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LA LEGGENDA DELLA LUCCIOLA E DEL SERPENTE

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La leggenda della lucciola e del Serpente 

Abbiamo scelto la sintesi della significativa filastrocca “La lucciola e del serpente” richiamata da Clara Tollis (anche lei sempre lontana  dalle consuete  banalità sui social). Il suo post, per il suo evidente valore morale merita di essere messo in evidenza in questa sede ( PLP).

C’è una leggenda che racconta di un serpente che inseguiva una lucciola per divorarla. Il piccolo insetto faceva l’impossibile per fuggire dal serpente. Per giorni fu una persecuzione intensa. Dopo un po’ di tempo, la lucciola stanca ed esausta si fermò e disse al serpente:

Posso farti tre domande?

Il serpente le rispose: – “Non sono abituato a rispondere a nessuno però siccome ti devo mangiare, puoi chiedere!”

Domanda numero 1: appartengo alla tua catena alimentare?” – chiese la lucciola.

No!” – rispose il serpente.

Domanda numero 2: Ti ho fatto qualcosa di male?” – disse la lucciola

No, assolutamente!” – Tornò a rispondere il serpente.

Domanda numero 3: E allora…. perché vuoi mangiarmi?

Perché non sopporto vederti brillare!”

Morale: In varie occasioni può capitare di incontrare persone che ti criticano, condannano, etichettano, sebbene tu non abbia mai fatto loro qualcosa di male,e malgrado tu ti sia dimostrato gentile con loro. E tutto ciò avviene perché, così come la lucciola, possiedi la tua luce interiore, illumini il tuo cammino e il cammino di molti che camminano nell’oscurità.

Brilli più degli altri, come fa la lucciola di notte e questo è difficile da sopportare per alcune persone, perché non hanno quella luce interiore, quel brillìo proprio e soffrono vedendoti brillare. Sono persone che vivono nell’infelicità. Tu non smettere mai di essere te stesso, di illuminare con quella tua luce, anche se questo dà fastidio a coloro che vivono nella totale penombra.

I serpenti che mangiano le lucciole non capiscono che poi rimangono al buio per sempre.

(Clara Tollis – Facebook.- 28 gennaio 2022)

Commento di Francesca Cotini

Mi ricordi troppo qualcosa che mi è accaduto con chi ritenevo una carissima amica. Il mio riferimento non è alla mia luce, ma alla (apparente) mancanza di motivazione di un distacco. I miei tentativi di riavvicinamento non solo si sono rivelati inutili, ma OGGI so dirti che erano ben superati dal suo malessere. Solo oggi infatti ho capito che il problema non fosse mio, ma suo. Questo non ha generato in me voglia di aiutarla perché quando si adopera cattiveria con parole, il buonismo non è ne’ di insegnamento ne’ risolutivo. Ci vuole qualcuno (diverso da un’amicizia, dimensione che ha evidentemente sofferto) che la aiuti con professionalità.

Clara Tollis a Francesca Cotini

 Si, ci sono traumi personali che non devono effettivamente in alcun modo,portare a giudizi semplicistici e /o moralistici. Le esperienze bisogna viverle sulla propria pelle per determinarne la condizione di continuare o fermarsi. Ognuno è consapevole, o almeno dovrebbe, dei propri limiti e valori. Brillare per me vuol dire seguire le proprie passioni, qualunque esse siano e, non lasciarsi morire dentro, Mai. Sai bene però che il giudizio è l’ arma più utilizzata quando non si ha la capacità di vedere o accettare la felicità degli altri.

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