’Avellino, poi con mister Ballardini in panchina, feci la preparazione estiva. Nel frattempo ero il capitano della primavera del Pescara e nel torneo De Cecco fui notato dagli osservatori della Juventus, così dopo due giorni sono partito per Torino e dalì è iniziata la mia avventura nella Primavera della Juventus, dove sono riuscito a vincere il Campionato, la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana. Poi ho fatto tutta la carriera in Serie C tra Juve Stabia e Pistoiese, esperienza che mi ha fatto crescere, facendomi conoscere piazze caldissime e diverse tifoserie. Sono molto contento della mia carriera calcistica.

Qual è stato l’avversario più difficile da marcare?
Sicuramente Trezeguet. Nella Juventus ho avuto la fortuna di allenarmi con la prima squadra e ho avuto modo di confrontarmi con campioni del calibro di Buffon, Trezeguet, Del Piero, Camoranesi e tanti altri. Trezeguet era sicuramente quello più difficoltoso da marcare sia per la stazza, che per la coordinazione, ma soprattutto per i movimenti in area perché era capace di liberarsi in maniera fantastica. In partita, ricordo Biancolino dell’Avellino, o Castaldo del Benevento. Entrambi sono stati due attaccanti difficili da marcare.

Quanti gol ha fatto in carriera?
In tutto sono riuscito a fare circa quindici gol. Quello che ricordo con più piacere? Quello di Juve Stabia – Ancona terminata 1-0 nella stagione 2007/2008. L’Ancona era primo e noi dovevamo ancora salvarci. All’80’ del secondo tempo, con un’incornata di testa regalai tre punti importanti per la Juve Stabia. Provai una gioia immensa che è valsa tutti i sacrifici fatti fino ad allora.

Fonte: pucettacalcio.com

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