HomeEditorialiL’ISOLATO NON E’ UN ASCETA!

L’ISOLATO NON E’ UN ASCETA!

Editoriale / 100

L’ISOLATO NON E’ UN ASCETA!

                                                                                                                      di Pierluigi Palmieri

 Torno da un soggiorno di qualche settimana all’estero e, a stento,  rientro nella solita routine  , che mi ruba buona parte del tempo che in vacanza avevo potuto  dedicare alla lettura dei testi, nuovi e vecchi, che avevo appositamente selezionato prima di partire. Torno quindi anche a scorrere i titoli dei quotidiani on line, a guardare la TV e, per dovere di ruolo, a guardare , dopo un salutare digiuno, i post sui social, tra i quali, purtroppo  dominano i commenti demenziali e le sentenze supponenti dei soliti “soloni” del web (per fortuna che c’è Marino Bartoletti i cui post arricchiscono sistematicamente la nostra  rubrica dedicata).Tra le altre esternazioni  trovo anche i commenti ad un tristissimo fatto di cronaca avvenuto a pochi metri da casa mia. Le agenzie hanno diramato un laconico comunicato di questo tenore: “ Tragico ritrovamento oggi pomeriggio a Scurcola Marsicana dove un uomo di circa 80 anni è stato rinvenuto senza vita dai vigili del fuoco all’interno della propria abitazione. I vicini non vedendo l’uomo da diversi giorni hanno contattato i carabinieri”. Alcune testate hanno improvvidamente aggiunto che il cadavere era rimasto chiuso in casa per “una settimana”.

A poco più di settantadue ore dal mio rientro in Italia ho assistito personalmente all’intervento dei Vigili del Fuoco che hanno dovuto  sfondare una delle finestre dell’appartamento situato al secondo piano . L’allarme, per la precisione, era stato lanciato dal professionista, che ha lo studio attiguo all’abitazione. Insospettito dal cattivo odore che aleggiava sul pianerottolo ha avvertito i familiari che sono immediatamente accorsi su posto, ma non essendo in possesso delle chiavi hanno chiamato i carabinieri ed i vigili del fuoco.

 

Nella Foto : l’arrivo dei Vigili del Fuoco che di li a poco entreranno da una nell’appartamento situato a qualche decina di metri dalla Via Tiburtina

 

Ovviamente la” santa inquisizione” del web ha puntato il dito  sui parenti e sui vicini “responsabili” del tardivo rinvenimento del corpo senza vita dello sventurato. Tralascio di considerare ulteriormente la  consueta superficialità ed  il vuoto spirito di  protagonismo, “prerogative” dei dominatori dei cosiddetti social, e soprattutto padroni della grammatica e della sintassi della lingua italiana (V. nel riquadro in calce i post molto significativi al riguardo). Ma sento l’obbligo, anche a loro benefico (immeritato) di dedicare un doveroso  spazio di questa mia rivista ad un personaggio che possiamo, pirandellianamente, definire “in cerca d’autore”. Tonino, questo il nome dello scomparso, viveva, per sua scelta, una vita da single in isolamento pressoché totale. Probabilmente interpretava a suo modo la solitudine come una particolare forma di “ascetismo”. Lo so, la metafora è “grossa”, ma la sua storia lo vede prima lavorare come falegname nell’impresa di famiglia e poi al sopraggiungere di alcune problematiche psicofisiche  come fruitore di un pre-pensionamento, che gli ha permesso di vivere in indipendenza economica.

Si è ritirato quindi nell’appartamento che i fratelli gli hanno messo a disposizione e gradualmente ha preso le distanze da loro, fino a respingere ogni forma di collaborazione e di supporto nelle faccende di casa. Usciva di casa per le sue passeggiate spesso seguito da uno o due gatti,  che accudiva amorevolmente. Distaccato ma sempre corretto con i vicini, al cui saluto rispondeva a distanza e prevalentemente a gesti, di rado accompagnati dalla voce. Non accettava di buon grado le visite di “controllo” del fratello maggiore che tratteneva sistematicamente sull’uscio di casa. La cadenza di queste visite, forzatamente settimanale, per suo volere, la coincidenza con le festività di ferragosto, l’assenza dallo Studio professionale  del suo unico condomino e quella per ferie di quasi tutte le altre quattro famiglie del vicinato hanno fatto sì che dopo il malore che gli è stato fatale, siano trascorsi tre giorni per arrivare al “tragico ritrovamento”.  Per la precisione alle 12,30 di lunedì 21 agosto il nostro  era andato a far spesa nel negozio di alimentari di cui era cliente abituale e quindi giovedì 24  si era a metà della settimana “denunciata” frettolosamente sui social con annessi commenti fuori luogo. In conclusione credo di poter definire il nostro Tonino come la persona meno invadente ed innocua tra i miei conoscenti, ma anche  come un’eccezione, magari rara ma non unica, al principio che vuole l’uomo fatto per la relazione e la comunicazione. Per una strana coincidenza il giorno successivo al triste ritrovamento sono apparsi contemporaneamente in TV due illuminati professionisti, il cardiochirurgo padovano Gino Gerosa e lo psichiatra Giampaolo Perna, i quali a seguito di una domanda apparentemente “fuori tema” del conduttore Timperi, all’unisono hanno puntato il dito sulla solitudine come fattore di scompenso sia per il cuore che per la mente.

Mi permetto di richiamare qui anche  la riflessione riportata nel mio  Discorso sul Corpo, sul tema sviluppato da   O. Fullat y Genis: il corpo non è un “monaco” (dal greco monachós,  “unico”, “solitario”) ma un “cenobita” (da koinós, “comune”, e da bíos, “vita”). Riceve gli stimoli che provengono dall’esterno, li integra al suo interno e, produce la risposta adatta per raggiungere lo scopo. Quindi la funzione generale del sistema nervoso è trasformare il corpo umano in “cenobita” (ivi pag. 24). E’ questa la funzione rifiutata, incolpevolmente, ma convintamente, dallo sfortunato Tonino, la cui scelta di sovrapporre il concetto di  isolamento a quello di autonomia lo ha portato a rifiutare anche gli strumenti più banali di comunicazione utili in caso di emergenza (leggasi telefono e campanello elettrico!). Aveva creato una sua “regola” e non era un eremita.  Non sembra fosse  dedito a forme rigide di preghiera o esercizio spirituale, quindi non era un asceta. E’ morto da vero “Isolato” . Non ci resta che unirci all’invocazione  del sacerdote che ha gestito il rito funebre:“ requiescat in pace”.

Post 1:

C’è tanta indifferenza… Il dolore più grande è x chiamare i soccorsi dopo una settimana perché dava cattivo odore..ma la famiglia in generale figli fratelli

Post 2

Volevo dire alla signora che mi ha scritto in privato.. Che non può essere che una persona di 80anni rimanga una settimana morto

 

 

Nessun Commento

Inserisci un commento