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PERCHE’ L’ORO NON SALE ? 

 Economi&Finanza / 69                                   

 

PERCHE’ L’ORO NON SALE ? 

di Mario Travaglini

Cosa sta succedendo all’oro? E perché il suo prezzo non è molto più alto? Perché le quotazioni ristagnano  sebbene  il quadro macroeconomico internazionale sembra favorevole ad una sua crescita? Esaminiamo la situazione partendo da una banale constatazione difficile da smentire: il mondo è cambiato radicalmente negli ultimi anni ed anche abbastanza velocemente. Abbiamo avuto la peggiore pandemia dal 1918 e la terza peggiore nella storia del mondo. La catena di approvvigionamento globale è crollata. L’inflazione ha raggiunto livelli che non si vedevano dall’inizio degli anni 80. L’Europa sta vivendo la sua peggiore guerra dalla fine della secondo conflitto mondiale. Questa guerra cinetica in Ucraina è accompagnata da una guerra finanziaria ed economica tra Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea, Russia, compresa la Cina che rimane apparentemente defilata. Essa  comporta sanzioni finanziarie estreme, compreso il sequestro di riserve bancarie e la centrale elettrica dell’undicesima economia più grande del mondo. Questa guerra finanziaria e le relative sanzioni hanno interrotto le catene di approvvigionamento oltre alle interruzioni già presenti. E la seconda economia più grande del mondo, la Cina, qualche tempo  fa, ha bloccato 50 milioni di persone a Shanghai e Pechino per la maggior parte degli ultimi sei  mesi in uno sforzo disperato e fuorviante per fermare la diffusione del Covid (blocchi che non hanno funzionato, ovviamente). L’elenco è lungo.

Se l’oro è l’ultimo rifugio sicuro per gli investitori e il mondo è pericolosamente insicuro, allora il prezzo dell’oro dovrebbe salire alle stelle, giusto? Invece  oggi l’oro quota  circa $ 1.815 l’oncia ovvero rimane del 10% al di sotto del massimo storico di $ 2.069   toccato il 6 agosto 2020 e del 10% al di sotto di $ 2.049 raggiunto l’8 marzo dello scorso anno. In sintesi, oggi l’oro è praticamente allo stesso livello di due anni fa. Era a $ 1.825 il 9 luglio 2020 ed è a $ 1.825 oggi, quasi due anni dopo. Ci sono stati alti e bassi lungo il percorso, inclusi due massimi sopra i 2000$ e diversi ribassi nella fascia dei 1680$, ma sempre seguiti da un ritorno a un trend centrale persistente che non si è mosso molto. C’è da considerare poi che la produzione globale di oro è rimasta relativamente costante negli ultimi sei anni e che in questo periodo le banche centrali hanno aumentato del 6% le loro disponibilità ufficiali. La Cina ne ha acquistato 1.400 tonnellate (ufficiosamente ne possiede molto di più) mentre la Russia poco più di 1.500 tonnellate. Altri importanti paesi acquirenti sono Polonia, Turchia, Iran, Kazakistan, Giappone, Vietnam e Messico. Le quote  che vengono assorbite dalle banche centrali rappresentano solo il 17,5% circa dell’oro totale estratto mentre la domanda degli investitori di lingotti e gioielli (una forma di ricchezza portatile) è di gran lunga maggiore. Tuttavia, le banche centrali sono probabilmente gli attori più informati sul mercato e il costante aumento delle loro disponibilità di oro è significativo. In teoria, le banche centrali sono nella posizione migliore per conoscere il vero stato del sistema monetario globale e se esse acquistano tutto l’oro possibile con valute forti (dollari o euro), non è chiaro cosa stiano aspettando gli investitori al dettaglio. Ciò che è curioso è che i singoli investitori, specie negli Stati Uniti, sembrano ancora indifferenti all’oro come asset monetario  verso cui indirizzare i loro investimenti.

