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I ROBOT UMANOIDI NELLE IMPRESE DEL FUTURO: ASPETTI E CONSIDERAZIONI

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I ROBOT UMANOIDI NELLE IMPRESE DEL FUTURO: ASPETTI E CONSIDERAZIONI

                                                                                                                di Mario Travaglini

 Non è una novità . Da qualche tempo i robot sono entrati a far parte della “forza lavoro” di molte imprese, soprattutto in quelle più tecnologicamente avanzate. Oggi, pero avendo assunto sembianze molto prossime all’uomo occorre  prendere atto che l’automazione aziendale non può più prescindere da questa evoluzione e ci costringe a dover valutare correttamente i ruoli umani e quelli umanoidi e come possano interagire tra loro per aumentare la produttività, la redditività delle imprese e, di conseguenza, anche il salario dei dipendenti. Non voglio tornare a quanto accadde in Inghilterra a fine ‘700 quando i filatori di lana entrarono in sciopero per combattere l’introduzione dei telai meccanici, peraltro ben raccontato da Ken Follet nel suo ultimo libro “Le armi della luce”.

L’esempio che ho in mente è quello di Henry Ford che nel 1913 installò nella sua fabbrica di Highland Park, nel Michigan, la prima catena di montaggio mobile per la produzione in serie di automobili. Questa innovazione fu talmente importante tanto da permettere di ridurre i tempi di produzione di un’auto da più di 12 ore a circa un’ora e mezza e di raddoppiare il salario dei suoi lavoratori, portandolo a 5 dollari al giorno. Dopo 13 anni, nel 1926,  ridusse l’orario di lavoro dei suoi operai da 48 a 40 ore settimanali, mantenendo la stessa retribuzione. È una storia che oggi conosciamo bene e che possiamo riassumere cosi : la catena di montaggio della Ford ha contribuito ad aumentare l’efficienza, ha permesso di aumentare la produzione, assumere più lavoratori e pagarli di più. Non è finita qui perché Ford riusci ad abbassare il prezzo  di vendita del suo modello di punta che passò da 825 dollari ad appena 260. Questo calo del 68%  rese l’auto accessibile alla gran parte dei lavoratori che  finalmente potevano permettersi beni di consumo fino ad allora riservati ai ricchi. Attualmente questi fatti potrebbero far sorridere ma allora  molti la pesavano diversamente perché si temeva che l’efficienza della catena di montaggio avrebbe lasciato le persone senza lavoro. Oggi quelle stesse paure sono tornate prepotentemente in auge  perché vengono legate all’automazione e, di conseguenza, al fatto che i lavoratori temono che i robot ruberanno loro il lavoro. A mio avviso tutto questo non accadrà e di seguito ne spiego le ragioni. Ho assistito ad un filmato realizzato presso il  magazzino BOS 27 di Amazon e posso assicurare di essere rimasto allibito. I robot  umanoidi presenti in quel luogo vengono identificati con nomi strani, tra cui Sequoia, Hercules e Digit, e smistano e spostano instancabilmente oggetti, pacchi, barre senza che tra un atto e l’altro si determini un tempo morto, un errore,un disguido. La sola Amazon ne ha più di 750.000  e, grazie all’intelligenza artificiale, li adatta alle esigenze sempre in evoluzione dei suoi depositi. Un secondo aspetto riguarda i dipendenti. In questo tipo di attività la statistica ci dice che il turnover è pari al 100%, ovvero nell’arco di un anno solare la forza lavoro di un magazzino viene totalmente avvicendata. Ed è perfettamente comprensibile perché nessuno vuole passare la vita a fare lavori massacranti per i quali occorre controllare, scansionare e imballare centinaia di articoli all’ora sotto l’occhio vigile delle telecamere, con turni a rotazione nelle 24 ore. Restando nell’esempio di Amazon è interessante constatare come quella robotizzazione abbia consentito  di risparmiare circa 8 miliardi di dollari e creato almeno 750 nuovi posti di lavoro meglio remunerati e con condizioni operative più gradevoli.

Proprio come accadde quando Henry Ford inventò la catena di montaggio mobile, l’automazione ridurrà i costi di beni e servizi. Come consumatori avremo quindi più soldi in tasca, che potremo risparmiare o spendere, mentre

come investitori dobbiamo prestare attenzione a tutto ciò che riguarda direttamente o anche indirettamente  l’automazione robottizzata. E’ molto probabile che inizi un boom simile a quello avviato da Henry Ford .

La produttività salirà alle stelle. I margini verranno aumentati. E quanto più alte saranno le entrate dell’azienda tanto più saliranno i profitti e le quotazioni borsistiche.  Non esiste modo migliore per trarre vantaggio dagli aumenti di produttività che investire in quelle aziende che si porranno all’avanguardia nell’automazione robotica, siano esse piccole,medie o grandi. Personalmente privilegerei le piccole e le medie aziende in quanto potenzialmente più predisposte ad importanti performance di borsa. Il mio invito è a non cadere nel tranello teso dai pseudo esperti e credere che l’intelligenza artificiale, i robot o l’automazione causeranno disoccupazione di massa. Questa è una tattica di paura comunemente usata da persone non informate o manipolatrici del mercato. Sappiamo che l’uomo è un animale che si adatta a tutto ed anche  questa volta troverà il modo di cavalcare  questa rivoluzione, imparando nuove tecniche e nuovi mestieri.

PS

Questo articolo esprime il mio personale pensiero per cui non è corredato dai consigli borsistici che abitualmente fornisco al termine della esposizione. Ritengo che la materia trattata essendo molto “scivolosa” abbisogna di approfondimento da parte di chi investe, in quanto egli spesso presenta – del tutto ragionevolmente – una percezione del rischio molto diversa dal sottoscritto. Tuttavia se qualche lettore volesse avere un confronto privato sul tema sarò ben disponibile ad assecondarlo.

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