HomeEditorialiCANTO NON CONTO (gli anni)

CANTO NON CONTO (gli anni)

Editoriale / 97

 CANTO NON CONTO (gli anni) 

di Pierluigi Palmieri

Canta che ti passa! Un invito che ricorre tra amici quando qualcuno denuncia uno persistente stato di nervosismo. “Suona” quasi come un surrogato di una  prescrizione medica, La preoccupazione è un malessere contro il quale la medicina ufficiale può fare poco mentre il ricorso alla farmacologia è addirittura pericoloso. Ecco allora che dal sentimento dell’amicizia nasce l’esortazione “Canta che ti passa”. Qualche lustro fa, durante l’intervallo tra uno scrutinio e l’altro, mi capitò di pronunciare questa frase nei confronti di un collega che si lamentava di aver ricevuto un avviso di pagamento per delle contravvenzioni al codice della strada, a suo dire elevate ingiustamente, e un professore, più erudito e informato di me, intervenne per chiedermi se conoscessi l’origine di questo modo di dire.  Confessai la mia ignoranza e, dopo un lungo preambolo sulla morfologia del Carso, appresi che la frase era stata incisa da un fante  della prima guerra mondiale  sulla parete di una trincea e che a citare il fatto era stato l‘ufficiale  comandante del suo reparto impegnato sul fronte delle doline, poeta e scrittore in una raccolta di canti di soldati. Da quel giorno ovviamente ho considerato meno banale  il significato del detto in questione, perché il consiglio rivolto ai suoi compagni e  soprattutto a se stesso, proveniva da chi era costretto a vedere  lo spettro della morte da un osservatorio “privilegiato”

Sono reduce dal fresco ascolto in TV  nel corso dell’ultima puntata di “The voice Senior” di una serie di performances canore di cui sono stati protagonisti uomini e donne che, per regolamento, non hanno meno di sessant’anni.

Tutti i selezionati hanno un passato artistico alle spalle, ma per motivi diversi hanno interrotto la loro carriera,  Abbiamo appreso nel corso delle varie puntate dello show condotto dalla Clerici, con il supporto di Gigi D’Alessio, Loredana Berté, Clementino e Angelo e Angela dei “Ricchi e poveri” che problemi familiari, economici o di salute hanno nascosto per anni  tanti  talenti, che avrebbero meritato  di continuare ad essere illuminati dalle luci della ribalta, agli occhi del grande pubblico. In molti la scelta di altre professioni ha allontanato la strada del successo nel mondo dello spettacolo.

Questi personaggi hanno dato prova di grande sensibilità non solo in direzione canora,  ma anche per raccontare le loro storie intrise di umanità. Maria Teresa Reale, la “ciociara” che la classifica finale di “The voice” ha collocato al primo posto, ha rivelato di essere stata toccata nel profondo da un grave lutto e di abver preferito  dedicarsi all’insegnamento del canto a generazioni della sua città.  La sua figura minuta nasconde una cassa armonica di rara potenza, che le ha permesso di personalizzare l’interpretazione di pezzi ostici come “Un’emozione da poco” della Oxa e “Oggi sono io” di Britti e Mina.  La sua voce e il suo volto cantano all’unisono una non sopita sofferenza interiore che i versi e le note accentuano, contagiando chi ascolta. La vittoria  della Reale però non oscura affatto il ruolo e il senso della partecipazione degli altri concorrenti. Le rughe sul loro viso sono i segni di un vissuto lungo e sofferto, fatto di cadute e di risalite, queste a loro volta spesso bloccate da assurdi filtri, fatti di social e di “influencer” che con la musica e il canto hanno ben poco a che vedere.  Tra loro c’è chi ha scritto testi per Mina, ma canta da dio,  e chi come l’ottantenne ex emigrato negli USA, che si avvicina per stile e potenza a Fkank Sinatra “The voice” appunto, ma anche chi fa l’astronomo con grande soddisfazione. Sappiamo che pochissimi, proprio per ragioni anagrafiche, riusciranno a solcare il sentiero della visibilità mediatica, ma tutti hanno dato prova di rispetto per se stessi e di ammirazione  per gli “avversari”. I solchi sul loro viso, tracciati dall’aratro di una vita difficile, scompaiono con il loro canto catalizzatore. Un segnale forte per i kids  dalle gote levigate e dagli occhi brillanti che, a sole ventiquattr’ore di distanza ci hanno deliziato nella coda della trasmissione di Antonella Clerici a loro dedicata. Abbiamo ascoltato le voci acerbe ma perfettamente intonate dei bambini di sette anni (Ciao Ciao  con Mia Arnone) e quelle precocemente formate degli adolescenti (Easy on me con Ranya  e I will always love you con Ilary Alaimo) selezionati con le blind audition meritano ammirazione e apprezzamento e, allo stesso tempo, rinnovano lo sdegno per i gesti  profondamente diseducativi di cui si sono resi protagonisti negli ultimi anni  “divi” sanremesi reduci da “talent show” più blasonati e costosi.

Senior e Kids, partecipando alla stessa trasmissione, hanno messo in mostra  gusto e  passione per la musica e hanno certamente colto il valore reciproco delle rispettive esperienze. Sono loro la prova che la voce non ha età, Entrambi possono affermare  “CANTO MA NON CONTO (gli anni), e grazie a loro ho coniato per me un bel  “ascolto che mi passa”.

 

 

 

Nessun Commento

Inserisci un commento