Quindi torniamo alla domanda iniziale: con l’inflazione che avanza, la carenza della produzione, l’accumulo operato da molte banche centrali  e la guerra che imperversa e peggiora, perché l’oro non supera i $ 2000 l’oncia e si dirige verso $ 3000 sebbene le condizioni della domanda e dell’offerta favoriscono l’aumento del prezzo?  Qualche eminente economista sostiene che molti movimenti  direzionali del prezzo dell’oro sono da collegare a variazioni inverse dei tassi di interesse. La correlazione non è perfetta, ma è forte. L’esempio di quanto accaduto negli USA, a mio parere, non basta però a sostenere una simile tesi (il rialzo del prezzo dell’oro a fine 2020 è stato legato a un calo dei tassi di interesse sul Treasury USA a 10 anni, scesi dal l’1,930% del 19 dicembre 2019 allo 0,508% del 31 luglio 2020. Allo stesso modo, il calo del prezzo dell’oro dopo febbraio 2021 è legato a un aumento dei tassi di interesse sul titolo del Tesoro statunitense a 10 anni, dal l’1,039% del 2 gennaio 2021 al 3,130% del 2 maggio 2022 scendendo al 2,722% a fine maggio per  rimbalzare poi fino ad oggi al 3,324%).

 Qual è dunque il problema ?  Presto detto: il vero vento contrario contro cui  l’oro ha lottato negli ultimi due anni è la forza del dollaro; infatti il suo prezzo, tutto sommato, risulta influenzato in modo inverso unicamente dalla potenza del dollaro. Un dollaro più debole significa un prezzo dell’oro più alto. Un dollaro più forte significa un prezzo più debole per l’oro. Può sembrare paradossale immaginare un dollaro forte in mezzo a tutta l’inflazione che stiamo vivendo. Ma è comunque così. La cosa straordinaria non è che l’oro non sia salito vertiginosamente negli ultimi due anni; è che ha tenuto duro nonostante la persistenza di un dollaro forte. Questo ci porta alla domanda successiva: Cosa sta guidando la forza del dollaro e cosa potrebbe causarne l’improvviso indebolimento e spingere i prezzi dell’oro a livelli stratosferici?

La forza del dollaro è divenuta sempre più imponente per effetto della crescente  domanda di garanzie espresse in dollari (principalmente buoni del Tesoro statunitensi)  necessarie per sostenere la leva finanziaria nei bilanci delle banche e nelle posizioni in derivati di hedge fund. Queste garanzie di alta qualità sono talmente rare da porre le banche in una posizione scomoda, tale cioè da avere bisogno di dollari per pagare i buoni del tesoro. La conseguenza è che tutto questo alimenta e fa crescere la domanda in dollari.  La corsa alle garanzie riflette anche la debole crescita economica, il timore di insolvenze, la diminuzione del merito creditizio dei mutuatari e i timori di una crisi di liquidità globale. Non ci siamo ancora, ma ci stiamo avvicinando abbastanza rapidamente;  e quando una crescita debole si trasformerà in una recessione globale il panico finanziario non sarà più all’orizzonte ma dentro le nostre case. A quel punto il dollaro stesso potrebbe cessare di essere un porto sicuro, soprattutto visto l’uso aggressivo delle sanzioni da parte degli Stati Uniti e il desiderio delle principali economie come Cina, Russia, Turchia e India di evitare, se possibile, il sistema commerciale basato sulla moneta americana. Quando il panico prenderà il sopravvento e il dollaro non sarà più considerato affidabile, il mondo si trasformerà in oro. La frustrazione per il movimento laterale del prezzo dell’oro è comprensibile. Ma dietro le quinte si sta preparando una nuova crisi di liquidità. Gli investitori dovrebbero considerare i prezzi di oggi come un regalo e forse come  un’ultima possibilità di acquistare oro con quotazioni accettabili prima che inizi la corsa al porto sicuro.

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